I Volti Nuovi del Gruppo, Edoardo Affini: “Continuerò a lavorare sulle cronometro, sognando la Roubaix”

Prosegue il nostro percorso per conoscere meglio i Volti Nuovi del Gruppo nella stagione 2019. Attraverso questa rubrica andremo a presentare i corridori italiani che si affacciano quest’anno tra i professionisti. Quest’oggi è il turno di Edoardo Affini, che è pronto a debuttare con la maglia della Mitchelton-Scott dopo le grandi prestazioni del 2018. Nato a Mantova nel 1996, il suo percorso di crescita è stato atipico rispetto ad altri giovani italiani, visto che nel 2017 ha deciso di emigrare nei Paesi Bassi alla SEG Racing Academy, dove ha potuto confrontarsi già con alcune corse professionistiche. Lo scorso anno ha vinto la tappa inaugurale del Giro d’Italia U23, indossando la prima maglia rosa, per poi laurearsi campione italiano in linea e a cronometro, specialità in cui ha poi  vinto la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo e ai Campionati Europei. Insomma, un ottimo biglietto da visita in vista del primo anno tra i grandi.

Come ti sei avvicinato al ciclismo?
È lo sport di famiglia. Lo hanno praticato prima mio nonno Giulio e poi mio papà Roberto, che è arrivato fino a quello che oggi è il dilettantismo. Ho iniziato da piccolo, guardando una corsa che si svolgeva nei dintorni di casa mia ho deciso di provare anch’io con la bicicletta, e da lì non  ho più smesso.

Nella tua giovane carriera i risultati migliori li hai ottenuti a cronometro. Ti definisci un cronoman puro?
Penso sia ancora presto per dirlo. Devo ancora fare la mia prima vera corsa da professionista, quindi devo ancora prendere bene le misure. Sicuramente fino ad adesso le cose migliori le ho fatte a cronometro. Mi so difendere su molti terreni, anche se purtroppo non sono molto veloce quindi non è mai facile vincere tante corse. La vittoria del Campionato Italiano in linea, però, è stata una bellissima soddisfazione.

A proposito di questo, nel 2018 hai ottenuto un sacco di vittorie di prestigio. Quale ricordi con più piacere?
La vittoria nel campionato nazionale a cronometro è stata una bella liberazione. Sin da quando sono allievo partecipo a questa corsa, ma non ero mai riuscito a vincere, sembrava quasi una maledizione. Finivo sempre sul podio: secondo, terzo, quarto, ma la vittoria non arrivava mai. Finalmente sono riuscito a portarmelo a casa. Delle cinque vittorie che ho ottenuto, però, è difficile individuarne una in particolare, perché tutte avevano il loro valore.

Pensi che il fatto di andare all’estero ti abbia aiutato a crescere? È un’esperienza che consiglieresti ai giovani corridori emergenti?
Ho deciso di fare questa scelta quando dovevo passare dal secondo al terzo anno di under 23. All’inizio in molti hanno storto il naso, ma adesso che son passato professionista posso dire che è un’esperienza che consiglierei ai giovani. Chiaramente non puoi decidere te se andarci o meno, devi essere cercato, però se la struttura è buona e il programma corse invitante penso sia giusto sfruttare l’occasione. È utile non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello personale, perché ti abitui a relazionarti con persone di altri paesi e con una cultura diversa. Io per esempio adesso parlo già inglese e non ho bisogno di studiarlo.

Quali saranno le tue prime corse da professionista?
Debutterò domenica alla Clasica de Almeria. Dopodiché farò la Vuelta a Andalucia e la Kuurne-Bruxelles-Kuurne; a quel punto faremo il punto della situazione e valuteremo il da farsi. Si può dire che ho un calendario di massima, ma con la squadra abbiamo deciso di procedere senza fretta e analizzare il tutto dopo le prime corse.

La tua squadra parteciperà a tutte le corse più importanti; speri di essere al via di qualcuna in particolare?
Partecipare alla Parigi-Roubaix al primo anno da professionista sarebbe una grandissima soddisfazione. Immagino possa essere durissima, ma sarebbe una bella sfida.

Come ti trovi sul pavé?
Penso di potermi trovare bene. Dal punto di vista fisico sono abbastanza adatto; la mia stazza me lo rende sicuramente più amico rispetto alle salite. Ho partecipato alla Parigi-Roubaix juniores con la Nazionale e poi anche da dilettante. Mi piace, è brutale, ma è una corsa che ti esalta.

Pensi di poter essere già al via di un Grande Giro?
Credo proprio di no. Al 99% direi che sono esclusi. Penso ne riparleremo il prossimo anno, in base a come andrà la mia crescita. Sicuramente farò tante corse a tappe di una settimana, ma niente di troppo stressante, visto che il fisico non è ancora maturo. Poi magari durante l’anno può cambiare qualcosa, ma al momento lo escluderei.

Il primo impatto con la Mitchelton-Scott come è stato?
Sicuramente buono, mi sembra un ambiente molto professionale ma al tempo stesso amichevole e familiare. Sanno quando è il momento di essere seri al massimo e quando invece ci si può un po’ lasciare andare. Non ho percepito pressioni o stress e sia lo staff che i corridori mi hanno fatto una buona impressione. Per me passare da una Continental ad una WorldTour è un salto grande e mentalmente dovrò abituarmici. Per fare un esempio, se prima avevi la tua bici e quella era, ora sei parte attiva del suo sviluppo, ti confronti coi meccanici e con gli sponsor, c’è molto dialogo e non viene lasciato nulla al caso.

Hai un obiettivo particolare per questo 2019?
Come dicono tutti, la cosa più importante è quella di guadagnare la maggior esperienza possibile. Sarà banale, ma è la verità. Cercherò di aiutare il più possibile la squadra e mi piacerebbe continuare a lavorare sulla specialità della cronometro. Senza fare grossi proclami, mi piacerebbe riuscire a centrare qualche buon risultato in alcune prove contro il tempo.

Hai un idolo?
Son sempre stato un grande fan di Fabian Cancellara. Mi emozionavo sempre quando attaccava sulle pietre. Vederlo esprimere una tale potenza era qualcosa di spettacolare.

Se ti dovessimo richiamare tra un anno, cosa speri di poterci dire?
Spero di potervi dire che la stagione sia filata via liscia senza particolari intoppi, che ho fatto delle buone esperienze e di essere pronto per una seconda stagione da professionista con qualche ambizione personale in più.

 

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