14 giugno 2020 - 13:58

Felline va all’attacco: «Voglio tornare ad alzare le braccia al cielo»

«Negli ultimi anni i risultati non erano stati dalla mia, ma avverto un cambiamento nella visione della squadra e voglio regalarmi qualche bella soddisfazione. Penso di poter ancora vincere»

di Timothy Ormezzano

Felline va all'attacco: «Voglio tornare ad alzare le braccia al cielo» Fabio Felline nella sua casa torinese
shadow

È ciclismo, ma sembra poker. Il torinese Fabio Felline, passato dalla Trek Segafredo all’Astana Pro Team, fa all-in dopo tanta sfortuna e troppi infortuni. E il suo, di certo, non è un bluff: «Voglio tornare ad alzare le braccia al cielo. Sono in grado di farcela». Magari da profeta in patria, tagliando per primo il traguardo della Milano-Torino del 5 agosto, il cui traguardo da Superga — per questa edizione — dovrebbe spostarsi a Stupinigi: «Meglio per me, che non sono uno scalatore. Imbroccare quella gara sarebbe qualcosa di grande. Diciamo che è un obiettivo reale, concreto». Il ciclista di 30 anni, di cui ben 11 trascorsi nel circuito professionistico, ha raccolto poco in rapporto alle sue grandi potenzialità. Adesso, per lui, è ora di giocare a carte scoperte: «Questo doveva, anzi deve essere l’anno del mio riscatto. A novembre tireremo le somme».

Felline, quanto ha patito il lockdown?
«Voglio vedere le cose positive: ho avuto tempo per allenarmi, sono stato bene in famiglia e ho riscoperto le cose indispensabili della vita. Ma ora ho una gran voglia di rimettere il numero sulla schiena. La stagione era cominciata bene (quinto e nono in due tappe del Santos Tour Down Under in Australia; ndr), voglio proseguire il mio nuovo percorso».

Sarà uomo-squadra all’Astana, con licenza di mettersi in mostra?
«Qualcuno forse ha dimenticato quanto avevo fatto di buono, perché negli ultimi anni i risultati non erano stati dalla mia. Ma adesso avverto un cambiamento nella visione della squadra, che ha anche per me programmi molto stimolanti. Voglio regalarmi qualche bella soddisfazione. Penso di poter ancora vincere. Il motivo per cui negli ultimi anni sono andato piano l’ho sempre conosciuto ed è legato a doppio filo a incidenti e infortuni».

Le occasioni, di certo, non mancheranno.
«Il calendario è stato strizzato in tre mesi, un cambio forzato per uno sport di tradizione che adesso deve sperimentare un bel po’ di innovazione. Ricordo tanti autunni caldi e molte primavere uggiose. Per dire, io a marzo ho già preso la neve mentre a ottobre non mi è mai successo. Quanto al Giro di Lombardia a Ferragosto, mi chiedo: e perché no?».

Il suo tour de force prevede anche il Tour, giusto?
«Sì, mentre al Giro d’Italia non dovrei esserci. L’Astana al Tour avrà una corazzata, con diversi ciclisti che hanno già vinto tappe della Grande Boucle come Lopez, Fraile e Leon Sanchez. Ho un calendario per ora solo ipotetico di impegni: Strade Bianche, Milano-Sanremo, il Giro del Delfinato e il Tour de France, le classiche nelle Ardenne e in Belgio che si correranno durante il Giro. E se c’è la possibilità, ovviamente, anche una classica piemontese. L’unica cosa che ho chiesto è di non finire la stagione troppo tardi».

Torino farà anche il tifo per il suo concittadino Umberto Marengo della Vini Zabù Ktm.
«Credo molto in lui, ha ottime potenzialità. Siamo grandi amici, sogniamo un giorno non troppo lontano di essere compagni di squadra. Quando siamo a Torino ci alleniamo sempre insieme. L’altra sera abbiamo mangiato insieme dell’ottima carne alla piastra in una brasserie del Principato di Monaco. E nei prossimi giorni andremo a pedalare al Monginevro».

Le parole d’ordine sono sempre quelle tatuate sulla pelle?
«Serenità, consapevolezza, determinazione. Servono nella vita, non solo nel ciclismo, altrimenti salta il banco. È fondamentale che le tre cose coincidano: evento che, lo ammetto, in carriera mi è capitato pochissime volte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA