Carboni e l’agonia della Gazprom, mentre l’UCI fa spallucce

24.03.2022
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Le sette e mezza di una sera ancora fresca sulla costa romagnola. Nello stesso hotel Sarti di Riccione alloggiano la nazionale italiana, la Trek-Segafredo e il team Ineos Grenadiers. Giusto accanto, al civico successivo, riconosciamo il Baltic in cui al Giro d’Italia del 2019 soggiornava la Bardiani nel giorno della crono di San Marino. La coincidenza è singolare. Quel giorno in maglia bianca di miglior giovane partì Giovanni Carboni, in quel momento terzo in classifica dietro Valerio Conti e Rojas, dopo la fuga di San Giovanni Rotondo che valse il primato al romano e la tappa a Masnada.

Siamo qui nuovamente per lui (che in apertura è con i suoi tifosi alla partenza di stamattina), in un momento della carriera che nessuno avrebbe potuto immaginare. In questo contesto storico che suggerisce di stare lontani dal vittimismo, la situazione dei corridori della Gazprom rimane paradossale. Fortunatamente la Federazione si è schierata dalla loro parte e li sta facendo correre con la maglia azzurra, ma a breve anche questo finirà.

Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili
Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili

«Per noi corridori – dice Carboni – essere qua dà una sensazione di sostegno. In queste tre settimane ho abbandonato i social, non sapevo cosa fare. Delusione. Morale basso. Siamo finiti in una questione molto più grande di noi, che non riguarda solo l’Italia. Stiamo parlando di una guerra in Europa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Sarebbe banale piangersi addosso e gettare all’aria parole sulla nostra condizione, vista la gente che muore e ha perso tutto. Il 27 marzo, fra tre giorni, scade il tempo che ci ha chiesto la squadra. E a quel punto vedremo cosa fare. Ormai è successo, quello che posso fare è correre e riprendermi del tutto, sperando poi di fare il Giro di Sicilia. Serve un colpo di fortuna. Devo fare il mio, devo lavorare sodo. Per fortuna ho la vicinanza di amici e familiari».

L’UCI non ascolta

L’UCI se ne infischia. La squadra, affiliata in Svizzera, aveva sponsor russo ed è stata privata del titolo sportivo. Non esiste più. In Gran Bretagna, il Chelsea di Abramovich, lui sì squalificato, continua a giocare grazie a una deroga, che a lungo termine porterà alla vendita del club e permette ancora il pagamento degli stipendi.

In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom
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Nei giorni della Sanremo, Bugno ci ha raccontato dei tentativi del CPA di ragionare con l’UCI che ha sempre mantenuto chiusa la porta. L’unica concessione è legata all’arrivo di un nuovo sponsor. In caso contrario, per Aigle il discorso sarebbe chiuso. La Trek-Segafredo, con cui ha già un contratto firmato per il 2023, sarebbe pronta a prendere subito Vacek, ma così facendo supererebbe il tetto dei 31 corridori. E di deroghe non si sente parlare.

E così tutti i corridori che alla Gazprom-RusVelo avevano trovato occasione di rilancio, ora sono in attesa di conoscere il proprio destino, mentre i procuratori lavorano sotto traccia per cercare di sistemarli.

Quando hai capito che stava succedendo qualcosa di grosso?

La sera prima di Laigueglia. Fino a quel momento, avevo fatto un inverno davvero buono. In due mesi ho passato a casa solo due settimane, per il resto, ritiro, Valenciana e Teide. Si respirava la bella aria di un team quasi WorldTour. Abbiamo anticipato di due giorni il rientro dal Teide per correre a Laigueglia. Dai cellulari, vedevamo quel che stava succedendo in Ucraina, ma non ci aspettavamo di essere coinvolti. Con noi c’era anche Zakarin, che non sapeva cosa dire. Ci sembrava una cosa folle..

Fino alla vigilia di Laigueglia.

La mattina ci hanno detto che avremmo corso con maglie bianche e le bici con le scritte coperte, perché nello stesso giorno Look e Corima hanno ritirato la sponsorizzazione. Poi si è tirata indietro anche Northwave e lì ho capito che si stava mettendo male. Alle 19,30 ci hanno comunicato che non avremmo corso. Quando ho visto che l’UCI aveva sospeso la squadra, ho capito che sarebbe stata lunga.

Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
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Il team manager Renat Khamidulin non si arrende.

Renat si sta rivelando una grande persona e un ottimo professionista. La prima cosa che ha fatto è stato fissare una data limite per recuperare la situazione e anche per questo abbiamo deciso tutti di dargli fiducia.

Il resto della squadra come sta vivendo la situazione?

Ci sono disfattisti e ottimisti, ma è da capire davanti a una situazione che nessuno si sarebbe mai sognato di affrontare. Non c’è mai stato un problema di soldi. Sono passato dalle stelle alle stalle. Avevano appena speso 25 mila euro per mandarci sul Teide e a breve sarebbe arrivato materiale più leggero da Look e Corima. Invece si è fermato tutto.

Con quale testa ti sei allenato in questo periodo?

Psicologicamente è stato devastante. Meglio correre. Ho sempre cercato compagnia, spesso con Malucelli. Lui non è qui perché la Coppi e Bartali è troppo dura. Il pensiero però andava sempre alla situazione.

Cosa si fa da lunedì?

Aspetto domenica prima di pensarci. Voglio credere che sia possibile trovare una via d’uscita. Altrimenti parlerò col mio procuratore e vedremo se sarà possibile ricorrere a una sistemazione alternativa. E sarebbe comunque una situazione molto triste…

Resta un istante in silenzio. L’espressione malinconica. La felpa della nazionale e i jeans. Ricordiamo i buoni propositi di ripartire da quel Giro del 2019 e come adesso sembra tutto lontano. Poi Carboni si alza e va verso la cena. Vivere alla giornata probabilmente è il modo migliore per non diventare matti.