MTBnews.it

19 ottobre 2008

Intervista ad Alan Beggin: «Mi prendo una pausa, questo mondo non mi piace più»

«Se la gente non mi capisce, non mi interessa: mi prendo una pausa. Ho deciso in questi giorni. Ho troppe cose da sistemare a casa, l’anno trascorso mi ha stravolto». C’è consapevolezza, ma anche tanta amarezza nelle parole che Alan Beggin, padovano, campione italiano di downhill da una vita e miglior tricolore al mondo nel ranking UCI, usa per congedarsi, per un anno almeno, dal mondo delle gare, da quel downhill che ama tanto e che gli ha dato tanto. «Preferisco fermarmi perché la gente mi ricordi per quello che ho fatto – continua Alan – soprattutto perché mi dà fastidio arrivare al cancelletto di partenza se so di non poter dare il massimo. Ho sempre corso al top della condizione e per vincere, ma adesso la vita è cambiata e gareggiare solo perché mi piace andare in bici non mi va. So cosa combinerei nel 2009 in questa situazione, e preferisco evitare».
Beggin è convinto, deciso. Non c’è tristezza nei suoi atteggiamenti, segno che la decisione è seria ma non cruciale: «I problemi della vita sono altri, non le gare, non il paletto, le protezioni, le skinsuit». Al termine di un anno segnato dalla morte del padre Gianni e che lo ha visto unico italiano a prendere parte a tutte le tappe di coppa del mondo, ma con risultati al di sotto delle aspettative, Alan vuole tornare alla vita normale, vuole sistemare tante situazioni, per ripartire più sereno: «So che subentreranno tutti gli altri fattori del mondo del downhill, nonostante mi faccia piuttosto schifo ultimamente, ma preferisco non rovinare gli anni passati. Devo rendere conto soltanto a me, alla mia famiglia e al team Mapei: senza di loro non avrei vissuto questi sette anni bellissimi».

La notizia della morte di tuo papà è stata in assoluto la più letta e la più commentata, anche via email, su MTBnews.it: segno che il mondo del downhill italiano ti è vicino.
Il downhill è stata la mia vita.
Per avere ciò che ho ottenuto ho sacrificato parte dell’adolescenza. A sedici o diciassette anni vai al bar o a divertirti, io invece uscivo da scuola, andavo in palestra, tornavo a casa e studiavo, andavo a letto perché ero devastato, distrutto. Solo così sono riuscito a fare ciò che ho fatto: ottavo in coppa a Pila, sesto agli europei, sesto al mondiale junior, sono riuscito ad ottenere alcuni risultati. Però adesso è più pesante… sono praticamente nato con la bici, ho visto tutti gli italiani con la mia famiglia – da quando Corrado Hérin ha vinto il primo, nel 1991 a Buti – e poi ho corso tanto. La mia squadra eravamo io e papà, ora devo fare io anche quella metà. Mio papà era operaio, prendeva le ferie per portarmi alle gare e ha sempre fatto le sue vacanze ai campi gara, per orgoglio personale. Ora, con lo stesso orgoglio, dico basta.

Cerchiamo di fare un bilancio della stagione passata.
Il bilancio, tutto sommato, può essere positivo a livello italiano, ma è stato piuttosto negativo a livello mondiale: nel 2007, con un progetto concreto e la testa che funzionava, stavo regolarmente tra i primi venti al mondo, quest’anno sono entrato nei trenta una sola volta, a Bromont, e sulla pista di Schladming, che reputo la più bella di coppa del mondo, ho fatto 62esimo, riuscendo a qualificarmi per la finale per un soffio. Non ha più senso fare una stagione intera in questo modo. Sono cambiate tante cose, tante altre mi mancano: dopo essere arrivato a quei livelli e vedendo che sto tornando indietro, ho deciso che non si può andare avanti così. Ho fatto quello che dovevo fare.

A chi cedi il testimone?
Non mi interessa cedere il testimone.
E’ una cosa un po’ strana… però quando vinci da tanti anni, non hai più amici in questo ambiente, perché sei visto come quello più fortunato, quello che riesce a vivere di downhill, mente gli altri non ce la fanno.
La maglia tricolore aiuta tanto, ma ti mette un po’ in disparte. Nel paddock non mi diverto più: mi piace soltanto andare in bici, ma non la vita delle gare. Quest’anno mi ha aiutato tanto Edoardo Franco e la sua famiglia, con suo papà Carlo, e Antonio Silva, che sono stati un punto di riferimento, una seconda famiglia, e mi sono tranquillizzato. Senza di loro sarebbe stata tragica. Dagli altri ho avuto zero.
A livello di competizione, nessun altro è stato in grado di vincere l’italiano per otto anni: significa che non c’è un ricambio generazionale.

Pensi di tornare o non hai ancora fatto progetti a lungo termine?
Non so. Ho una confusione assurda in testa: ho deciso che ho bisogno almeno di un anno, perché altrimenti non riesco a capire niente. Faccio schifo da una parte, faccio schifo anche in bici. Ho visto le ultime gare e lo spirito con cui le ho affrontate: arrivare in partenza messo così non mi piace, sono sempre sceso per divertirmi e per andare forte, partire teso e con mille problemi in testa non è più sport, perché puoi farti del male. Se la testa non è lì a guardare il sasso, concentrata, qualcosa non funziona.

Cosa ti piaceva di più del mondo delle gare?
Essere andato in giro per il mondo per otto anni, con i soldi degli sponsor e averne guadagnati. Invece di lavorare, ho corso in bici, ed era il mio lavoro. Ma il succo era scendere in bici, andare in bici, scegliere le traiettorie, tirare fuori il massimo dal mezzo meccanico: la passione.

