MILANO, 8 gennaio 2008 - Come non tutti sanno, il celebre Noè (Noah in ebraico, recentemente nel tennis e attualmente nel basket) — figlio di Lamech e nipote di Matusalemme — nacque 1056 anni dopo la Creazione e morì all’età di 950 anni. Di professione faceva il patriarca biblico, mestiere che garantiva uno stipendio da sopravvivenza ma anche una fama eterna. Poi, come quasi tutti sanno, c’è il celeberrimo Noè —Andrea, lombardo di Magenta, casa a Pontevecchio — che sfrutta ancora la remota parentela con Matusalemme, tanto che, a 39 anni (li compirà il 15 gennaio), promette di essere ancora un protagonista del ciclismo mondiale.

Noè, la salute?
"Ottima e abbondante. Se poi non facesse così freddo, si starebbe più al caldo".

Sedicesima stagione da professionista, quarta nella Liquigas.
"Domani (il 9 gennaio, ndr) a Bibione c’è la presentazione ufficiale della mia squadra. Quest’anno avrò alle mie dipendenze un nuovo gregario, me ne hanno parlato bene, speriamo che abbia voglia di lavorare: Daniele Bennati".

Sta scherzando?
"Mi sembra di aver letto che si sia già creato qualche attrito fra lui e Filippo Pozzato, perché tutti e due vorrebbero farmi da ultimo uomo. Adesso li riunirò attorno a un tavolo, meglio se è lo stesso, parlerò chiaro, anche se uno è veneto e l’altro toscano e sono due lingue — e due ciclismi — diversi, infine riuscirò a metterli d’accordo. Così come lo scorso anno avevo convinto anche Danilo Di Luca a mettersi al mio servizio".

Dopo la presentazione?
"Andiamo in ritiro collegiale per un paio di settimane. Non vedo l’ora. È un piacere mollare la famiglia, chiudersi in un albergo fra soli maschi e uscirne solo per pedalare quattro o cinque ore tutti insieme tirandoci il collo".

Il suo debutto?
"Niente Donoratico, mi vedrete solo al Laigueglia. La squadra ha scelto di risparmiarmi i primi appuntamenti per farmi concentrare sul Giro d’Italia. Un anno fa ho indossato la maglia rosa, poi l’ho lasciata per lanciare Di Luca, appunto".

Il suo contratto?
"Volevo firmare per un solo anno, la Liquigas mi chiedeva un ingaggio a vita, ci siamo accordati per un biennale. In questo modo in maglia verde correrò anche il Giro del centenario".

Il suo centenario?
"Non faccia lo spiritoso. Sarà il centenario del Giro. Allora io avrò 40 anni. Ma i 40 anni di un corridore valgono almeno il doppio. Perché con tutta la strada che facciamo, e la fatica che accumuliamo, Prodi dovrebbe raddoppiarci i bollini e mandarci in pensione a 40 anni, massimo 41".

Vede possibili suoi eredi?
"Difficile eguagliarmi, ma qualcuno effettivamente c’è. Preferisco però parlare solo di quelli che conosco meglio, perché tutti i giorni impartisco loro lezioni universitarie di ciclismo. Mi riferisco innanzitutto a Marco Marzano, poi a Paolo Bailetti, infine a Maurizio Bellin e Daniele Callegarin. Tutta gente che, magari non ha le stimmate del fenomeno come me, ma si applica con tenacia".

I suoi obiettivi?
"Il Giro. Vedrete che sarò ancora lì, davanti, a dare fastidio".