Matteo Pelucchi, il velocista di Giussano (MB) ma residente a Chiasso da sette anni, professionista dal 2011, di cui le ultime due stagioni nel team tedesco world tour Bora Hansgrohe, ci racconta il suo percorso da professionista caratterizzato da problemi di salute fortunatamente risolti e del suo nuovo team a cominciare dalla prossima stagione, il team professional Androni Giocattoli Sidermec.
Dopo la vittoria al Giro di Slovacchia (settembre scorso) hai dichiarato di essere uscito da un tunnel durato mesi, a cosa ti riferivi?
“Mi riferisco ai problemi di salute che ho avuto in questi anni, e che nelle ultime due stagioni erano diventati tanto importanti da compromettere molto il mio rendimento. Ho lavorato duro con il mio staff per capire e risolvere questi problemi, ed è stato un cammino lungo e faticoso, a volte ho pensato addirittura di mollare tutto. Fortunatamente a fine 2017 ho trovato la strada giusta da seguire. In questa stagione penso di poter affermare di essere in evoluzione positiva e la vittoria ne è la prova”.
Questo momento negativo è stato determinante per il tuo passaggio, dalla prossima stagione, al team Androni Giocattoli Sidermec o ci sono altri motivi?
“Il team Androni Giocattoli Sidermec è una squadra che ha capito la mia situazione e il mio potenziale, e da parte mia avevo bisogno di ritrovare stimoli con persone che credono in me. Sono una grande squadra, tra le migliori in Europa, con loro potrò avere più spazio di quello che avevo in Bora Hansgrohe e questo è quello di cui ho bisogno ora”.
Hai militato per diversi anni nel circuito world tour, gli ultimi due anni nella Bora Hansgrohe, come ti sei trovato in questo team e che rapporto hai con Sam Bennett?
“Nella Bora mi sono trovato bene, purtroppo è difficile avere i propri spazi visto che eravamo cinque sprinter in squadra e facevamo solo due attività, inoltre i problemi di salute non mi hanno certo aiutato. Con Sam ho un ottimo rapporto, ci rispettiamo e stimiamo a vicenda, è migliorato tantissimo nelle ultime due stagioni ed è un velocista fortissimo”.
Tra i vari velocisti in gruppo, c’è qualcuno che stimi di più?
“Li stimo tutti…”
Che tipo di velocista ti consideri? Qual’e’ l’arrivo ideale per te?
“Sono un velocista da volata lanciata o meglio non sono fortissimo nelle ripartenze a bassa velocità. Diciamo che un arrivo ad alta velocità dove bisogna fare cadenza è l’arrivo che preferisco di più”.
C’è uno sprint che ricordi per qualche sua particolarità, al di là della vittoria?
“Ricordo con piacere l’arrivo della 3^ tappa del Giro di Polonia 2015, l’arrivo era in discesa e si andava a una velocità vicina ai 70km/h e riuscii a vincere al fotofinish, passando tra due corridori e sfiorando una transenna, fu decisamente una bella vittoria!”
La pista l’hai abbandonata o continui a fare delle gare?
“Ogni tanto faccio ancora pista per allenamento e faccio anche qualche gara, mi piacerebbe farne di più ma con l’attività su strada diventa sempre difficile”.
Tornando alla Androni, che ruolo avrai all’interno della squadra la prossima stagione?
“Il velocista, io e Manuel Belletti ci spartiremo il programma, penso che correremo poco assieme, ma credo anche che possiamo essere più forti se ci aiutiamo a vicenda”.
Che tipo di preparazione stai affrontando?
“Sto facendo palestra ma non troppa e da poco ho ripreso a pedalare per fare una buona base di chilometri”.
Quale calendario ti aspetterà e con quali obbiettivi?
“Non abbiamo ancora discusso il calendario, ma so che inizierò alla Tropicale Ammissa Bongo il 21 gennaio”.
Cosa pensi della gran folla di gente e tifosi che incontrate lungo le strade durante le gare?
“Sicuramente i tifosi dovrebbero stare più attenti quando vanno alle gare, specialmente negli arrivi in volata, credo che molte persone non si rendano conto a che velocità andiamo e non capiscono di mettere in pericolo noi ma anche loro stessi”.
Ti rimproveri qualcosa finora nella tua carriera da ciclista?
“Sicuramente cambierei alcune cose ma sono anche contento di quello che ho fatto, non nasciamo con il libretto d’istruzioni quindi nella vita si prova e si sbaglia ci sta…”
C’è qualche aspetto del ciclismo moderno che non ti piace? Cosa cambieresti?
“Mi piacerebbe che venissero ascoltate di più le squadre in merito alla riforma del ciclismo, per il resto credo che dovremmo fare qualche passo indietro a livello di tecnologie nel ciclismo, è successo anni fa in Formula Uno ed in altri sport, e forse è ora di pensarci anche nel ciclismo, lo renderebbe più umano e più vicino alle persone”.
Che cosa invece il ciclismo ti ha insegnato e che applichi nella vita quotidiana?
“La costanza l’ambizione di raggiungere un risultato e fare il massimo per raggiungerlo”.
Hai altre passioni al di fuori del ciclismo?
“Mi piacciono le moto, ho molti amici piloti li seguo e mi appassionano le loro gare”.
Stai pensando anche al tuo futuro dopo l’attività agonistica?
“Si ci penso e sto lavorando già anche per il mio futuro, ma per ora sono ancora tanto impegnato su quello che sto facendo adesso, il ciclismo è uno sport esigente che lascia poco tempo libero, ma in ogni caso non voglio farmi trovare impreparato quando finirò la mia carriera”.
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