INEOS, LE RIFLESSIONI DEL "TOSO"

INTERVISTA | 16/11/2019 | 07:28
di Francesca Cazzaniga

In punta di piedi ma con grande determinazione: così Matteo Tosatto è entrato due anni fa nello staff tecnico di uno dei team più forti del mondo - la Sky diventata poi Ineos - e si è fatto apprezzare grazie a competenza e professionalità, fino a divenire un punto cardine della formazione britannica. Onore e merito, quindi, a Matteo Tosatto, classe 1974, trevigiano di Castelfranco Veneto, salito in ammiraglia dopo una lunghissima carriera da corridore durata vent’anni.


Quali sono state le emozioni più forti che ha vissuto in ammiraglia fino ad oggi?
«Sicuramente il debutto da direttore sportivo al Giro di Polonia, nell’estate 2017. Ricordo che a fine 2016 stavo ancora pensando di poter correre almeno fino al Giro d’Italia, poi così non è andata e pochi mesi dopo ero già in ammiraglia: è stato qualcosa di davvero unico e indescrivibile. Un’altra grande emozione per me è stata la vittoria di Diego Rosa alla Coppi e Bartali nel 2018. In quest’ultima stagione invece le emozioni più forti le ho provate alla Milano-Sanremo con il terzo posto di Michal Kwiatkowski e al Lombardia, grazie a Egan Bernal che ha firmato una grande corsa arrivando terzo».


L’aspetto più gratificante di questo lavoro?
«Per me essere direttore sportivo è bellissimo sotto tutti gli aspetti. L’aspetto più gratificante però, è l’essere ascoltato. È immensa la soddisfazione che si prova quando parli con i tuoi corridori e li vedi che, guardandoti negli occhi, cercano di cogliere ogni piccola sfumatura del tuo discorso. Questo, da parte loro, significa aver fiducia in chi hanno davanti ed è un aspetto fondamentale».

Quello più complicato invece?
«Tutta la vita è complicata - ride -. Penso che l’aspetto più difficile sia la ricerca del lato positivo dopo una sconfitta. L’essere stato corridore mi aiuta a capire quanto sia importante trasmettere questo valore: ci sono momenti in cui devo far capire ai ragazzi che dalle sconfitte ci si rialza sempre più forti».

Un bilancio di questo 2019?
«Noi del Team Ineos non abbiamo vissuto una stagione brillante come la quella precedente, nella quale avevamo vinto sia il Giro d’Italia con Chris Froome che il Tour de France con Geraint Thomas. La Grande Boucle però anche quest’anno ci ha sorriso con Egan Bernal che ha vinto la maglia gialla e Geraint Thomas che è giunto secondo. Era importante che la corsa a tappe numero uno del mondo restasse in casa Ineos. Quest’anno dobbiamo che dire che la fortuna non è stata dalla nostra parte e ammettiamo che nelle Classiche del Nord non siamo andati come avremmo voluto. Ma c’è un altro aspetto positivo che ci dà fiducia e sono i risultati colti dai nostri giovani: Pavel Sivakov ha vinto il Giro di Polonia e il Tour of the Alps, Ivan Sosa ha conquistato la Vuelta a Burgos e poi abbiamo contribuito alla crescita di un grande Filippo Ganna: in pista e nelle cronometro ha raggiunto livelli molto alti. I risultati penso si siano visti... Nel complesso è stata una buona stagione, abbiamo sbagliato sotto certi punti di vista e ne siamo consapevoli. Stiamo lavorando per migliorare già nela prossima stagione».

Il primo appuntamento sarà...
«Il primo ritiro è in programma a dicembre: dall’8 al 20 ci troveremo tutti insieme a Palma di Maiorca. Poche settimane più tardi sarà già tempo di affrontare la prima corsa, che sarà come sempre il Tour Down Under, in Australia».

Quali sono gli obiettivi principali del Team Ineos per il 2020?
«Il primo è quello di difendere il titolo del Tour con i nostri talenti più forti. Entrerà a far parte della nostra formazione anche Richard Carapaz e quindi punteremo a disputare anche un buon Giro d’Italia. La vittoria? Perché no... Un altro obiettivo sarà quello di migliorarci nelle Classiche del Nord. E per questo potremo contare anche su un “nuovo” Gianni Moscon. Sono sicuro che sarà pronto per un riscatto personale e tutti noi del team speriao possa essere protagonista di una bella stagione».

Ha un sogno nel cassetto?
«Si, ma non a breve termine. Mi piacerebbe, in futuro, diventare il commissario tecnico della Nazionale. Ma diamo tempo al tempo, non serve correre. Davide Cassani, secondo me, sta facendo un ottimo lavoro ed è riuscito a creare anche una bellissima atmosfera all’interno del gruppo. Del resto, i risultati parlano chiaro...».

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