Cosa ti piace di meno del mondo delle gare?
Tante persone, è triste dirlo. Alberto Ancillotti: una persona così non l’ho mai vista. Va bene la competizione, va bene il lavoro, va bene che vincere è meglio di perdere, però stiamo tutti un po’ tranquilli… Il mio obiettivo è correre, divertirmi, collaborare con gli sponsor e tirare fuori il meglio, ma non devo arrivare al punto di odiare la bici. Dopo la nostra separazione, Ancillotti ha parlato tanto male di me in giro, ma io non ho mai risposto. Non merita una risposta da una persona seria e che sa vivere, come mi reputo.
Dopo Ancillotti sono andato con GT, con il Biciaio, o Vincenzo Arlati, come si chiama all’ufficio anagrafe. Sono stato in trasferta in Canada, hanno perso la bici all’aeroporto e il Biciaio mi dice: «Se vuoi un’altra bici, te la devi comprare». Io sono un professionista, mi alleno tutti i giorni per vincere, sono il campione italiano e l’unico a fare le gare di coppa e tu, che sei il mio sponsor, mi dici che mi devo comprare la bici? Poteva dirmi che avevo rotto troppe bici, che costavo troppo, che non riusciva più a sponsorizzarmi, io mi cercavo un altro sponsor ed eravamo a posto; invece sono stato trattato male. Quella è l’unica volta che ho pianto per telefono. Poi, quando quest’anno Marco Milivinti ha vinto a Caldirola, in un periodo terribile per me e in cui la mia condizione fisica era tutt’altro che eccellente, ho visto il Biciaio esultare perché non avevo vinto io. Stiamo parlando di sport o di che cosa? Per vincere il campionato italiano a Pila, qualche settimana dopo, ho dovuto isolarmi da tutto e da tutti, con l’unico obiettivo di scendere più forte di tutti. Così si può fare, ma non è vita. Andare in bici non è come andare in cava. Non è assolutamente un mondo che mi piace. Non mi piace più.

In passato era diverso?
Quando andavo alle gare, anni fa, ci si ritrovava tutti alla sera per parlare di bici, di percorsi, di tante cose. Oggi, anche con i miei compagni di nazionale, quelli che mi guardano in faccia dicendo quello che pensano sono proprio pochi: vengo sempre a scoprire dopo che quello che mi hanno detto non è quello che pensano.
Poi, se si gira tutti insieme, io sono il “pirla” che deve stare davanti perché sono il più forte. Va bene, tu impari da me, ma permetti che io possa imparare qualcosa da te? Io faccio più forte un passaggio, tu ne fai più forte un altro: se magari ci aiutiamo, visto che giriamo insieme solo due o tre volte all’anno, magari andiamo un po’ più avanti in classifica e qualche secondo lo togliamo. Invece così continuiamo ad andare in giro da soli come delle capre, pensando di andare fortissimo, mentre gli altri girano tutti assieme e si aiutano.

Cosa manca al downhill italiano?
Dopo che ho vinto il terzo italiano, organizzatori e atleti continuavano a chiedermi come avrebbero dovuto essere i percorsi italiani perché il livello medio dei nostri atleti crescesse. Bruno Zanchi mi ha consigliato, per migliorare, di andare a correre all’estero. Però c’è sempre stato un piccolo problema: quando Zanchi vinceva, i percorsi italiani erano uguali a quelli di coppa del mondo, quindi tu ti allenavi in Italia, poi andavi all’estero e trovi la stessa roba. Adesso siamo indietro anni luce nei percorsi, sia per tecnicità, sia per fisicità.
Oltre ai percorsi, ciò che fa la differenza è l’assenza di un gruppo, come ho già detto.

Chi ammiri?
L’unico che ha la testa, si impegna e dà le ore della sua vita per ottenere qualcosa è Milivinti: parla poco, come me, va in bici e suda ogni risultato, lo stimo.
A Edo (Edoardo Franco, ndr) voglio tanto bene, ma deve mollar ‘sti freni, deve togliere secondi, perché alla fine abita a Pila, ha tutto per poter emergere.
Molti altri fanno questo sport soltanto perché gli piace, ma ci mettono poco impegno.

A livello internazionale, cosa credi sia diverso?
E’ tutto completamente un’altra cosa. Mi ricordo al mondiale, scendevo con Win Masters, io mi schianto contro un albero, lui mi passa e si schianta contro l’albero dopo. Ci fermiamo e ridiamo. In Italia invece vanno tutti a testa bassa.
In coppa, chiedi agli altri dove passano: «Passi lì, ma stai in piedi? Allora al prossimo giro ci provo anche io». Non interessa a nessuno come ti vesti, cosa mangi o quand’è l’ultima volta che ti sei lavato, l’importante è capire come scendere dalla pista in meno tempo. Tu puoi imparare da loro, loro imparano da te. Anche io ho imparato da Luca Pittino, che non sarà il massimo del corridore, però a Pila, nel fango, faceva un passaggio che nessun altro riusciva a fare. In coppa, 200 persone sono tutte lì con lo stesso obiettivo, andare forte in bici. Se mi batti di mezzo secondo, dove lo hai rubato sto mezzo secondo? Dopo la gara ritrovi tutti al bar, e tutti salutano tutti. Steve Peat mi saluta, Greg Minnaar mi saluta, è lì che vince la coppa del mondo, può anche fare a meno di salutarmi, però viene lì, si siede e dice «Ciao Alan, come va?».
Se continuerà ad esserci rivalità e solo gente sparsa, in Italia non ci sarà mai niente di buono. Se ognuno gira da solo, tanto vale aspettare le classifiche e dopo mangiarsi le mani. Bisogna creare un gruppo che giri insieme, aiutarsi: uno tira l’altro. E i secondi li tiri giù, basta guardare come scendono gli altri per capire: se guardo il video di Sam Hill a Schladming capisco perché ho preso 20 secondi. E sono ancora pochi.

