Si risveglia Bertizzolo: vittoria e parole chiare. Chiarissime…

17.10.2021
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«Questa vittoria la dedico a me stessa. La prossima sarà per qualcun altro». Se la tiene stretta Sofia Bertizzolo la sua prima affermazione da elite nel calendario Uci. La 24enne del Liv Racing Cycling Team venerdì 15 ottobre a Grand Champ in Bretagna ha conquistato in solitaria La Classique Morbihan con un’azione in contropiede anticipando di 9” il gruppetto delle inseguitrici poi regolato da Valentin Fortin (St. Michel Auber 93) e Chiara Consonni (Valcar Travel&Service). Per la verità la Bertizzolo aveva già ottenuto dei successi nella categoria maggiore, ma erano gare open italiane. L’ultima fu il 5 settembre dell’anno a scorso a Villa Musone nella seconda frazione del Giro delle Marche in Rosa. Le prime due (Trofeo Oro in Euro e Memorial Valeria Cappellotto) le aveva centrate nel 2016, al primo anno da elite.

Ventiquattro ore – nel Grand Prix du Morbihan, praticamente una sorta di rivincita disputata sulle strade bretoni vinta dalla Consonni davanti a Kool e Zanardi – la ragazza di Bassano del Grappa ha lavorato a fondo per la sua compagna Lotte Kopecky che ha chiuso quarta.

Insomma, un bel modo per lei di lasciare la formazione olandese visto che ha firmato per due stagioni – anche se manca ancora l’ufficialità – con la Alè Btc Ljubljana, che a sua volta sarà acquisita (con la cessione della licenza WorldTour) dall’UAE Team Emirates. E non è ancora finita la stagione della Bertizzolo: il 22 e 23 ottobre in Olanda correrà sia la Drentse Acht van Westerveld sia la Ronde Van Drenthe, ultima gara del Women World Tour.

Sofia raccontaci queste due gare ma soprattutto questa vittoria.

Pensate che non dovevo nemmeno farle. Venerdì siamo state perfette. Non abbiamo mai subito la gara, anzi l’abbiamo fatta. Nel finale eravamo una ventina ed avevamo programmato un mio attacco per permettere a Lotte (Kopecky, sua compagna di squadra, ndr) di restare coperta per lo sprint finale. Poco prima dell’ultimo chilometro la strada saliva e sono partita forte. Si sono guardate, io ho tirato dritto e non mi hanno preso. E’ stata una tattica perfetta. Almeno una volta che va bene, perché invece ieri…

Com’è andata?

Intanto siamo partite prestissimo perché poi c’era la gara maschile, tant’è che all’inizio c’era pure la nebbia. Noi eravamo in quattro, come il giorno prima, ma una nostra compagna ha avuto un po’ di problemi e siamo restate solo in due a lavorare per Lotte. E’ stata dura. Abbiamo subìto e il quarto posto non ci soddisfa.

Perché non dovevi correrle?

Dopo il Tour of Britain avrei dovuto disputare le ultime due in Olanda, ma proprio in Gran Bretagna la mia compagna Jeanne Korevaar è caduta fratturandosi una spalla e così mi hanno convocata in extremis. Diciamo che andata bene… 

Bertizzolo è salita sulla ribalta internazionale con l’argento juniores ai mondiali di Ponferrada 2014
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Sei pronta ad una nuova avventura nei prossimi due anni? Prima parlaci di questi ultimi due con la Liv. Come sono andati?

Sono stati uno e mezzo alla fine. E sono stati tumultuosi, come credo per tutti. Ho lavorato tanto per le mie compagne e specialmente per Vos l’anno scorso e Kopecky quest’anno. Il Covid però mi ha lasciato uno strascico paradossalmente più quest’anno che l’anno scorso. Nel 2020 ho fatto fatica fisicamente perché non riuscivo a trovare il giusto colpo di pedale. Quest’anno meglio, ma i miei programmi e le mie aspettative sono stati condizionati e quindi non sono stati rispettati.

