Blitz in California: Aleotti ricomincia dalla crono

16.11.2021
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Aleotti è appena tornato dalla California, anche lui dalla galleria del vento di Specialized. La Bora lo ha avvisato durante il ritiro in Austria di fine stagione, quando Gert Kodanic, il responsabile tecnico per lo sviluppo dei materiali, gli ha confermato la possibilità di lavorare sulla posizione della crono. Giovanni era consapevole della necessità, per cui non c’è voluto molto a trovare l’accordo e la data.

«Era la prima volta in galleria del vento e in America – sorride – mi è piaciuto molto. Avevo fatto tre settimane di vacanza dopo il Lombardia. Poi ho ripreso, ma dopo pochi giorni siamo volati negli Usa…».

Il primo anno da professionista è stato lunghissimo, con 69 giorni di corsa tutti… veri o quasi. A cominciare dalla primavera, in cui il debuttante emiliano ha messo in fila Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Giro dei Paesi Baschi prima del Giro d’Italia.

«Mi sento comodo – dice Aleotti – e soprattutto vedo bene». Il collo non sembra in rotazione
«Mi sento comodo – dice Aleotti – e soprattutto vedo bene». Il collo non sembra in rotazione
Che anno è stato?

Lungo è la parola giusta. Sono stato per tanti giorni via da casa e mi sono divertito tanto. Mi piacciono i training camp. Quelli d’inverno quando si va a pedalare al caldo e quelli d’estate, che se restassi a casa da solo, non mi allenerei bene.

E’ bello quando ogni giorno è una scoperta…

E io infatti ho scoperto tanto. Il Cycling Team Friuli è un ambiente più piccolo ed è giusto che sia così. Qui ho a che fare con una realtà grandissima. Basti pensare a questa trasferta americana, alla cura dei dettagli, al fatto che non si trascuri niente.

Che cosa avete scoperto in California?

E’ stata una cosa lunga, 4-5 ore di lavoro. Con me c’erano Kodanic, il capo dei meccanici e l’osteopata della squadra. Siamo partiti dalla posizione 2021 come riferimento, poi abbiamo cominciato con vari aggiustamenti, fino a trovare la posizione definitiva.

Circa 5 ore di test, per cercare (e trovare) la posizione più redditizia
Circa 5 ore di test, per cercare (e trovare) la posizione più redditizia
Basandosi su cosa?

Innanzitutto sulle mie sensazioni e poi sui numeri per piccole variazioni. Quando ci siamo resi conto che gli aggiustamenti non davano più benefici, ci siamo fermati. Sono molto soddisfatto, perché sono comodo e riesco a vedere bene davanti, senza dover forzare col collo.

Sei riuscito anche a fare il turista?

Pochissimo. Siamo stati quattro giorni, di cui due in galleria del vento. Solo l’ultima sera siamo andati a San Francisco in macchina. Abbiamo visto il Golden Gate (foto di apertura, ndr), Alcatraz e fatto un giro in centro. Poco, ma bello lo stesso.

Che cosa significa che la Bora-Hansgrohe abbia scelto te per andare in galleria del vento?

Che ci credono e mi fa piacere. Per me è uno stimolo in più. Ho capito che le crono sono molto importanti ed è bello che la squadra abbia voluto investirci.

La sua posizione a crono (qui al Giro nel giorno di Torino) era già interessante
La sua posizione a crono (qui al Giro nel giorno di Torino) era già interessante
Ci sono stati dei giorni di questo 2021 in cui ti sei sentito davvero forte?

Due occasioni, a parte Sibiu che ho vinto. La prima c’è stata al Giro di Polonia, nella seconda tappa, quando sono finito ottavo (traguardo di Premysil, ndr). Alla fine c’era uno strappo di 2 chilometri al 15 per cento, il classico finale da fare a tutta che mi piace tanto. Poi mi sono piaciuto a fine stagione alla Primus Classic, in Belgio. C’erano tutti quelli che preparavano il mondiale e mi sono ritrovato davanti con Van der Poel, Nizzolo e Alaphilippe.

Si dice che dopo un grande Giro la cilindrata aumenti.

Dopo il Giro sono migliorato, ma soprattutto per uno step mentale. Ho più consapevolezza, mi piace come sono stato gestito. Ho avvertito benefici subito dopo, a luglio, fra la Sardegna, San Sebastian e il Polonia, ma i compagni dicono che si vedrà di più quest’anno

Nel frattempo è andato via Sagan e sono arrivati solo scalatori.

Sagan è impossibile da rimpiazzare. Con lui se ne è andato il gruppo con cui ho legato tanto, con Oss e anche Bodnar. Il prossimo anno saremo più orientati sui Giri, ma finché c’è stato ho rubato tanto da Peter. Abbiamo corso insieme Tirreno e Giro, l’ho osservato.

E che cosa hai visto?

Soprattutto come gestiva il fuori corsa, da capire che per uno come lui la corsa è davvero il meno. In gruppo invece ho ammirato la sua freddezza, il saper essere un vero capitano. Gli viene naturale, lo vedi che non lo cerca, perché ce l’ha dentro e questo fa sì che tutti lo seguano. Nella tappa del Giro che ha vinto, abbiamo dato tutti il 200 per cento.

A te quando accadrà?

Ci vuole pazienza (sorride, ndr) e non so se ci arriverò mai. In questo primo anno non mi ero dato obiettivi, al di fuori di crescere. Certi ruoli non devi cercarli, se ci sono vengono fuori da soli. Per cui adesso si lavora. La prima settimana di dicembre andremo in Germania per test e controlli atletici. Poi a fine anno ho già prenotato con Matteo Fabbro e andremo a Gran Canaria fino al 10-12 gennaio, quando raggiungeremo la squadra a Mallorca. Sto bene, si riparte. Le vacanze sono finite.