Nibali: «Il ciclismo hi-tech per battere la noia»

Nibali: «Il ciclismo hi-tech per battere la noia»
3 Minuti di Lettura
Lunedì 10 Dicembre 2018, 12:08
Vincenzo Nibali, dopo una stagione iniziata in gloria con la vittoria alla Milano-Sanremo, ha visto mesi difficili dopo la caduta al Tour de France. Ora il siciliano riparte carico di stimoli e tra i suoi obiettivi c'è la vittoria a un grande giro e in una classica. Lo rivedremo ancora con i colori della Bahrein Merida, dove corre con il ruolo di unico capitano.
Che stagione è stata quella appena conclusa?
«È stata una stagione iniziata benissimo con la vittoria alla Milano-Sanremo. Poi al Tour mi sono fratturato una vertebra toracica e la situazione è cambiata in negativo. Ci vogliono non meno di 4-5 mesi per recuperare completamente da un infortunio come questo. Ora penso di essere riuscito a riprendermi del tutto. Una stagione con alti e molti bassi».
Come concluderà questo 2018 con la Bahrein Merida?
«Siamo in partenza per il primo ritiro in vista della nuova stagione. Abbiamo concluso tutte le visite mediche a Torino e andremo in Croazia come lo scorso anno, dove programmeremo le gare per il 2019 e faremo gruppo anche con i nuovi arrivati iniziando a fare allenamenti insieme».
Oggi vediamo un ciclismo molto più tecnologico rispetto a pochi anni fa...
«Penso che il mondo debba andare avanti in tutto e che le diverse forme di tecnologia ci siano un po' in tutti i settori e quindi anche nello sport. Se queste tecnologie ci aiutano a fare meglio in corsa e stare anche meglio fisicamente trovo giusto utilizzarle».
La sua squadra è la prima a utilizzare il casco con gli elettrodi che mandano impulsi al cervello. Si chiama stimolazione cerebrale transcranica: l'ha provata?
«No, perché abbiamo una sola macchina ed è stata utilizzata da Pozzovivo durante il Giro d'Italia. Non viene usata in corsa ma nella fase di riposo e serve per recuperare prima lo sforzo fisico. Ultimamente sono stato a un congresso sulla tecnologia applicata allo sport e ci sono cose incredibili che vedremo in commercio tra qualche anno».
Cosa l'ha colpita di più?
«C'è una pillola che comunica a un computer la disidratazione dell'organismo durante lo sforzo fisico e poi una maglietta con holter incorporato per controllare la frequenza cardiaca. Ogni anno miglioriamo di più».
Valverde a 40 anni ha vinto il suo primo mondiale, un tempo i corridori smettevano molto prima. Cosa è cambiato?
«L'età è solo un limite mentale e Valverde lo ha pienamente dimostrato. Lui non ha vinto solo il mondiale ma ha corso da grande protagonista tutta la stagione. Oggi, per come siamo seguiti, abbiamo il fisico che recupera prima e dura di più».
Ha già deciso se farà solo Giro o Tour oppure provare un'accoppiata con la Vuelta?
«Presto per dirlo. Discuteremo dei programmi durante il ritiro e quindi non ci sbilanceremo prima di una decina di giorni».
Tra i suoi programmi potrebbero esserci anche Milano-Sanremo e Liegi-Bastogne-Liegi?
«Farò sicuramente la Sanremo, voglio difendere il titolo. Per la Liegi non abbiamo deciso».
Ha già iniziato a studiare il percorso del Giro e del Tour? «Entrambi sono molto interessanti. Il Giro mi sembra molto più tecnico mentre il Tour è un po' più duro. Poi il Tour quasi non ha frazioni a cronometro, mentre il Giro ne avrà ben tre e questa è una delle grandi differenze».
Sagan ha detto che il ciclismo è diventato uno sport noioso...
«In parte la penso come lui, anche se Sagan fa riferimento al divertimento che provava facendo mountain bike. Nella strada c'è un inizio forte, con i corridori che vanno in fuga, poi c'è una fase di assestamento e infine l'ultima ora e mezzo di corsa in cui il ritmo torna a salire e questo può diventare noioso».
Cosa si aspetta per la nuova stagione?
«Vorrei vincere una grande corsa a tappe - il Giro è quella che mi piace di più - e una classica».
Francesca Monzone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA