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Noemi chiede spazio
"Dateci le tv!"

Ritratto di Noemi Cantele, la campionessa varesina che invoca più attenzione per il ciclismo femminile: "Le tv ci ignorano, ma abbiamo tanto da raccontare. Mi piacerebbe fare documentari, talk show, anche pubblicità"

Noemi Cantele, 29 anni, corre peril Team Bigla dal 2004
Noemi Cantele, 29 anni, corre peril Team Bigla dal 2004
MILANO, 13 novembre 2007 - Se c’è la corsa perfetta - e c’è - per Noemi Cantele è stato il Gran premio di Plouay, in Francia. Ce la racconta? "Sull'ultima "cote" siamo rimaste in quattro: la Bastianelli, la Cooke, la Wood e io. Il mio direttore sportivo Puttini, con la radiolina, mi ha dato due ordini: il primo, "non voltarti", il secondo, "dai tutto". Ho quasi obbedito. Davo tutto, però non resistevo all’idea di non voltarmi. Così guardavo sotto la ruota. La prima volta ho visto che ne erano rimaste due, la seconda volta una sola, ed era la Bastianelli, la terza volta non ho visto più nessuno. A quel punto mancavano 5 chilometri al traguardo: prima un falsopiano, poi un su e giù, infine un po' di discesa. A tutta".
Bella la solitudine?
"Vincere staccando tutte: non esiste modo migliore. A Plouay avevo già vinto, e la seconda volta è più difficile e dunque più gratificante. E' una prova di coppa del Mondo, lungo la strada sempre un sacco di gente, insomma, è proprio bello. Ma c'è solitudine e solitudine".
Cioè?
"C'è anche la solitudine che si prova quando non si va. Quest'anno mi è successo al Tour de l'Aude, sempre in Francia. Un'atleta dev'essere la perfetta convivenza e collaborazione tra fisico e testa. Quando non ci sono le gambe, o quando non ci sei con la mente, non si va avanti neanche a spinta. Se non lo capisci, ti butti giù. Ma se ce la fai a superare quel momento di "black out", poi decolli".
A lei è successo così?
"Finora ogni anno sono cresciuta un po'. Adesso ho 29 anni, mi sento più tranquilla e determinata. Per me lo sport è un modo di vivere, un'armonia, un equilibrio. La bici fa parte della mia vita. O la ami o la odi: io la amo. La bici mi stabilisce regole, mi fossa obiettivi, mi regala sensazioni. Che possono essere di sofferenza e di sacrificio, ma anche di felicità. La bici è avventura. La bici è conoscenza".
Dentro e fuori?
"Proprio così: dentro e fuori. Fuori perché giri l'Italia, il mondo. Dentro perché ti esplori, ti scopri. Il risultato è, come al solito, gioie e delusioni, in tutte le variazioni di colori possibili. E poi c'è un'altra cosa: con la bici non ti fermi mai, vai sempre avanti".
Sempre?
"Mi sono fermata un mese e mezzo. Una settimana di vacanza a Sharm el Sheik, in Egitto. Mi piace l'acqua: più sopra che sotto. Il mare, il sole, il caldo, i pesci. E il nuoto. In questo mese e mezzo non mi sono fermata: oltre al nuoto, anche tanto camminare e correre. E da domani ricomincio. Palestra, ancora piscina, piano piano anche bici. Mi alleno fra Varese e Svizzera, con la Brandli, e anche con Puttini. Così lo tengo in forma. E due ritiri, in gennaio e febbraio, a Maiorca. Caldo no, tiepido sì".
Obiettivi?
"Il 2008 propone Olimpiade e Mondiale. L'Olimpiade il 10 agosto, il Mondiale il 27 settembre. Bisognerebbe riuscire a raggiungere due picchi di forma. Non sarà facile".
L’Italia non ha mai avuto un ciclismo femminile così forte. Eppure...
"Eppure nessuno ci conosce. E sa perché? Perché la tv ci ignora. Il Mondiale era in tv, ma di mattina, un orario in cui si è invisibili. Le altre gare sono al buio".
E allora?
"Allora voglio andare in tv, anche senza ciclismo, ma non per essere trasformata in una bella statuina. Io vorrei fare cose belle. Anche pubblicità, documentari, talk-show. Ne abbiamo da raccontare. Intanto mi alleno in scuole e convegni, a parlare di sport e fair play".

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