Zakarin, il sogno rosa poi la vendetta olimpica

31.01.2021
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Ilnur Zakarin è tornato a casa. Lo scioglimento della CCC ha fatto sì che il trentunenne originario del Tatarstan, nel bel mezzo della Russia, tornasse a vestire la casacca della Gazprom RusVelo, già indossata per due annate nel 2013 e nel 2014, quando ancora non era conosciuto dal grande pubblico. Ora ritorna all’ovile (nella foto di apertura @gettysport è ritratto nel ritiro del team) e ritrova la sapiente guida di Dimitri Konychev con il quale ha ottenuto i successi più belli in carriera alla Katusha. Uno su tutti, l’arrivo in solitaria sul Colle del Nivolet al Giro d’Italia 2019. Ecco, Ilnur e la Gazprom vanno già d’accordo e covano un sogno rosa in comune.

Zakarin
In ritiro, Zakarin è diventato con Kreuziger l’uomo di riferimento della Rusvelo (foto @gettysport)
Zakarin
E’ già diventato l’uomo di riferimento del team (foto @gettysport)
Ilnur, non hai la sensazione di essere tornato a casa?

Sì, sette anni fa già correvo per la Gazprom Rusvelo e sono molto contento di tornare a vestire questa maglia. Conoscevo già tante persone che lavorano per la squadra e in queste settimane ho conosciuto chi ancora non avevo incontrato in precedenza. L’umore è ottimo e mi piace l’idea di essere tornato a correre in una squadra russa. 

Tu e la Gazprom avete lo stesso pallino: il Giro d’Italia. Confermi?

Stiamo aspettando una risposta degli organizzatori e la speranza è di essere invitati alla corsa rosa di maggio. In generale, il Giro è il mio “grand tour” preferito, ho tanta voglia di tornare a pedalare sulle vostre strade ed è senza dubbio uno degli obiettivi principali di questa stagione

Quanto cambia passare da un team del WorldTour a una squadra continental?

Qui ho la stessa responsabilità. Ho optato per questo progetto perché credo fortemente nella crescita della squadra e cercherò di aiutarla, contribuendo con la mia esperienza e i miei risultati.

In picchiata giù dal Mortirolo verso Ponte di Legno nel 2019: la discesa è il problema di Zakarin
Picchiata giù dal Mortirolo: la discesa è problema
Che effetto fa ritrovare Konychev in ammiraglia?

Dimitri è stato un personaggio fondamentale per la mia carriera e sono sicuro che lo sarà ancora. I suoi consigli saranno preziosi per crescere ulteriormente.

Quali sono i piani di Zakarin per la stagione?

L’obiettivo che mi sono prefissato, già prima di firmare con la Gazprom, era di puntare sul Giro d’Italia e poi di correre l’Olimpiade con la Russia.

Che effetto ti fa non vedere la bandiera russa a Tokyo?

Ho pensato molto a questo aspetto, anche perché nel ciclismo corriamo pochissime volte per la nostra nazionale: ai campionati europei, ai mondiali e ai Giochi Olimpici. Presentarsi a Tokyo senza essere rappresentati dai propri simboli è qualcosa che non riesco ancora a immaginarmi, pur avendoci riflettuto a lungo. Nel complesso però, credo che l’aspetto più importante sia esserci e dare il massimo. Sono pronto a farlo.

A Rio 2016 ti fu negato questo privilegio. In un primo tempo il Cio ti escluse dai Giochi, poi tornò sui suoi passi. A quel punto però, tu non potevi già più raggiungere il Brasile in tempo per la corsa: come la prendesti?

E’ stata un’offesa che non riuscivo a cancellare in nessun modo e per diversi giorni l’ho vissuta parecchio male. Dopo un mese però, ho sbollito la rabbia e non ci ho più pensato.

Zakarin all’ultimo Tour, chiuso con il ritiro, andando verso Loudenvielle
Zakarin all’ultimo Tour, verso Loudenvielle
Molti appassionati si preoccupano quando ti vedono affrontare una discesa pericolosa…

Io stesso sono consapevole di avere grossi problemi in discesa. Credo che sia cominciato tutto dopo la caduta al Giro del 2016 (si ruppe la clavicola nella celeberrima discesa del Colle dell’Agnello mentre era quarto in classifica generale e lottava per il podio, ndr). Sto lavorando a fondo per superare questo problema, vediamo come andrà.

Sulle salite italiane, invece, ti esalti: quali sono le tue preferite?

Direi che la mia preferita è lo Stelvio. Poi mi alleno spesso a Livigno e mi piacciono tutte le montagne che ti capita di scalare nei dintorni. Tutte, ad eccezione di una: il Mortirolo. Troppo duro…

La Gazprom Rusvelo 2021 è un bel mix tra guerrieri esperti e tanti giovani (foto @gettysport)
Gazprom, un bel mix tra esperti e giovani (foto @gettysport)
Com’è nato l’amore per la bicicletta?

Ho preso la bici che avevamo in famiglia e ho iniziato a pedalare. Ce la siamo passata tra fratelli. Tralascio la descrizione delle condizioni in cui è arrivata a me, ma non ci ho fatto troppo caso e ho cominciato ad usarla. Poi, a scuola, è arrivato un allenatore e ha chiesto chi voleva fare ciclismo: tutti hanno risposto di sì, perché ti davano una bicicletta e ai tempi non era una cosa da tutti. Alla fine, di tutti quei ragazzi, sono rimasto soltanto io a farlo come professione.

Ultimamente ti sei lanciato sui social: ti diverti?

Sì, ho iniziato ad aggiornare il mio profilo più frequentemente da un paio di mesi. Vedendo le domande che mi arrivano e quanto mi scrivono, devo dire che comincia a piacermi, anche perché non mi porta via troppo tempo libero.