Note positive e negative?

Tra le negative dico solo il Covid, perché poi la mia sincerità può mettermi nei guai (ride, ndr). Tra le positive dico aver conosciuto Marianne Vos. Sono contenta di questo, è una cosa che porterò sempre con me. Ciclisticamente lei è classe allo stato puro, qualità che le ha dato madre natura. Magari non è bravissima ad insegnarti, perché nemmeno lei sa, secondo me, come fa a fare certe cose. E’ talento innato. Devi solo essere brava a guardarla e rubarle qualcosa. A livello umano poi è ancora meglio. Avete presente il suo palmares? Uno da fuori si aspetterebbe una star inavvicinabile o altezzosa. Invece è una gran persona. Umile, gentile, di compagnia, che sa fare gruppo, che si interessa sempre delle compagne e riconoscente.

E allora questa tua sincerità che note positive e negative ha?

La domanda di riserva non c’è? Battute a parte, ho questo carattere, dico ciò che penso e talvolta può essere un problema. Però mi sono arrivati tanti messaggi per la vittoria. Sia le compagne che le avversarie mi hanno fatto i complimenti. Forse alla fine questa mia dote, la sincerità, è apprezzata… 

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Facciamo un salto nel futuro con la prossima squadra. Un progetto importante, nato negli scorsi giorni. Cosa sai?

Onestamente non tanto o quantomeno certi aspetti non stati ancora confermati. Però parto col morale alto perché la vittoria è arrivata al momento giusto. Anzi ho piacere che sia giunta a fine stagione, così finisco bene e posso affrontare l’inverno con mente serena.

Cosa ti aspetti dal punto di vista agonistico.

A fine estate avevo deciso di andare via e possibilmente tornare in Italia perché volevo una squadra che mi desse un po’ più spazio. Vorrei avere più fiducia. Non sono una velocista e nemmeno una scalatrice, quindi vorrei anche giocarmi le mie carte su percorsi vallonati adatti alle mie caratteristiche, magari con l’aiuto delle compagne. Ho aiutato spesso, diciamo che non sempre sono stata ricambiata.

Spiegaci che corridore sei.

Quando sono passata elite, credevo di essere adatta alle gare a tappe, poi mi sono reinventata nelle classiche o gare di un giorno. In realtà devo e voglio migliorare a cronometro perché ci sono tante piccole gare a tappe che hanno sempre una prova contro il tempo che decide la generale. Diciamo che mi vedo bene per questo tipo di corse.

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Da junior sei andata fortissimo (campionessa d’Europa, d’Italia e vice-iridata nel 2014, ndr), nel 2019 hai fatto quarta al Fiandre, risultando preziosissima nella vittoria della Bastianelli. Quando ti rivedremo su questi standard?

Spero presto. Sono ancora giovane ma mi sento più esperta (Sofia è nata il 21 agosto 1997, ndr), l’anno prossimo sarà il settimo da elite e sento che posso migliorare. Sicuramente finora mi sono confermata molto sulle prestazioni piuttosto che sui risultati. Certo, fa molto piacere che dietro la vittoria di una compagna ci sia il tuo lavoro, ma se non vinci rischi di perdere quel feeling che ti può dare una mano. Vincere aiuta a vincere.

Per chiudere, com’è il tuo rapporto con la nazionale?

Intanto bisogna dire che la nazionale è il cittì Salvoldi, perché è lui che si occupa veramente di tutto e si prende ogni responsabilità, nel bene o nel male. E gliene va dato atto. Certo, questa cosa può essere positiva o negativa, di certo sai che hai lui come unica figura, non hai intermediari. Fatta questa premessa, preferirei che ci fosse una comunicazione migliore per le gare in azzurro. Adesso anche il ciclismo femminile è fatto di programmazione. La stagione è divisa in due, la prima fino a giugno e la seconda per il finale. A parte le nostre italiane più forti, sapere in anticipo le convocazioni sarebbe un bene. Potremmo impostare meglio l’annata e gli allenamenti.