Frain 2021

Nicole Frain: storia di una caduta e di una rinascita…

28.01.2022
4 min
Salva

La stagione delle donne deve ancora cominciare, ma a ben guardare non è così dappertutto, perché sull’altro emisfero già si corre, anzi si assegnano titoli e quello australiano è andato a Nicole Frain, tasmaniana di 29 anni con una storia particolare e che segue con interesse anche il ciclismo italiano e una gara in particolare: il Gran Premio Liberazione del prossimo 25 aprile. Ecco così che un semplice post pubblicato sulla pagina Facebook della gara romana per ricordare la sua vittoria, visto che il suo team aveva già annunciato la sua presenza in Italia, ha fatto registrare il suo “like” e ne è nato un contatto dal quale si è sviluppata non solo un’intervista, ma un racconto importante.

Per la Frain la vittoria di Buninyong (ottenuta con un bel colpo di mano finale a precedere di 4” Grace Brown, una tra le poche riuscite a scalfire il dominio olandese nell’ultimo WorldTour) ha messo la parola fine a un periodo difficile, che durava da troppo tempo: «Ho iniziato a correre poco meno di 4 anni fa. E’ una scelta che ho fatto perché amo davvero essere in grado di spingere i miei limiti fisici in questo sport e ogni anno poter spostare quei limiti sempre più avanti».

Frain titolo australiano 2022
L’arrivo solitario della Frain a Buninyong. Seconda è giunta la Brown, due volte prima nel WorldTour (foto Getty Con Chronis)
Frain titolo australiano 2022
L’arrivo solitario della Frain a Buninyong. Seconda è giunta la Brown, due volte prima nel WorldTour (foto Getty Con Chronis)
Come mai un inizio così tardivo?

Ho sempre fatto sport. Avevo iniziato con la ginnastica, con il taekwondo (quante botte sul naso…), con il tennis, poi con il nuoto e la corsa campestre e visto che lì andavo meglio ho iniziato a praticare il triathlon. Io sono sempre stata un’atleta competitiva, fare sport solo per il mio benessere fisico o l’estetica non lo contemplo nelle mie priorità. Proprio con lo sport ho imparato ad allargare i miei orizzonti e a capire meglio me stessa attraverso, più che le gioie, il dolore, quello derivato dagli infortuni.

Spiegati meglio…

Il mio incidente più grave è stato alla Cadel Evans Road Race del 2020. Un volo pauroso: andavamo a 75 all’ora, di botto mi sono ritrovata ferma sull’asfalto. In ospedale mi sono fatta il conto dei miei infortuni dovuti al ciclismo: fratture a un piede, all’anca, a entrambe le clavicole, un dito, poi la commozione cerebrale. Ho iniziato a ragionare, a chiedermi perché lo faccio: ogni infortunio richiede una rimonta, ogni rimonta richiede un po’ più di energia mentale e terapia e ti chiedi se ne vale la pena

Frain podio 2022
Nata nel 1992 in Tasmania, la Frain è stata seconda ai campionati continentali a cronometro nel 2019 (foto DHB)
Frain podio 2022
Nata nel 1992 in Tasmania, la Frain è stata seconda ai campionati continentali a cronometro nel 2019 (foto DHB)
Evidentemente sì, visti i tuoi risultati.

Mi alleno ponendo grande attenzione sull’aspetto mentale, ogni atto non è solo legato al fisico, alla pedalata, ai numeri. Sono convinta che bisogna avere sempre la necessaria concentrazione per capire i tuoi obiettivi e lavorare per quelli. Io non mi sono mai fermata, anche durante il periodo del lockdown avevo bisogno di mettermi alla prova, di assaporare il gusto della sfida, così ho gareggiato nelle gare virtuali e ho subito vinto. Col passare del tempo mi sono data una risposta a quelle domande.

Quale?

Quando ti trovi in una difficoltà così profonda devi capire perché vuoi rialzarti, quanto in alto vuoi salire e i sacrifici che sei disposto a fare. Io lo ero, ma non solo per rimettermi in piedi, volevo essere ancora più forte e indirizzata verso i miei target e così sono uscita fuori da quel tunnel.

Frain risalita 2021
Dopo un grave infortunio nel 2020, l’australiana ha esordito in Europa al Women’s Tour dello scorso anno (foto DHB)
Frain risalita 2021
Dopo un grave infortunio nel 2020, l’australiana ha esordito in Europa al Women’s Tour dello scorso anno (foto DHB)
Sei mai stata in Italia?

No, ma non vedo l’ora che questo accada, so che è un Paese bellissimo e soprattutto Roma è davvero spettacolare. Mi sono studiata con attenzione il percorso di gara del GP Liberazione e da quel che ho visto è abbastanza tecnico, con molti cambi di direzione e curve strette. Questo rende la gara dinamica, nella quale bisogna essere sempre concentrati, tutto ciò lo trovo molto eccitante e mi fa accrescere la voglia di esserci.

Da quel che dici non verrai solo per fare presenza.

E’ un percorso esplosivo ed è proprio quello che si addice alle mie caratteristiche. Con il mio team, dopo un giro a tappe in Thailandia gareggeremo nel calendario nazionale per preparare al meglio la trasferta europea. Alcune compagne faranno anche qualche gara offroad, io invece resto concentrata sulla strada. Ci vediamo il 25 aprile…».