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Ciclismo, Ulissi alza l'asticella: ''Ho grande voglia di fare''

Il capitano della Uae Abu Dhabi: ''Si parte con la consapevolezza che molto è cambiato. Non ci sono squadre italiane, è vero, ma gli italiani sono dovunque, siamo ancora la spina dorsale di questo sport''

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ROMA - La serie A del ciclismo ha iniziato a corrersi contro nel Tour Down Under, e in Australia, da dove ha preso il via la versione extralarge del World Tour, c'è anche tanta Italia (13 gli uomini al via). Sarà una costante, gli italiani nella massima divisione del ciclismo sono 61, un'enormità, nessun altro paese ha più corridori. Il Belgio si ferma a 51, i francesi sono 49, 41 gli spagnoli, appena 17 i britannici. E va bene, non ci saranno più squadre italiane, dopo la chiusura della Lampre, ma sono ben 22, oltre il 15% del totale, i manager e i direttori sportivi sparsi nelle varie formazioni. In due soprattutto, le due grandi novità mediorientali, la Bahrain-Merida di Vincenzo Nibali, e la Uae Abu Dhabi. Il capitano di quest'ultima tra le curve e al caldo dell'isola-continente è Diego Ulissi.
Si parte come, Ulissi?
"Con voglia, con grandissimo entusiasmo, con la consapevolezza che molto è cambiato".
Si riferisce al primo cambio di maglia della sua carriera?
"Sicuramente, avevo sempre corso col blu-fucsia della Lampre e ora mi tocca il bianconero. Ottimo, tra l'altro, sono colori che mi piacciono, sono juventino. Abbiamo una bella squadra, ricca di ragazzi interessanti come Ganna, Troia, Ravasi, e poi può essere l'anno di Meintjes".
Che anno sarà per lei, invece?
"Importante, ho 27 anni, sono nel pieno della maturità agonistica e mi piacerebbe alzare l'asticella. Sono concentrato sulle classiche delle Ardenne, ma partire bene già in Australia sarebbe una grande iniezione di fiducia. Ho grande voglia di fare".
La gamba gira?
"Ci siamo preparati a Terracina, la temperatura è sempre stata intorno alla zero e qui invece siamo tra i 25 e i 30 gradi. Ho lavorato bene, credo di stare già piuttosto bene. Certo, gli australiani andranno forte, è la loro corsa nazionale e hanno già fatto qualche gara. Ci saranno diverse tappe mosse, le mie. Non prometto il risultato, ma qualcosa mi aspetto".
Che anno sarà?
"Interessante. Non ci sono squadre italiane, è vero, ma gli italiani sono dovunque, siamo ancora la spina dorsale di questo sport, abbiamo i tecnici migliori, siamo i più numerosi, avremo una gran bella nazionale da qui a molti anni. Il sistema Italia si vede da questi numeri, più che dal numero di squadre. Mi auguro che a breve però gli sponsor e l'interesse da noi possano tornare. Mi sembra una cosa innaturale. Noi abbiamo però le bici italiane, tutto il management, tutta la struttura. Siamo una squadra italiana, di fatto, sponsorizzata da Abu Dhabi".
A questo proposito, è stato un autunno turbolento per voi: prima lo sponsor cinese che promette e non mantiene, la licenza negata in un primo momento dall'Uci, Abu Dhabi che chiude il contratto in una settimana.
"Mai avuto paura di restare a piedi, ero sicuro che la situazione si sarebbe risolta in qualche modo, io sono andato giù a testa bassa e ho pedalato tanto e bene, mi sono preparato come sempre".
Per la prima volta in carriera potrebbe cambiare programma e fare il Tour al posto del Giro.
"Il Tour mi affascina, è un'idea possibile ma non sono ancora sicuro, dovremo parlarne col team. Al Giro ho vinto 6 tappe in carriera, il Tour non l'ho mai corso. La squadra tiene molto a entrambe le corse, gli anni scorsi abbiamo sempre dato la priorità al Giro. Vedremo, potrebbe essere, ma ora penso solo ad arrivare bene ad Amstel, Freccia e Liegi".
Sullo sfondo, c'è il Mondiale di Bergen. Un percorso potenzialmente adatto a un corridore come lei.
"Il Mondiale è il sogno di tutti, soprattutto con un corridore con le mie caratteristiche. Ci penso, è naturale, vorrei arrivare bene a settembre. Ci sarà tanto da pedalare, ma sono prontissimo".
 
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