Qual è la cosa ti ha tirato su di morale quest’anno?
Sono tante, per fortuna.
Pragelato, perché mio papà mi aveva detto “domenica vai a vincere“, e ho vinto.
Pila, perché ho corso per vincere, e scendendo come scendevo a tutte le gare fino a qualche anno fa ce l’ho fatta. Ho fatto fatica, ma la soddisfazione è stata doppia.
Infine, la trasferta in Canada, perché ci siamo divertiti da morire. E’ stata una sagra, però è stato anche il mio miglior risultati in coppa quest’anno, segno che per andar forte bisogna divertirsi ed essere tranquilli.

Link
La replica di Alberto Ancillotti, sul blog del suo team.

52 commenti »

  1. Alan in bocca al lupo per tutto.

    Io ti rispetto e condivido tutto quello che hai detto.

    Commento di Santre — 20 ottobre 2008 @ 11:06

  2. Grande Alan e complimenti a MTBnews per la bellissima intervista. Un campione come beggin sa toccare il cuore sia quando corre che quando parla…a tutta!!!

    Commento di triridedotcom — 20 ottobre 2008 @ 11:29

  3. Per la prima volta mi permetto di rispondere a delle accuse alla mia persona rivoltemi da Alan Beggin, non l’ho mai fatto e non era mia intenzione, ma questa volta…

    Alan Beggin, nella stagione 2007, era tesserato con la società sportiva Mapei e la ditta GT Italia era il fornitore del telaio GT DHI (sponsor tecnico). Io ero solo lo sponsor personale e cioè, dietro ad un piccolo compenso, sul telaio e sulle ginocchiere veniva messo il marchio del mio negozio, quindi non essendo sponsor tecnico non capisco perché il sottoscritto avrebbe dovuto fornire un telaio, la richiesta sarebbe dovuta essere inoltrata a GT Italia, cosa che non è mai avvenuta…..

    Tengo però a sottolineare che nonostante non fosse di mia competenza avevo fatto pervenire ad Alan Beggin un telaio DHI (di mia proprietà) alla gara di Caspoggio, purtroppo di taglia M, l’unico che avevo a disposizione in negozio, che è stato rifiutato perché non di misura giusta.

    In quella gara, senza nessun avviso agli sponsor che l’avevano supportato fino a quel momento, ha gareggiato con un telaio Iron Horse, per di più di taglia M, proprio quella che aveva rifiutato!!!

    Mi chiedo: perché il telaio non è stato richiesto a GT Italia? Perché senza nessun rispetto, avviso o quant’altro, ha utilizzato materiale di altre marche senza comunicarlo? Perché a tutt’oggi (e di tempo ne è passato) sia il sottoscritto, sia GT Italia non ha ricevuto nessuna comunicazione, nessun chiarimento, nessuna lamentela (scritta o verbale) diretta da Alan Beggin? Ci sono state solo lamentele inviateci indirettamente tramite articoli e interviste…

    Non lo trovo un comportamento corretto… La cosa che mi lascia piu perplesso e deluso è che nonostante l’impegno di tempo, denaro e passione che ci ho messo sia finito tutto così con quattro stupide ed inutili righe su una pagina di internet o di giornale.

    Ultima cosa, mi chiedo e mi sembra strano che un atleta così serio come Lui si definisce abbia tutto il movimento del downhill contro. Siamo tutti cattivi e disonesti???
    Mi è stato insegnato che non si sputa mai nel piatto dove si ha mangiato.

    Ciao
    Vincenzo Arlati

    Commento di Team Biciaio — 20 ottobre 2008 @ 12:03

  4. Alan, forse sei tu che te la tiri un pò troppo. L’antipatia generale nei tuoi confronti non nasce dai tuoi risultati, ma dai tuoi comportamenti e dalle tue dichiarazioni. Con questa poi penso che ti sei giocato le tue ultime carte.. Possibile che tutti i tuoi sponsor siano così meschini? Che i tuoi avversari non siano alla tua altezza? Forse dovresti imparare dai grandi campioni che hai citato, Milivinti compreso!

    Commento di silvia — 20 ottobre 2008 @ 12:19

  5. Grande Alan! Spero che una pausa ti faccia tornare più forte di prima!
    Condivido tutto quello che hai detto!

    Commento di Ale — 20 ottobre 2008 @ 12:54

  6. Alan… fatti sentire comunque!

    Commento di LEPUS — 20 ottobre 2008 @ 15:21

  7. In bocca al lupo Alan!

    Commento di Giba — 20 ottobre 2008 @ 16:14

  8. In italia la mtb (xc o dh che sia) è un orticello di persone invidiose.
    Speriamo che il movimento imploda, che nessuno faccia più gare e che la gente continui a girare felice per le montagne con le proprie mtb.

    Gigi

    PS: Respect per un campione che se va.

    Commento di Gigi Rock — 20 ottobre 2008 @ 17:46

  9. Ciao Alan. Capisco le tue motivazioni e credo che senza stimoli non si possa affrontare una stagione agonistica, ma sono convinto che la tua presenza sui campi di gara non possa che far bene a quel mondo al quale appartieni. Un in bocca al lupo per il futuro sperando di vederti presto in sella alla tua bici…
    Ciao, Luca.

    Commento di cicli colomba — 20 ottobre 2008 @ 17:49

  10. Ciao Alan non mi stancherò mai di dirti che sei una grande persona! Ho sempre visto in te e nella tua famiglia “IL TEAM VINCENTE PER ECCELLENZA”.
    Uniti sempre nel bene e nel male!
    Avrete sempre da parte mia, e ovviamente anche di mio fratello, la massima stima sotto tutti i fronti.
    So che la scelta che hai fatto è la “TUA” scelta e quindi sono sicuro sia la migliore punto e basta.
    I “perchè” e i “per come” li sai solo ed esclusivamente tu.
    Che tu corra in bici, in Vespa, col trattore o semplicemente a piedi tiferò sempre per te e la TUA FAMIGLIA che ritengo essere un alchimia umanamente invincibile!

