Nibali, studente e attaccante
"Amstel, il mio trampolino"
Il siciliano della Liquigas affronta le Ardenne per lasciare il segno: "La mia università non è ancora finita, devo imparare e capire ancora tante cose. Il Cauberg? Non sono al massimo. Alla Liegi attaccherò"
Vincenzo Nibali è nato a Messina il 14 novembre 1984. Epa
MAASTRICHT (Olanda), 18 aprile 2009 - Qui, proprio perché siamo nei Paesi Bassi, osano chiamarlo montagna. Eppure il Cauberg, con i suoi soli 130 metri di altitudine, i suoi due passaggi (il primo dopo 71,9 km, il secondo dopo 181,5) e il finale (dopo 256,9 km, a soli 900 metri dall’arrivo) è il simbolo dell’Amstel Gold Race. Oggi sul Cauberg si presentano le squadre, domani sul Cauberg si deciderà la 44° classica olandese. Fra i protagonisti, Vincenzo Nibali.
Nibali, nel 2009 tanti complimenti e nessuna vittoria. Perché?
"Perché vincere non è mai facile, neanche se vai forte. Ho sfiorato la vittoria al Giro di California, poi alla
Tirreno-Adriatico, infine anche ai Paesi Baschi. Ma c’è sempre stato qualcuno, o qualcosa, che si è intromesso fra me e il traguardo".
Come aveva programmato la stagione?
"Partenza a tutta, fino alle classiche del nord, che per me sono Amstel, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi. Questa settimana ho avuto un po' di influenza, e forse all’Amstel non sarò al massimo. Ma alla Freccia e alla Liegi sì".
C’è chi punta solo su certi obiettivi, anche nella sua squadra (Liquigas, ndr). Lei no. Perché?
"Perché la mia università non è ancora finita. Devo imparare e capire ancora tante cose. Ma le mie occasioni le ho. Solo che non sono riuscito a vincere. E mi dispiace".
L’abbiamo scoperta attaccante.
"Non sono veloce, neanche se arrivo in un gruppetto. Perciò devo fare di tutto per arrivare da solo. E allora cerco di anticipare, rischiando. A volte in salita, altre volte in discesa. Nella penultima tappa dei Giro dei Paesi Baschi sono stato l’unico ad attaccare Contador, ma anche lì sono venuti a prendermi. L’attacco sta nella mia natura: non mi tiro mai indietro".
Qui chi saranno i suoi avversari?
"Ai Paesi Baschi ho visto bene Cunego, Colom, Evans. Ovviamente Contador, che però qui non c’è. E Valverde".
A proposito: Valverde, inseguito dai magistrati italiani, corre tranquillamente altrove.
"La situazione non è chiara. Ma non sta a me giudicarlo. Ho imparato a guardare solo me stesso".
Niente Giro, ma Tour. Dispiaciuto?
"No, perché era stabilito così fin dall’inizio della stagione. Per tutti i corridori italiani il Giro rappresenta il massimo, soprattutto quest’anno in cui si celebra il Centenario. Ma forse a me il Tour si addice di più. Il Giro è più per gli scalatori, il Tour per i passisti".
Che cosa le ha insegnato il Tour 2008?
"Il 2008 è stato un anno particolare, perché ho corso prima il Giro e poi il Tour. Al Giro sono arrivato 11°, al Tour sono andato per vincere una tappa e invece mi sono ritrovato in classifica, leader fra i giovani, poi ho finito 19°. Ma ero spremuto".
Adesso?
"Mi sento più forte, più maturo, più esperto. Mi manca solo una vittoria. Ma sono tranquillo: arriverà".