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Speciale Giro 2009

Pozzato: "Sarò più cattivo
Mi piacerebbe fare il Giro"

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Il talento della Katusha ha voglia di riscatto: "Ero diventato troppo buono. E mi ha frenato la paura di sbagliare. Farò vedere che sono ancora quello di due anni fa. Vorrei esserci alla corsa del Centenario"

Filippo Pozzato, 27 anni, 10 stagioni da pro'. Bettini
Filippo Pozzato, 27 anni, 10 stagioni da pro'. Bettini
MILANO, 16dicembre 2008 - Il suo 2008 è stato il festival delle occasioni sprecate e Filippo Pozzato lo ammette senza imbarazzo. Tanto da spiegare di essersi sentito come "un attaccante che prende pali e traverse e non segna mai". Così è arrivato anche il divorzio dalla Liquigas, con qualche veleno e l’epilogo amaro dell’esclusione dal Lombardia. Il golden boy del ciclismo italiano ha trovato asilo all’estero, nella nuova Katusha finanziata dai giganti russi del gas e appoggiata dall’ex presidente Putin.
Pozzato, si rende conto che questa è l’ultima spiaggia?
"Ogni anno ho dovuto dimostrare qualcosa. La gente si aspetta molto da me e anch’io lo pretendo. I numeri sono sicuro di averli. L’obiettivo è far vedere a me stesso, prima ancora che agli altri, di essere quello di due anni fa".
Che cosa farà per non restare un talento bello e incompiuto?
"Ero diventato troppo buono. Voglio partire cattivo, concentrato, e lavorare come sto facendo (è in raduno a Marina di Bibbona fino a sabato, ndr). Nelle classiche ci sono quattro nomi: Boonen, Cancellara, Ballan e Gilbert. Sono al loro livello, ma devo sfruttare di più le mie potenzialità".
Perché è finita con la Liquigas?
"Chiedetelo a loro. I soldi non c’entrano, anche se si dice sempre che vado via dalle squadre per quello. Ci siamo incontrati tante volte, avevo accettato una riduzione dell’ingaggio, consapevole che i risultati non erano all’altezza. Ma, al momento di firmare, m’hanno detto che volevano aspettare dopo il Tour".
Come spiega le sconfitte di quest’anno?
"Mi è mancata la vittoria, eppure sono andato più forte. Mi sono piazzato sempre con i primi, da febbraio a ottobre. Non era un problema di condizione: so allenarmi molto bene, al contrario di chi pensa che io non renda perché vado in discoteca. Semmai un blocco psicologico".
Cioè?
"Se avessi vinto la Sanremo, magari sarebbe cambiato tutto. Invece ho cominciato a essere insicuro, con la paura di sbagliare. Perciò tante volte ho perso il tempo. Purtroppo è anche un mio difetto: penso troppo".
Riuscirà a svoltare con la Katusha?
"È una squadra organizzata a livello di Mapei, Fassa Bortolo e Quick Step. Ho parlato con Konyshev, ho avuto certe garanzie e ho sposato un progetto importante: investimento economico imponente per sviluppare il vivaio russo e grandi personalità politiche alle spalle. Tchmil sta gestendo la squadra da vero team manager. E c’è un gruppo di corridori come Ivanov, Petrov, Brutt e Klimov con cui lavorare per le classiche".
Obiettivo?
"Sanremo, Fiandre e Roubaix. È importante partire bene, vincendo la prima. Poi il sogno è il Fiandre, magari battendo il mio amico Ballan: avere la maglia iridata al fianco sul podio sarebbe bello".
Giro o Tour?
"Vorrei fare il Giro, perché è il Centenario e perché per un italiano non c’è palcoscenico migliore. Ne ho parlato con il team e non lo escludono a priori, ma c’è l’incognita di come uscirò dalle classiche del Belgio".
Il Mondiale di Mendrisio è troppo duro per lei?
"Di Mondiale non parlo più, dopo Varese. Se il c.t. Ballerini mi chiamerà, bene. Sennò resto a casa come quest’anno".

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