PELLIZOTTI. «VINCERE IL TOUR SAREBBE DAVVERO IL MASSIMO...»

INTERVISTA | 10/03/2020 | 07:16
di Francesca Cazzaniga

È cominciata la seconda stagione da direttore sportivo per Franco Pellizotti. Nato a Latisana il 15 febbraio 1978, ma cresciuto a Bibione - non a caso è detto "il delfino di Bibione" -, dopo aver corso tra i professionisti, dal 2001 al 2018, il tecnico friulano è subito salito in ammiraglia con la Bahrain-Merida.


Dopo essere rientrato dall'UAE Tour ed essere stato "fermato" dal Covid19, Pellizotti racconta a tuttobiciweb le sue sensazioni ed emozioni a bordo dell’ammiraglia: «Il Lombardia 2018 ha segnato la fine della mia carriera da corridore. Già la sera stessa però ero seduto al tavolo dei diesse. Il passo è stato velocissimo. Le emozioni che ti regalano i ragazzi sono qualcosa di indescrivibile. La mia fortuna? Avere al fianco persone che ogni giorno mi insegnano moltissimo. La strada però è lunga ed ho ancora molto da imparare».


Quali sono state le emozioni più forti che ha vissuto in ammiraglia fino ad oggi?
«Sicuramente la Volta a la Comunitat Valenciana, la passata stagione. È stata la prima corsa da diesse ed è stata un’emozione che mi è rimasta impressa nel cuore, difficile da descrivere. Vivere la gara dall’ammiraglia è totalmente diverso rispetto ad essere corridore. È un grande onore poter consigliare quei ragazzi che fino a poco tempo fa sono stati dei compagni di allenamento. La vittoria di Marc Padun all’Adriatica Ionica Race è stata una grande soddisfazione. Il Giro d’Italia con Vincenzo (Nibali ndr) occupa un posto speciale nel mio cuore».

L’aspetto più gratificante di questo lavoro?
«Direi senza ombra di dubbio essere un punto di riferimento per i tuoi ragazzi. Sapere che credono in te ed in ciò che dici è estremamente gratificante, ti dà una marcia in più».

Quello più complicato invece?
«Da corridore sei il primo della lista. C’è sempre qualcuno pronto ad aiutarti e a metterti nelle migliori condizioni per poter correre. Da direttore sportivo, invece, sei l’ultimo. Prima di tutto bisogna pensare, come giusto che sia, ai corridori e allo staff, dai meccanici ai massaggiatori. L’organizzazione deve sempre essere al primo posto. In Bahrain-McLaren questo importante aspetto lo chiamiamo: “performance first"».

Qual è il suo bilancio del 2019?
«Più che positivo direi. La squadra si fida, per me è motivo di grande orgoglio ma ho ancora tanto da imparare. Come ho detto, apprendo ogni giorno da chi mi sta al fianco e ritengo che questo sia uno degli aspetti più importanti».

Nella sua prima in ammiraglia qual è il corridore che le ha regalato maggiori soddisfazioni?
«Tutti sono riusciti a regalarmi grandi soddisfazioni e motivi perché ricordassi questa stagione, li ringrazio».

Quali sono gli obiettivi del Team Bahrain-McLaren per questa stagione?
«L’obiettivo principale è il Tour de France. Mikel Landa è il nostro uomo di punta. Tutto il nostro lavoro è finalizzato alla Grande Boucle e abbiamo alte aspettative. Peccato che Mikel sia stato costretto a rinunciare alla Parigi-Nizza per i postumi di una caduta, ma c'è tempo per recuperare».

Ha un sogno nel cassetto?
«Non in particolare. L’aspetto a cui tengo di più è il continuo miglioramento, i risultati poi arrivano e sono una conseguenza dell'allenamento e della corretta programmazione del lavoro. Ne sono certo, anche se devo ammettere che vincere il Tour de France, sarebbe qualcosa di indescrivibile...».

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COMMENTI
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10 marzo 2020 10:32 mimandapicone
Ma con chi deve vincere, mi meraviglio che e' stato fino poco tempo fa in gruppo, dovrebbe ripeto dovrebbe , perchè non è detto, poi essere direttore è un po' diverso che essere corridore, vedremo

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