    A presto
    Alberto Berti e suo fratello quello uguale.

    Commento di Alberto Berti — 20 ottobre 2008 @ 18:41

  11. Alan, sei un gran atleta e per questo ti stimo e ti ammiro per quello che hai fatto, anche nei momenti piu’ difficili… L’unico tuo problema che in questi 3 anni che ti vedo alla gare, e che ho potuto notare, è la tua arroganza, e la tua superiorità quando ti poni alla gente… quando guardi un amatore, non stai guardando per forza uno sfigato perchè non fa i tuoi tempi, sai per noi la gara passa in secondo luogo, prima c’è un fine settimana lontano dal lavoro, dalle menate di tutti i giorni, un motivo per stare in compagnia e vedere amici o fartene di nuovi… Poi magari sono anche settimane che non prendiamo la bici in mano. Impara a stare al mondo anche solo salutando la gente, e ridi e scherza con tutti alle gare!!! Comportati da vero campione e non da…

    Commento di andrea — 20 ottobre 2008 @ 20:45

  12. La mia opinione su Alan Beggin? Un grande campione a livello italiano, uno stile di guida che mi è sempre piaciuto
    leggero pulito e che ben si adattava alle mie bici, infatti Alan dopo averle provate tutte ad ogni inizio di stagione
    finiva sempre per preferirle alle altre.
    I risultati sono sempre venuti, con noi ha vinto tutto quello che c’era da vincere battendo perfino l’imbattibile Corrado in
    una indimenticabile sfida a Commezzadura.
    Certamente la sua corporatura ha avuto un ruolo non positivo ,la statura ha la sua rilevanza in questo sport infatti dopo
    così tanti anni e tante bici cambiate come vedremo, la tipologia di risultato non è cambiata, fortissimo dove c’è da girare, molto meno dove c’è da far scorrere sul veloce e si ha bisogno di avere piu’ escursione con il corpo.

    La mia opinione sulla persona non è altrettanto entusiastica, io penso che un pilota per definirsi serio – come lui si autodefinisce – dovrebbe essere uno che tiene fede agli impegni liberamente presi, che capisce che in gioco
    ci sono anche gli interessi e il diritto alla considerazione degli altri, di tutti quelli che si impegnano a supportarlo fornendoli i mezzi tecnici, i consigli, l’aiuto sul campo che piova o che faccia bello, che si vinca e anche se qualche volta si arriva dietro.
    Noi non abbiamo mai preteso firme dai nostri piloti ci basta la loro parola, noi ci fidiamo,come i piloti si fidano di Ancillotti
    e devo dire che con tutti quelli, tanti, che abbiamo avuto, solo con lui abbiamo avuto la spiacevole sorpresa di arrivare col
    furgone ad una gara e di scoprire che correva con un altro mezzo, questo senza essere stati avvertiti, senza che ci fossero stati dei motivi seri, senza che fino ad allora, Alan non si fosse dimostrato piu’ che contento del mezzo liberamente scelto.
    Immaginate come siamo rimasti io e Tomaso, ma anche di Dal Fitto e tutti gli altri nostri del team! Sono cose che ti restano
    impresse, non mi era mai accaduta una cosa simile, neanche quando facevo le moto.
    Un caso? Un brutto episodio isolato? No, con la stessa noncuranza ha reso lo stesso servizio al Biciaio/GT. Infine quest’anno lo abbiamo visto correre proprio a fine stagione con una altra marca di forcella da quella che lo sponsorizzava.
    E’ chiaro che con questi comportamenti non ci si puo’ aspettare di avere reputazione di pilota “serio”, o simpatia da parte
    di tutti quelli che gravitano nell’ambiente, né ci si può lamentare di essere “soli” e di trovare sempre meno appoggi da parte degli sponsor.

    Si raccoglie cio’ che si semina.
    Alberto Ancillotti

    Commento di Alberto Ancillotti — 20 ottobre 2008 @ 21:43

  13. Ciao Alan,
    io non ti ho conosciuto nei campi di gara, anzi, ora che ci penso… non ti ho nemmeno mai visto gareggiare.

    Sono comunque contento che nelle occasioni in cui ci siamo trovati, ci siamo sempre divertiti un casino sia in bike che a tavola.

    Rispetto la tua decisione e spero che tu possa trovare un po di tempo per tornare a girare “da ste parti”.

    CiauZ!

    Commento di Stinko — 20 ottobre 2008 @ 22:02

  14. in italia tutti gli ambienti sono degli orticelli di persone invidiose, non solo la mtb.
    riguardo ad alan beggin, spero che ci sia qualcun’altro altrettanto forte che venga fuori.

    Commento di coli giuseppe — 20 ottobre 2008 @ 22:49

  15. alan?? ohh??? ascolta me.. ma che spakkio ce ne ambakkio! bacio.

    luca masserini

    Commento di luca masserini — 21 ottobre 2008 @ 10:23

  16. … beh! dopo il Pazzo 2 parole te le scrivo pure io.
    Ho conosciuto Alan un giorno piuttosto lontano in seggiovia mentre si risaliva, timido, riservato, taciturno, al limite dell’antipatico, però in effetti non lo conoscevo affatto, poi gli anni sono passati e mi sono accorto che Alan era esattamente l’opposto di cio’ che sembrava,vivendoci quel poco assieme nelle gare di coppa, ho scoperto una persona molto più solare, di compagnia, però non con tutti, evidentemente l’essere ai vertici delle classifiche italiane lo ha reso antipatico ad un po’ di persone.
    Detto cio’ non voglio entrare nelle polemiche con il Bicio ed Alberto Ancillotti, dico solo che la verità sta sempre nel mezzo.
    Continuerò a tifare per il postino più veloce d’Italia,
    Respect

    Commento di fabbio — 21 ottobre 2008 @ 11:19

  17. Impara ad essere più umile ed evita di scrivere cose come queste, poi magari vedrai che qualcuno ti apprezzerà anche come persona!
    Hai proprio ragione: il mondo dh italiano fa schifo e tu sei il primo che come uomo, non come atleta, contribuisce.

