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Petacchi: "Vincere al Giro
per voltare pagina"

A un anno dall'infortunio Ale-jet è pronto: "Obiettivo la prima tappa e la maglia rosa. Ho avuto mille dubbi, ma non potevo mollare. Ora avverto di nuovo sensazioni speciali"

La volata vincente di Petacchi nella 9ª tappa del Giro del 2005. Ansa
La volata vincente di Petacchi nella 9ª tappa del Giro del 2005. Ansa
MILANO, 4 maggio 2007 - "Devo tornare a vincere al Giro. E devo vincere la prima volata, per vestire la maglia rosa. Riuscirci per me è fondamentale. Sarebbe una grande emozione e un modo per chiudere con il passato". Alessandro Petacchi ha un conto aperto col destino: un anno fa cadde nella tappa di Namur e si fratturò la rotula del ginocchio sinistro, cominciando un lungo calvario. Ora ne è uscito, e sogna di tornare Ale-jet con un’altra giornata come quella di Lecce 2003, quando battè l’iridato Cipollini e indossò la sua prima maglia rosa.
Petacchi, è sulla buona strada: tre vittorie al Giro della Bassa Sassonia più la classifica finale. Cos’è cambiato?
"Sono tornato ad allenarmi come facevo io. E il ginocchio finalmente ha smesso di darmi problemi. La prima volata in Sassonia l’ho fatta veramente bene, partendo forte e arrivando in fondo. Lì ho avuto la conferma che sto tornando il vero Petacchi".
Come spiega la delusione della Sanremo?
"Ho cominciato la stagione con l’ansia di dover recuperare, ho corso tanto prima della Tirreno-Adriatico e forse ho pagato il troppo lavoro. Ero stanco e mi mancava la forza esplosiva, quella che fa la differenza".
La svolta?
"Sono tornato a curare le volate e i lavori specifici trascurati in inverno. Ora posso caricare la gamba sinistra con gli stessi pesi che usavo quando era sana. Era più importante ritrovare me stesso che vincere".
Che Petacchi vedremo al Giro d’Italia?
"Più motivato e consapevole. Prima mi lanciavo per una volata pensando che qualcosa non funzionava, ora avverto di nuovo quelle sensazioni speciali che ti fanno esprimere al massimo in un gesto atletico che dura dieci secondi".
Le ha dato fastidio fare notizia più per le sconfitte che per le vittorie?
"Ho vissuto momenti belli e brutti. Mi sono venuti mille dubbi sul fatto che sarei tornato come prima. Ma non potevo mollare. È passato un anno dall’infortunio, ho vinto 11 corse e ho fatto passi da gigante. Di volate ne ho perse e ne perderò, ma ho davanti Giro, Tour e Vuelta per vincerne ancora".
Sarà McEwen il rivale più temibile al Giro?
"L’ho sempre considerato lo sprinter più difficile da affrontare, anche quando c’era Cipollini. Sa sorprenderti ogni volta con un colpo particolare. E quest’anno ci sarà anche Hushovd, uno che ha vinto tappe al Tour e alla Vuelta. Mentre tra gli italiani il più dotato è Napolitano. L’importante è batterli tutti".
Nel suo treno mancheranno per infortunio Velo e Dyudya. Quali accorgimenti userete alla Milram?
"La mancanza di Velo per il secondo anno si sentirà. Ma Ongarato sarà all’altezza, come Sacchi e Lancaster. Nel treno verrà inserito Lorenzetto, che può fare la sua parte anche come apripista. Puntiamo sulla cronosquadre d’apertura, per la maglia rosa. Ma, prima di tutti, devo esserci io. Il mio treno viene spesso criticato ingiustamente. Alla Fassa Bortolo non succedeva solo perché vincevo nove volate su dieci".
Che Giro sarà senza Basso e dopo gli ultimi scandali?
"È come chiedere che Giro sarebbe stato senza Pantani. Mi dispiace per Ivan, ma spero che la corsa si svolga in modo sereno e senza altri casini. Il ciclismo ne ha bisogno. E anche io".

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