CICLISMO

Longo Borghini: "Io in bici per passione, ma c'è troppa differenza con gli uomini"

Elisa Longo Borghini, 29 anni (LAPRESSE)

La campionessa italiana: "Io ho la testa dura ma le differenze con gli uomini sono troppe. I manager smascherati dal #Metoo? Sono dei vermi schifosi"

Alessandra Giardini

Racconta Elisa Longo Borghini che fra una settimana, dopo essersi vaccinata, partirà per le classiche, "sono andata a provare il pavé e mi ha affascinato, emozionato, è impossibile rimanere indifferenti, è come pedalare nella storia, correremo la prima Roubaix, rimarremo per sempre. Dobbiamo dire grazie alla generazione prima della nostra, che ci ha permesso di arrivarci. Quando ero lì, ho immaginato cosa poteva essere correre la Roubaix con una bici in alluminio, noi abbiamo i tubolari del 30 e le ruote più fighe, potremmo andare sulla luna". Domenica sarà a Cittiglio per il classico Trofeo Binda. 

Ha mai pensato che se fosse un maschio sarebbe ricca?

"Mai. Vado in bici perché mi piace, se lo facessi per soldi non farei i risultati. I miei colleghi fanno una vita dura, tanta fatica e tanti sacrifici, ma anche noi. Sarebbe ora di chiudere questa forbice, di avvicinare un po' i nostri salari ai loro. Non guadagneremo mai come gli uomini, ma non è giusto che la differenza sia di uno a venti".

Una donna presidente di una federazione, un'altra candidata alla presidenza del Coni. Siamo sempre lì che collezioniamo prime volte.

"Non dovrebbe essere così, dovrebbe essere normale anche vedere una donna Presidente del Consiglio. La penso come Cherie Pridham, d.s. del team Israel: il punto non è essere donna o uomo, ma essere o no all'altezza di un determinato compito".

Che cosa deve cambiare perché non ci stupisca più?

"Tutto parte dai bambini. Gli stereotipi si buttano giù con la cultura e l'educazione. Io sono cresciuta con due genitori che mi hanno lasciata libera. Mio padre ha sempre detto: certo, lo puoi fare, puoi fare tutto".

Non dobbiamo diventare come i maschi per avere diritti.

"Giusto. Siamo diverse, non dobbiamo snaturarci. Ultimamente c'è la tendenza ad aumentare il numero dei chilometri, ma diventando più lunghe le corse sono più noiose".

Valentina Vezzali è diventata la Sottosegretaria allo Sport. Lei si vedrebbe in politica un giorno?

"Onestamente non credo di avere le competenze, non è una mia aspirazione".

Che lavoro vorrebbe fare dopo il ciclismo?

"Vorrei rimanere in Polizia. Molto spesso si ha una visione distorta dei poliziotti, ma sono lì per proteggere le persone, per aiutarle. Non mi vedo dietro una scrivania: piuttosto Squadra Mobile, o squadre cinofile".

Ha mai fatto un altro lavoro? Magari d'estate?

"Se vale fare il fieno sì. Aiutavo mio nonno, su ad Asiago. E l'anno scorso, visto che ero ferma, sono andata a caricare balle di fieno con papà e i miei nipoti".

Quando vuole regalarsi una giornata di pace cosa fa?

"Vado in montagna. O a Milano a vedere una mostra con le mie amiche, l'arte mi piace. Faccio un giro in libreria, i libri sono romantici".

Qualche anno fa il presidente della Lega dilettanti disse che non voleva finanziare il calcio femminile per non "dare soldi a queste quattro lesbiche". Ha mai incontrato personaggi del genere?

"Sì, sono quelli della vecchia scuola. Anche il ciclismo è considerato uno sport da uomini".

Alfonsina Strada la chiamavano "puttana" perché andava in bici con le cosce di fuori.

"Anche mia mamma non era vista bene quando correva per Ornavasso con i pantaloni corti. E' più facile insultare una donna, pensano che se è sola non reagirà".

Lara Lugli, la pallavolista citata dal suo club perché rimasta incinta (ANSA)

Siamo un Paese in cui un club fa causa a una pallavolista perché rimane incinta (è stato il caso di Lara Lugli).

"Sono gli stessi che al colloquio di lavoro ti scartano se dici che vuoi avere una famiglia".

La crisi ha fatto perdere il lavoro a più di 300mila donne, sono sparite 4mila imprese guidate da donne.

"Che tristezza. Non riusciamo a immaginare un modello diverso: la cura dei bambini e degli anziani è sempre lasciata alle donne".

Pensa che anche nel ciclismo pagheranno le donne?

"Sinceramente no. Prendiamo talmente poco che non avrebbe senso. E' quasi ironico".

In Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna da un uomo che ama o che ha amato. Perché ci uccidono?

"Forse perché se per tanto tempo hai considerato qualcuno come una cosa di tua proprietà ti risulta difficile vederlo come una persona che pensa e decide per se stessa".

In Belgio l’inchiesta #Metoo ha rivelato che c'erano manager che pretendevano le foto in reggiseno delle atlete per farle correre.

"Vermi schifosi".

La Van Vleuten ha detto che l'anoressia è un problema di tutto il ciclismo, non di quello femminile.

"Condivido. E aggiungo che è un problema che esiste in tanti sport, e non va sottovalutato".

Esistono sempre i dirigenti che urlano se ti vedono mangiare?

"Fortunatamente ho la testa dura, faccio sport per essere in salute, mi voglio bene. Se uno mi dice culona non me ne frega niente. E' la strada a parlare, conta se arrivo prima in salita".

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