    Saluti

    Commento di Era ora!!! — 21 ottobre 2008 @ 11:49

  18. Take it easy buddy, we’d like to see you back at the races.

    Commento di Ndee — 21 ottobre 2008 @ 18:54

  19. Una notizia del genere proprio non me l’aspettavo, anche se comprendo lo stato d’animo di chi in pochi mesi si è visto crollare il mondo addosso, per di più da giovanissimo… indipendentemente da tutte le storie non strettamente legate alla sua decisione – polemiche incluse – un abbraccio forte, sperando non sia una decisione definitiva…

    Commento di Roy Batty — 21 ottobre 2008 @ 20:21

  20. Ci vediamo sull’Ornedo, Alan!

    Commento di ninjabauer — 22 ottobre 2008 @ 12:03

  21. Secondo me per il fatto Ancillotti ha ragione Alan!!!
    Ancillotti è da quando produce bici che si è fatto scappare piloti importanti! Non se li sa tenere!!!
    Vedi Cozzi, Beggin, Gambirasio, Gemme, Mazzoni, Lacchetta, Dal Fitto, Sepe e tantissima altra gente che ha smesso di correre

    Commento di angelo — 22 ottobre 2008 @ 13:22

  22. @angelo
    non e’ un forum. se hai dati oggettivi su cui si fonda la tua affermazione comunicali, altrimenti stai zitto.

    Commento di cristiano — 22 ottobre 2008 @ 15:01

  23. Piuttosto si potrebbe dire “che vivaio da Ancillotti!” Ci sarà un motivo se tutti i piloti italiani più forti sono partiti con Ancillotti? Un team piccolo che comunque garantisce alcune tappe di coppa e la massima assistenza anche all’ultimo cliente.

    Alan in pista è il piu’ forte, ma su queste pagine ha dimostrato di non esserlo allo stesso modo…

    Commento di cristiano — 22 ottobre 2008 @ 15:47

  24. Risposta per Angelo
    In sedici anni abbiamo lanciato praticamente tutti i migliori piloti italiani, è chiaro quindi che l’elenco è lungo.
    Ma forse dimentichi che Ancillotti sono due persone che fanno una microscopica produzione, certamente a livello di immagine un vanto e l’unica realtà italiana ma che non si possono certo permettere di tenere tutti gli atleti che hanno cominciato o che si sono affermati con loro.
    Oltre a quelli che hai citato, potresti mettere anche Fionn Griffiths, David Vasquez come altri ed appena l’anno scorso Matt Simmonds e Joe Smith. Certamente se quando sono lanciati, trovano uno che offre loro di piu’ di quanto possiamo noi, siamo i primi a capirlo.
    Con tutte quelle persone che hai citato ed anche quelle che ho detto io, siamo comunque rimasti in grande amicizia e nessuno si sarebbe sognato di metterci tra le persone da dimenticare o da detestare come fa Alan, anzi sono molto orgoglioso di avere ancora la loro amicizia che ricambio. Per non dire che, come fanno tutti i piloti seri, la separazione è avvenuta a fine stagione e qui sta la differenza, non certo come ha fatto Alan sia con me che con Bicio (perché io ero a Caspoggio ed ho visto il telaio GT appeso in bella mostra mentre Alan girava già con la Sunday) nonchè con Marzocchi, nel bel mezzo della stagione, senza minimamente avere rispetto per la parola data e per l’immagine di chi fino ad allora lo ha supportato, non sta a me dire come, ma penso che tutti quelli che frequentano l’ambiente sanno come siamo in grado di farlo noi.
    Vederlo correre all’ultima gara con una Rock Shox un vero ultimo maramaldesco schiaffio a Marzocchi! Ma non si rende conto che lui non è un privato sconosciuto, ma un pilota di punta con gli occhi addosso e che ha un accordo di sponsorizzazione con una ditta che non può non riceverne un grave danno di immagine?
    Tutto questo perché? Il risultato non è cambiato, fra l’altro la sua era un modello 2007 quindi unanimemente reputata come un’ottima forcella.
    Questo sarebbe un pilota “serio” come lui si definisce mentre io contestandogli queste cose ovvie sarei una persona “mai vista”, uno da “mandare su un’isola deserta”. Ma questo comportamento danneggia anche l’ambiente, unito al fatto che quando vince è merito suo quando perde è colpa del mezzo, in puro stile Biaggi, ed io e Tommy infatti eravamo incensati finchè vinceva, dopo le Deux Alpes per il fatto che un Gamby in gran forma su un percorso, manco a dirlo, ultraveloce gli era arrivato davanti, eravamo diventati due inconpetenti a cui fare una scenata e cambiar bici senza neanche avvertirci e soprattutto senza renderci indietro la nostra!
    E’ chiaro che chi si comporta come lui finisce per farsi terra bruciata dintorno, chi puo’ dargli ancora fiducia? ora ne paga le conseguenze e non puo’certo venire a lamentarsi se perlomeno io non mi sono mai sognato di riprenderlo con me, anche se sportivamente, quando ha avuto bisogno di qualcosa come a Città di Castello, i raggi per riparare la ruota io non avuto il minimo dubbio a darglieli perché a differenza di quanto ora dice con una sindrome di Sansone l’ambiente è ancora bello sano e sportivo.

