Viel guarda al futuro senza squadra, tra pensieri e proposte

17.12.2021
6 min
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Il telefono squilla, Viel risponde. E’ in Sud Africa, a Johannesburg, città della sua compagna. Mattia si è fermato qui per staccare dal freddo di Torino e per ragionare sul suo futuro. Attualmente è senza squadra per il 2022, ma le idee e i progetti non mancano. Il pensiero di fondo è di rimanere su strada e proseguire l’esperienza tra i professionisti, tuttavia al giorno d’oggi in un mondo pieno di opportunità, il torinese sta guardando anche ad altre possibilità. Il gravel e la pista sono discipline che lo affascinano e che lo interessano a tal punto da intravedere un possibile futuro. «Pronto, Mattia!».

Finita la stagione ha deciso di proseguire gli allenamenti in Sud Africa (foto Instagram)
Finita la stagione ha deciso di proseguire gli allenamenti in Sud Africa (foto Instagram)
Come va, sei in off season?

Sono in Sud Africa dalla mia ragazza che presto si trasferirà a Torino insieme a me. Sono venuto diretto dal Criterium del Giro d’Italia a Dubai e poi sono rimasto perché visto l’inverno rigido di Torino e la temperatura che c’è qua, ho preferito rimanere per allenarmi al meglio e ricaricare le pile. 

Com’è la situazione Covid in Sud Africa, la nuova variante spaventa?

La situazione qua è molto più tranquilla rispetto all’Europa. E’ estate, quindi tutti gli eventi e la vita di tutti i giorni è vissuta all’aperto e quello aiuta. La variante Omicron ha sicuramente aumentato i contagi, ma il pericolo è che venga in Europa, perché qua sia io che la mia ragazza non abbiamo limitazioni nel quotidiano, salvo la mascherina e il coprifuoco da mezzanotte alle quattro del mattino. 

Parliamo di te, sei senza squadra al momento per il 2022…

Non ho avuto proposte che potessero convincermi per il prossimo anno, dopo che ho fatto 3 anni e mezzo in Androni Giocattoli-Sidermec. Sono rimasto qua in attesa che qualcosa si muovesse. Nel frattempo porto avanti insieme alla mia compagna Carla Patrocinio l’attività online BikeKinetic

Hai già ricevuto delle offerte?

Sì, sto valutando un po’ di cose. Perché quelle che ho avuto fino ad ora per una ragione o per l’altra non mi hanno convinto. Ma senza un fatto di pretese, più che altro è un mix di organizzazione e responsabilità. Attualmente c’è si la situazione Covid che ha dato una mazzata ai budget di tante squadre. Ma alcune con la scusa degli Evenepoel e Pogacar, che sono fenomeni, fanno il progetto giovane, ma sanno tutti che di Remco e Tadej ce ne sono pochi. Con i soldi che si darebbero a un corridore esperto si prendono tre o quattro giovani.

In Sud Africa è piena estate, ideale per fare un ritiro pre stagionale e schiarirsi le idee (foto Instagram)
In Sud Africa è piena estate, ideale per schiarirsi le idee (foto Instagram)
Stanno investendo solo sui giovani quindi?

No, c’è sicuramente un discorso di scouting, però c’è da dire che conviene a livello economico. In italia ci sono tre professional: Androni Giocattoli-Sidermec, Bardiani-CSF-Faizané ed Eolo-Kometa. Con l’Androni sono fortunato di avere avuto il contratto, mentre la Bardiani ha fatto un mercato super giovane. Ha preso molti corridori U23. Tant’è vero che ci sono buonissimi corridori appiedati come Andrea Garosio

Per un atleta nella tua situazione non ci sono tante alternative?

In Italia è difficile al momento. O uno vince ed è un talento cristallino e quindi entra nel circuito delle squadre WorldTour. Oppure bisogna saltare da una professional all’altra o scendere in continental

Stai valutando questa possibilità?

Non ho detto che voglio rimanere per forza in professional. Sicuramente ho delle ambizioni, ma sono convinto di poterle raggiungere anche in una squadra continental ben organizzata. Il problema che sorge, è che come le professional soffrono, anche le continental fanno fatica a garantire uno stipendio minimo, visto che sono sollevate dalla regola del salario minimo a differenza delle categorie superiori. E alla fine, un corridore della mia età che va per i 27 anni ed ha investito in casa e attività, certi compromessi non può più permetterseli .

Quindi la continental è più che una possibilità?

