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Khalilov, l'esploratore

L'ucraino della Flaminia ha girato 36 Paesi di quattro continenti. "Mi manca solo l’Oceania. Ogni posto ha qualcosa di unico. Anche in Italia, tante cose belle e una incomprensibile. Le tasse"

Mikhail Khalilov, 32 anni, ucraino di Rikolacek. Flaminia
Mikhail Khalilov, 32 anni, ucraino di Rikolacek. Flaminia
MILANO, 6 novembre 2007 - Duemiladuecento anni fa, da quelle parti piacentine, si fermò Annibale, uomo cartaginese da corse a tappe ma anche da classiche di un giorno. Il suo cavallo aveva spaccato il morso. Quel giorno, narra la leggenda, il villaggio fu ribattezzato Rottofreno. Oggi, da quelle parti piacentine, precisamente a San Nicolò, abita Mikhail Khalilov, che a Rottofreno — un nome, una fregatura — regala il suo contributo ciclistico: 32 anni, otto da professionista, una quindicina di vittorie, di cui una, contestata, nel 2007.
Com’è andata?
"Portogallo, Gran premio internacional Paredes Rota dos Moveis, a tappe. E’ la prima tappa, non particolarmente impegnativa, saliscendi e volata finale. Treno per Candido Barbosa, portoghese, poi Mikel Gaztanaga, un basco dell’Agritubel, e io. Usciti da una mezza curva verso sinistra, ai 200 Barbosa e il basco si buttano sulla sinistra, io sulla destra. Barbosa e il basco fanno a spallate, io vinco. Neppure il tempo di tornare sul traguardo, e sono squalificato. Rivedo la volata in tv: se c’è uno che proprio non ha fatto niente di male, quello sono io".
Com’è finita?
"Ci restiamo male, poi ci arrabbiamo, poi decidiamo di tornare per protesta a casa, poi pensiamo che siamo una squadra piccola, che già facciamo fatica ad avere un’intensa attività agonistica, che così passiamo dal male in peggio, e alla fine accettiamo l’ingiustizia. Sapevo che Barbosa è un corridore amato in Portogallo, non sapevo che ci fosse il divieto di sorpasso".
Le è passata?
"Quasi. Era metà maggio, e quella sarebbe stata la prima vittoria stagionale della Flaminia. Peccato. Perché da quel giorno ho collezionato una decina fra secondi e terzi posti. Ad agosto ero così stufo che ho anche smesso di contarli".
Eppure è stato campione ucraino e campione del mondo militare.
"Sette chili fa ero più veloce in volata, ma certe salite non riuscivo a farle. Adesso vado quasi dappertutto, ma ho perso un po' di sprint. Si fa quello che si può, si corre dove ci invitano, e se ci invitano al Giro del Trentino bisogna digerire anche certe strade che non mollano mai. A me piacciono le corse impegnative, nervose, con strappi e muri, come il Fiandre. Invece le salite lunghe più di 10 chilometri proprio non le digerisco".
Però ne ha fatta di strada.
"Ho girato il mondo. Sono stato in 36 Paesi di quattro continenti. Mi manca l’Oceania. Però ho corso dal Venezuela alla Malesia, e vinto in Africa, dal Burkina Faso al Senegal. Ogni posto ha qualcosa di bello e di incomprensibile. Anche in Italia, tante cose belle e una incomprensibile. Le tasse. Qui ormai si paga anche l’aria. Se almeno fosse buona...".
Ha messo su casa e famiglia?
"Sposato con Natalia. Ci siamo conosciuti a Kiev, dove mi sono laureato in Scienze motorie. Dovevo fare una traduzione dal russo in ucraino, che sono un po' come l’italiano e lo spagnolo. E siccome la mia città, Nikolaev, è abitata al 70 per cento dai russi, e nella mia famiglia si parla russo, dovevo farmi aiutare. Un mio amico mi ha consigliato di farmi aiutare da lei, maestra elementare, specializzata in lingua ucraina. Oltre alla traduzione, è nato anche l’amore. Poi c’è Vladimir".
Anni?
"Otto. E’ un bravo bambino, va a scuola volentieri, e andare al colloquio con i suoi insegnanti è un piacere. Non fanno altro che regalare complimenti. Vladimir gioca a calcio. E’ molto veloce, ma poco tecnico. L’importante è che si diverta. Io lo spingo a fare un po' di tutto, dal nuoto al tennis. La bici no. Troppi sacrifici".
Però lei...
"Altra storia. Io non ne posso fare a meno. E' un piacere e, allo stesso tempo, un bisogno. Finita la stagione, per altre due o tre settimane continuo a pedalare due o tre ore al giorno. Poi attacco con palestra, camminate in montagna, partite di pallone, nuoto e corsa. E poi di nuovo in bici. La bici aiuta a fare scoperte".
Per esempio?
"Che in Portogallo, se fai una volata con Barbosa, c’è il divieto di sorpasso".

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