    Alberto Ancillotti

    Scusate ma ora avevo perso la pazienza!

    Commento di Alberto Ancillotti — 22 ottobre 2008 @ 17:21

  25. […] la notizia bomba apparsa il 19 ottobre sul sito Mtb News dedicato alle discipline […]

    Pingback di Tutto MTB Blog » Blog Archive » Alan Beggin lascia la dh… — 22 ottobre 2008 @ 17:35

  26. non c’è bisogno di nessun dato sono fatti!!! il forum mi sembra che lo stia facendo ancillotti

    Commento di angelo — 22 ottobre 2008 @ 22:08

  27. mi dispiace veramente alan ma credo tu smetta anche perchè non hai piu la certezza di vincere!!

    Commento di lorenzo — 22 ottobre 2008 @ 22:12

  28. a cristiano:
    si l’assistenza che NON aveva nei confronti di gianpaolo mazzoni tanto che corse con la maglia coprendo gli sponsor usando lo scotch

    Commento di fabrizio — 22 ottobre 2008 @ 22:15

  29. Dico per la prima volta la mia, e lo faccio in breve: il messaggio di Alan era quello di fare gruppo, di crescere assieme. Il livello dei commenti, che si riducono a fare un processo all’uomo Beggin (chissenefrega, direi io…), va esattamente nella direzione opposta. Pensateci: pur in un complesso di affermazioni criticabili, il succo era questo. Com’è che nessuno l’ha capito?

    Alan mi ha scritto, dicendo “ho fatto un bel casino”, ma dicendo di non voler replicare in alcun modo per non alimentare ulteriormente un dibattito che si sta rivelando inutile: abbiamo perso il miglior italiano del downhill, non si sa ancora per quanto tempo, e stiamo qui a discutere se era simpatico, socievole o generoso… Tiriamo in ballo Ancillotti per questioni di 6 anni fa, piuttosto che vedere le cose come stanno.

    Commento di mtbnews.it — 23 ottobre 2008 @ 11:07

  30. Beh.. mtbnews, non mi sembra che l’intenzione di Alan fosse quella di fare gruppo, ha sparato a zero su tutti tirando in ballo lui stesso questioni di 6 anni fa… Forse dovrebbe invece riprendere in mano la penna e rivedere alcune delle sue affermazioni. Il popolo del downhill non può non apprezzarlo come pilota, è ed è stato il numero uno in Italia per molti anni, dovrebbe almeno dare un “arrivederci” altrettanto degno di un campione anche come uomo.

    Commento di sam — 23 ottobre 2008 @ 15:54

  31. A parte le sterili polemiche e i commenti di pro e contro che lasciano il tempo che trovano, il perdere un campione come Alan fa comunque male a un movimento che vedra’ sminuito il suo valore (per quel che aveva).

    Commento di danilo piergiovanni — 23 ottobre 2008 @ 17:45

  32. Alan lascia un’eredità, fatta di esperienza internazionale, di professionalità, di competenze che pochi altri in Italia hanno: questo credo sia indubbio. Se si permette di dare consigli, sui percorsi, sulla mentalità con cui affrontare le gare, sul movimento italiano, dovremmo tutti fermarci ad ascoltare. A riflettere.
    Ha constatato alcune lacune nel downhill italiano, ha proposto delle soluzioni. E, tralasciando la notizia del ritiro, mi sembra il contenuto più interessante dell’intervista, non certo la polemica con Ancillotti o con il Biciaio.

    Ad una precisa domanda ha risposto, facendo i nomi, di due persone che secondo lui non lo hanno adeguatamente sostenuto in passato. Non credo abbia sparato a zero su tutti, non so se ha ragione: francamente non mi interessa.
    Avreste preferito che non facesse i nomi, ma allusioni vaghe, come succede nella maggior parte delle interviste? Avreste preferito che dicesse che questo mondo non gli piace, ma senza darne motivazioni? Io ho idea che avrebbe ricevuto le stesse critiche, se non peggiori.

    Infine, trovo che il processo al “Beggin uomo”, come quello ad Ancillotti che va avanti da anni, è degno del peggior bar sport, e non porti da nessuna parte…

    Commento di mtbnews.it — 23 ottobre 2008 @ 17:46

  33. L’eredità che lascia è indubbia, e mi sembra che nessuno si sia permesso di giudicarlo come pilota, anzi (peccato solo che non gli interessi di passare il testimone…)
    Ciò non toglie che il meccanismo del processo all’uomo degno del peggior bar sport lo ha innescato lui stesso con le sue affermazioni e soprattutto facendo nomi e cognomi di persone che negli anni lo hanno sostenuto e che si sono sempre impegnate in prima persona per cercare di migliorare l’intero movimento. Con le sue affermazioni non ha certo dato un contributo al mondo della downhill, diciamo la verità! Nella sua stessa situazione ad esempio, furto della bici, abbiamo tutti visto il campione Bonanomi scegliere di non correre, senza polemiche. Non abbiamo mai sentito Corrado Hérin o BR1 lamentarsi, e non credo che per loro sia sempre andato tutto bene. Ma purtroppo la classe non è acqua… ogni altro commento è superfluo.
    Dispiace comunque vedere che abbandona con l’amaro in bocca, e neanche questo fa bene al movimento dh.

    Commento di sam — 23 ottobre 2008 @ 18:23

  34. Signor Ancillotti… mi spiega perchè si difende con troppa enfasi da fatti che lei dice non essere veri??? Pure su http://www.mtb-forum.it lei si è diffeso con tanta foga… ma non è che per caso ha la coda di paglia???
    Altra cosettina e smetto.
    Ho amici che sono davvero dentro il giro grosso della DH INTERNAZIONALE e TUTTI concordano sulla professionalità di Alan.
    Insomma… abbiate pazienza ma trovo inutile continuare.