Il problema delle continental è che ci possono essere massimo due fuori quota ex professionisti. Io ho avuto dei contatti con squadre che l’appoggio economico me lo avrebbero dato, ma purtroppo gli slot erano pieni. A livello federale sono bloccate. Anche perché ci sono delle continental, come per esempio Work Service, con un calendario che non ha niente da invidiare alle professional, tolto il Giro e un paio di classiche

Al Tour Poitou-Charentes ha vinto la classifica degli sprint intermedi (foto Instagram)
Al Tour Poitou-Charentes ha vinto la classifica degli sprint intermedi (foto Instagram)
Ti sei dato una spiegazione per il fatto di non avere una squadra per il 2022?

Credo che nel ciclismo moderno o vinci e sei un fenomeno o ti devi ritagliare uno spazio. Quando ho visto che un fenomeno non lo ero, ho iniziato a fare l’uomo squadra e ad andare sempre all’attacco. Sono andato in fuga al campionato italiano, alla Milano-Sanremo, al Tour Poitou-Charentes, dove ho vinto la classifica degli sprint intermedi. Pensavo fosse un modo per farsi vedere, ma forse questo contava anni fa. Nel ciclismo di oggi, o vinci o sei un giovane. Questo è lo specchio crudele del ciclismo attuale

La parola “ritiro” ti è passata per la testa?

No qualche contatto in evoluzione ce l’ho. Penso di poter dare ancora qualcosa al ciclismo. 

Hai altri progetti in mente?

Ho studiato lingue, mi piace molto il marketing e la pubblicità dei brand. Infatti ho un progetto per il 2022, proprio per non pensare al ritiro. Di continuare nel mondo della gravel, prendendo spunto in Italia da Mattia De Marchi o all’estero da Ian Boswell che è stato un corridore che ha corso  in Sky e Katusha, o ancora Peter Stetina che viene da esperienze in BMC e Trek-Segafredo. Un altro nome è Nathan Haas che ha corso in Cofidis e adesso si è buttato in questo mondo. Potrei essere un apripista in Italia, visto che qua non è ancora esplosa la cosa. Sto già contattando qualche sponsor per il mio chiamiamolo “Gravel Project” per il 2022 che in caso non arrivasse qualche proposta convincente, potrebbe essere una possibilità concreta altrettanto allettante. 

Faresti una stagione ibrida?

Attualmente se non arriva nulla dalla strada che possa convincermi, farei solo gravel. Il discorso ha tanto potenziale visto che questa disciplina potrebbe diventare UCI. Con la scusa del gravel, una squadra WorldTour, continental o professional, potrebbe in accordo con il produttore della bici, Pinarello, Wilier, Bottecchia e molte altre, essere interessata a lanciare il modello gravel.

Viel è stato in fuga a inizio anno alla Milano-Sanremo
Viel è stato in fuga a inizio anno alla Milano-Sanremo
In Europa si vendono gravel ma di gare ce ne sono poche…

E’ una situazione difficile, in Europa non si è ancora capito il potenziale del mondo gravel. Forse l’unico input è il calendario UCI. Negli Stati Uniti si è passati da zero corse a un calendario di 268 gare. Confermato da gravelcyclist.com. In Europa ci aggiriamo su una trentina di competitive. Un aspetto da non sottovalutare è che ci sono poche corse ma gli eventi in questo ambito stanno crescendo e stanno nascendo moltissime Gran Fondo per questa disciplina.

Potresti diventare oltre che atleta, un ambassador e tester?

Si potrei dare feedback dei materiali e partecipare allo sviluppo delle varie tecnologie. Alla fine stiamo parlando di una nuova specialità dove c’è tanto da testare. Sono tutte cose che con l’esperienza e la sensibilità del professionista, alle aziende potrebbero fare comodo. Una cosa importante è che non è un progetto che farei come ripiego. E’ una cosa che mi appassiona, ci sono messaggi importanti. Avvicinare persone al ciclismo che magari hanno paura della strada. Ho fatto due volte la Strade Bianche, e i paesaggi del fuoristrada sono straordinari. 

L’ultima volta che ti abbiamo incontrato ci hai detto che avresti voluto rilanciarti anche sulla pista…

Se dovessi ritirarmi con la strada e dovessi iniziare con il gravel, di sicuro potrei affiancare la pista. Per esempio Ashton Lambie, il campione del mondo di inseguimento individuale, fa anche corse su gravel. E’ un ambiente che sta performando visto che molti ex professionisti si sono buttati a capofitto. Se mi guardo indietro è iniziato tutto con il campionato italiano dove ho battuto Ganna. Si certo eravamo ancora allievi è vero, ma è nel mio dna. Ho tante idee e non voglio chiudere ancora le porte al futuro e alle possibilità che si possono presentare. Si stanno pian piano concretizzando, vediamo quale sarà quella che mi permetterà di essere soddisfatto e di farlo come lavoro al 100 per cento.