Quando Pidcock venne a mangiarsi il Giro d’Italia

04.12.2021
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Quando Pidcock si pappò il Giro d’Italia degli under 23 nel 2020, alle sue spalle, mangiando polvere e fatica, c’era anche Giovanni Aleotti con la maglia bianconera del Cycling Team Friuli. Sebbene il Giro fosse diventato per lui il miglior ripiego dopo la cancellazione (causa Covid) del Tour de l’Avenir, mai avrebbe immaginato che quell’inglese dallo sguardo un po’ da… matto (in apertura, nella foto Scanferla) li avrebbe presi tutti a sberloni.

«Sapevo chi fosse Pidcock – dice l’emiliano – lo avevo visto di sfuggita negli juniores e nel 2019 al Tour de l’Avenir in cui ero arrivato secondo. Anche lui era davanti in classifica, ma proprio nella tappa di Privas in cui io presi la maglia di leader, fece una bruttissima caduta. Eravamo in una discesa un po’ umida e lui andava davvero forte, poi cadde andando giù di faccia. Lo rividi ai mondiali di Harrogate, in cui arrivò dietro Battistella e Bissegger».

Anche per Aleotti, come per Pidcock, il 2021 è stato il primo anno da pro’
Anche per Aleotti, come per Pidcock, il 2021 è stato il primo anno da pro’

Di nuovo al lavoro

Sono le otto di una sera freddina in Emilia. La mattinata se ne è andata fra mille impegni, per cui Giovanni è riuscito ad allenarsi sul tardi sfruttando le ore calde e ora è appena uscito dalla palestra, avendo iniziato la preparazione col piglio di chi vuole fare subito bene. Non sa ancora quali saranno i suoi programmi per la prossima stagione, così gli chiediamo di commentare le dichiarazioni di Pidcock, intenzionato a fare classifica al Giro d’Italia.

Uno che domina così il Giro degli U23 e poi al primo anno va già così forte può davvero fare classifica al Giro dei grandi?

Nel 2020 andò molto forte, vinse tre tappe. Il mio Giro fu un po’ a rincorrere. Avevamo lavorato per arrivare al top a fine luglio, volendo provare l’assalto all’Avenir, per migliorare il secondo posto dell’anno precedente. Invece all’ultimo lo cancellarono e così mi ritrovai con tre settimane di buco, inventandomi le due vittorie di Extra Giro e cercando il modo per arrivare in condizione al Giro d’Italia. Lui invece era tiratissimo e l’abbiamo visto andare forte anche quest’anno. Ha quasi vinto l’Amstel, ha vinto il Brabante. Di sicuro non parla a vanvera.

Cosa ricordi di Pidcock?

Perse subito dei compagni per una caduta, ma erano rimasti con lui due giovani che ho rivisto anche al Giro del 2021 e sono andati ancora forte. Gli bastava portarlo davanti sulle salite e poi faceva lui. Nelle tappe che ha vinto, si è sempre mosso nel finale.

Se ne stava sempre da solo, raramente lo si è visto legare con il gruppo…

Fra gli under 23 è diverso. Arrivi dall’estero in una corsa piena di corridori e squadre italiane, non conosci nessuno. Tra i professionisti non è così. Dopo un po’ che fai corse a tappe in giro, si creano amicizie trasversali. Negli under l’ambiente è completamente differente.

Impossibile dimenticare il suo dominio sul Mortirolo.

Io quel giorno non avevo gambe ed ebbi la conferma che sulle pendenze estreme non do il meglio. Poi però scendemmo e nella risalita verso Aprica andai anche a riprendere Colleoni che era davanti. Sicuramente il fatto di essere così leggero sul Mortirolo è stato un vantaggio. E poi ricordo che guida la bici davvero bene, sicuramente per via del cross e della mountain bike.

Al primo anno da pro’ ha vinto e stupito: era prevedibile?

Non mi sono meravigliato, non io. In questo ciclismo in cui si vedono dei numeri già nei primi anni, uno come lui ci sta benissimo. Da qui a dire che possa puntare al Giro il passo è lungo, però ad esempio quest’anno Evenepoel è andato molto forte.

Ma a un certo punto anche lui ha pagato…

Sfido, rientrava alle corse dopo quasi un anno e dopo quel brutto incidente. Ha già fatto tanto ad andare come andava. Pidcock dopo le Olimpiadi ha fatto la Vuelta, ma si vedeva che era in calo e comunque la squadra prima di lui aveva Yates e Bernal. Anche per il Giro sarà decisiva la squadra. Ineos ha l’imbarazzo della scelta…