    ALAN PRENDITI STA PAUSA… POI TORNA E STRACCIA TUTTI!

    [Commento moderato]

    Commento di Dave W. — 23 ottobre 2008 @ 18:34

  35. Caro Alan
    conosciamo te e la tua famiglia da quando ancora non avevi l’età per correre ma già facevi, nel tuo piccolo, la “downhill”, con quella mini-bike full-suspendend che ti aveva costruito il tuo papà con le sue mani. Avete girato con il vostro camper l’Europa in lungo ed in largo, mossi dalla passione per uno sport che, se tu investi 100, ti restituisce 1000 in emozione e 1 in termini economici.
    Inutile dirti che l’analogia con quella che è stata la storia personale della famiglia Zampieri, beh, è evidente, e tu lo sai.
    Per questo credo di riuscire ad immedesimarmi e comprendo la tua scelta di fermarti…di respirare…

    Inoltre Alan,
    sai altrettanto bene che non è vero che l’intero movimento dh ti è ostile, come ha scritto qualcuno, e anzi, molti ti stimano e ti rispettano, per quello che sei, perchè chi ti conosce sa che, mai come nel tuo caso, la riservatezza è stata a volte confusa con presunzione di superiorità.

    Non entro nel merito dei rapporti con gli sponsor del passato, perchè non mi riguarda e non ci sono stato dentro, come la maggior parte di quelli che invece intervengono per sparar sentenze gratuite…

    Ti faccio solo un grande in bocca al lupo per il proseguo della tua vita, che credo sia l’unica cosa veramente importante in questo momento e ti ringrazio per l’emozione che mi hai regalato quando mi è capitato di vederti pennellare, con una pulizia di guida da grande campione quale sei, traiettorie e linee ai limiti della fisica e della legge di gravità. ;-)

    Un abbraccio e un saluto a Te ed alla tua famiglia.

    Dario e Livio

    Commento di Dario Zampieri — 23 ottobre 2008 @ 18:49

  36. Grazie, Dario e Livio, per questa boccata d’aria fresca

    Commento di mtbnews.it — 23 ottobre 2008 @ 20:17

  37. Dico solo una cosa: prima di giudicare le persone bisognerebbe conoscerle veramente e quindi evitare di sputare sentenze, il più delle volte anonime, su forum o stronzate simili se non si ha la piena conoscenza dei fatti.

    Hey Merlo……grazie davvero di tutto!

    Edo Franco

    Commento di edo franco — 23 ottobre 2008 @ 20:38

  38. Non so chi abbia ragione sulle questioni di sponsorizzazione…e neppure mi interessa molto! Come sono andati realmente i fatti lo sapranno gli interessati e basta!

    La questione è una: la prox stagione non si vedrà la maglia tricolore pennellare traiettorie!

    Che peccato!

    Commento di Mik — 24 ottobre 2008 @ 10:17

  39. Alan,

    ricordati sempre che il primo giro si fa al 90%, poi a tutta!

    In bocca al lupo,

    Romano “Rommel”

    Commento di Romano Favoino — 24 ottobre 2008 @ 16:29

  40. In un ambiente come questo della dh, dove regnano invidia, cattiveria ed ipocrisia, si dovrebbe apprezzare la sincerità di Alan. E’ facile giudicare e parlare male, ma quanti di voi conoscono veramente Alan?

    Commento di gabri — 25 ottobre 2008 @ 15:33

  41. Mi spiace Gabri ma a leggere il tuo commento mi sono leggermente inc..to, perchè l’ambiente della downhill è ancora tutto il contrario di quello che dici tu, e regna ancora divertimento, amicizia vera ed anche un sano antagonismo. Personalmente conosco benissimo Alan, a cui voglio anche bene, ed anche Ancillotti ed il Biciaio, a cui ne voglio altrettanto; poiché questo è lo spirito d’amicizia e volontà di aiutarsi che vige ancora tra il circus. Conosco anche le varie vicende, a cui però non voglio entrare in merito, ma capisco entrambe le posizioni. Alan che cerca di essere per suo conto al top della competitività e gli altri che dalla loro parte pretendevano di portare per lo meno a fine stagione gli accordi presi.
    In ogni caso faccio i miei piu’ sinceri auguri ed un arrivedrci a presto ad Alan e a Tutti.

    Commento di Fabry — 25 ottobre 2008 @ 16:31

  42. Mi dispiace per te Fabry!!! Ma forse ti dovresti informare meglio o almeno tra gli amatori c’è sempre un buon rapporto tranne le posizioni di alta classifica mentre tra gli agonisti ci si odia abbastanza tutti!!! D’altronde è sempre una gara se no fai freeride
    Ciao Sara

    Commento di sara — 25 ottobre 2008 @ 22:05

  43. Fabri non era mia intenzione farti incazzare, condivido in parte le tue tesi ed in toto quelle di Sara, non mi permetterei mai di giudicare i rapporti e le varie vicissitudini tra Ancillotti, il Biciaio ed Alan. Io mi riferivo a perfetti estranei che si permettono di giudicare a titolo puramente gratuito Alan senza neppure conoscerlo ma solamente vedendolo sui campi di gara. Ovviamente per quanto riguarda la sua persona, anche perchè come ATLETA beh……….ci ha dimostrato per ben 8 volte di essere il migliore no!!!!!!!

    Commento di gabri — 26 ottobre 2008 @ 15:03

  44. Senza dubbio il migliore per 8 anni a livello di atleta!!!
    Ma come uomo non lo dimostra proprio, dovrebbere essere l’immagine per tutti e guarda un po’ cosa ha combinato nella sua lettera

    Commento di sara — 26 ottobre 2008 @ 19:27

  45. Cara Sara,
    va bene la passione, ma almeno scrivi qualcosa. E soprattutto non continuare a ripetere le stesse cose in un’italiano quasi incomprensibile… I commenti sono aperti, ma questo non è un forum.

