Tosatto, uno di cui fidarsi
"Vado forte, forte, forte"

Matteo Tosatto, 35 anni. Una roccia, una quercia, uno a cui affidare tranquillamente i propri figli da portare a scuola. "Fossi Ballerini, per la scelta delle riserve, la notte non chiuderei occhio. Per la corsa, dormirei sonni tranquilli"

GAZZADA (Va), 24 settembre 2009 - Una roccia. Una quercia. Un mulo. Un corridore d’altri tempi e di questi tempi, un corridore di sempre. Un corridore di cui fidarsi. E un uomo cui poter tranquillamente affidare i propri figli da portare a scuola. Matteo Tosatto, 35 anni, al 6° Mondiale.

La vittoria di Matteo Tosatto al Tour 2006. Afp
La vittoria di Matteo Tosatto al Tour 2006. Afp

Il primo?
"A Zolder 2003: vincente".

Il secondo?
" A Madrid 2005: perso"

Il terzo?
"A Salisburgo 2006: vincente".

Il quarto?
"A Stoccarda 2007: vincente"

Il quinto?
"A Varese 2008: vincente".

Quattro su cinque, 80 per cento: uno come lei va portato sempre.
"Odio quando si dice che sono un portafortuna. La verità è che ai Mondiali vado forte forte forte".

E in corsa fa di tutto.
"A Salisburgo 200 km di fuga. A Stoccarda convocato il giovedì sera per la domenica. Ero sulla strada, perché quando ho ricevuto la telefonata mi trovavo a Innsbruck, ma stavo andando a Monaco, all’Oktoberfest. Ho fatto dietrofront, sono passato da casa e volato in ritiro. E nonostante 4,5 chili in più, sono entrato nelle due fughe più importanti della giornata".

E un anno fa?
"Al terzultimo giro ho fatto saltare il forcing del Belgio, al penultimo ho dato una menata in salita, all’ultimo se Paolo Bettini mi avesse chiesto di chiudere, avrei chiuso".

"Arrivo a Mendrisio tiratissimo, peso un chilo e mezzo meno del solito. Siamo la Squadra con la S maiuscola, lo abbiamo sempre dimostrato"

Adesso?
"Arrivo a Mendrisio tiratissimo: 1,5 chili meno del solito".

Gli spagnoli?
"Pericolosi".

Cancellara?
"Da marcare a uomo".

Gilbert?
"Fa paura, ma noi siamo più forti".

Boonen?
"Fa la stessa corsa del 2008, in mezzo al gruppo. Ma se gli ultimi due giri c’è, allora bisogna fare attenzione".

Altri?
"Il francese Fedrigo, l’australiano Gerrans. E occhio a Vinokourov: se entra in una fuga da lontano, si rischia grosso".

Noi siamo la Squadra, con la maiuscola.
"Vero, e lo abbiamo sempre dimostrato".

Nella squadra che lingua si parla?
"Il veneto".

Al pronti-via?
"Di solito ho un mio rituale scaramantico, qui no. Qui andiamo tutti in prima fila, ci stringiamo, ci battiamo il cinque, senza parole. Questo basta".

Se lei fosse il c.t. Ballerini?
"Per la scelta delle riserve, la notte non chiuderei occhio. Per la corsa, dormirei sonni tranquilli".

E dopo il Mondiale, Oktoberfest?
"Non se ne parla neanche. Sarebbe stupido non approfittare di questa condizione. Voglio fare una Parigi-Tours come si deve. E tengo duro fino al Giro di Lombardia, compreso".

dal nostro inviato Marco Pastonesi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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