    Ciao e grazie
    PS: per la cronaca, Fabry è il buon Cozzi…

    Commento di mtbnews.it — 27 ottobre 2008 @ 11:03

  46. CIAO ALAN

    non ti ho conosciuto da tanto ma ti ho sempre rispettato. mi piaceva sempre come giravi e le due tre volte che abbiamo girato insieme erano molto fighe! mi ricordo la terra che mi hai sparato sul casco a mt saint anne con la tua ruota posteriore mi ha fatto urlare yeehaa! vai dai, sono contento che sei una persona che dice quello che sente dentro, perche è l’ unico modo di farsi capire e di liberarsi. In inglese: you got that shit off your chest!
    spero veramente tanto di riaverti come rivale nei prossimi anni! spero che ti venga tanta voglia di tornare, cosi magari mi dai un altra possibilità di battermi!

    tanti auguri
    lorenzo suding

    Commento di Lorenzo — 28 ottobre 2008 @ 04:32

  47. ciao minchions, se ti sei un pò rotto le palle di questo ambiente ti capisco, sempre la stessa storia e sempre le stesse persone e non c’è una figa a pagarla a peso d’oro!!
    abbiamo condiviso mille cose insieme in questi anni e ci siamo divertiti un casino (mont saint anne, rotorua, lione, les gets, la gare e asti, gli stage a rassa di merda di merda…….) e spero veramente che ne possiamo condividere ancora anche se non correrai più perchè sei un amico e ci vedremo anche al di fuori della bici!!! tanto prima o poi smetto anche io, non ho intenzione di correre fino a master 5
    se devo essere forumendolo e lasciare un commento a quanto hai detto qui, io avrei tenuto molte cose per me senza esternarle cmq condivido molte cose che hai detto ma allo stesso tempo non sono d’accordo con altrettante
    a presto minchions e cerca ripigliarti da questo momento
    sai che se ti serve una mano puoi contare su di me e famiglia

    Commento di gamby — 28 ottobre 2008 @ 13:55

  48. Da osservatore totalmente esterno, che ha seguito la vicenda sulla rete, vedo caratteri, piccoli screzi ma molta umanità.

    Auguri ad Alan, torna presto

    Commento di Luca 14 — 30 ottobre 2008 @ 21:33

  49. sono ormai due anni che non corro più, ma con alan sono molto d’accordo su un paio di cose, almeno per com’era allora. primo è vero che in italia non c’è gruppo, o per lo meno ci sono tanti gruppetti, e troppe persone che fanno doppio gioco in base al loro presuntuoso saper andare in bici. e soprattutto nell’ultimo periodo è arrivata gente sbagliata, che lo fa con il solo scopo di mettersi in mostra o di gadagnarci qualcosa, diciamo i classici bulletti,che hanno rovinato l’ambiente a tutti gli altri che lo fanno per vera passione. anch’io ho smesso per questo, e adesso vado in bici tutti i w-e e non necessariamente a far free-ride,sempre con un pò di quello spirito di competizione per levare quel secondo in quella discesa o per fare meglio quella traiettoria, girando a piedi molti sentieri per studiare al meglio i vari passaggi, proprio come si fà prima delle gare ma. per chi o che cosa? solo per me , per divertirmi davvero, come spero che continuerai a fare anche tu alan, e magari un giorno ritorneremo a correre con sempre un pizzico di sano agonismo, ma con davvero tanta voglia di divertirci.

    Commento di ale — 1 novembre 2008 @ 14:46

  50. No vedo la situaziane del MTB DH Italiano tanto negativo. Per explicarmi devo scrivere in altro idioma que l’Italiano. Mi permetto cambiare in Inglese, mi dispiace.
    Looking at the numbers and results without having been present in races, I would say that the overall state and prospects for Italian MTB DH are not bad at all.
    In UCI ranking Italy is, of course, far behind the 5 BIG (anglosaxon countries and France). In 2008 italian riders have however, come 9th and collected little fewer points than Spain, Switzerland and Chile, more than Germany and Finland.
    Taking into account that Spain, CH and Chile have national series which create UCI points, Italy should consider to register the DH copa italia races at least in category 2. That would probably increase UCI points by a few hundred.
    Next year Alan Beggin’s points from international races will be missing in the count, a 25 year old rider in his best years. Without him, it will be hard to attain 1000 points, or… one or two of the Italian riders go all the way to the top 20.
    Structurally, Italian MTB DH is well set when compared with other countries: You have an excellent national coach. You have several teams with international and national standing and very dedicated team directors. You have several manufacturers. You have several monthly publcations and websites dealing with MTB DH. You have a lot of riders; more and more talented young riders coming up and the meetings are obviuously filled with passionate people. You have abundant training and racing opportunities: more and more winter sport stations offer a DH track.
    In absolute terms, it could certainly be much better, in particular the economic fundamentals. Imagine an 8 times Italian champion in an Olympic discipline. He would find it easier to find support in difficult times. There is room for improvement.
    The competition on national level is healthy but should always be fun. For the nation and also for the individual top riders the place to prove oneself is in the World Cups and Championships. There Italian riders do not consider each other as rivals but try to go as far as possible in the international ranks, supporting each other.

    Commento di Paul Suding — 1 novembre 2008 @ 20:41

  51. MASSIMO RISPETTO PER ALAN E UN FORTE NOOOOOOOOOOOOOOO ALLO SPUTTANAMENTO DI QUESTO MERAVIGLIOSO SPORT

    Commento di paolo — 2 novembre 2008 @ 20:17

  52. [Non pubblicato un commento offensivo e che non aggiungeva nulla alla discussione]

    Commento di mtbnews.it — 3 novembre 2008 @ 23:26


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