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Mareczko, il polacco azzurro: "Peccato, si poteva vincere"

E' il primo italiano di seconda generazione a vincere una medaglia nel ciclismo. Nato a Jaroslaw, è in Italia da quando aveva 4 anni

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DOHA - "Cuba" aveva quattro anni la prima volta che vide l'Italia, le sponde del lago di Garda dove mamma Dorota scelse di costruirsi una vita nuova, mettendosi la Polonia e il passato alle spalle. Jakub Mareczko, bronzo nella corsa in linea degli Under 23, è il primo italiano di seconda generazione a medaglia in un Mondiale di ciclismo, lui che è figlio di genitori polacchi ed è nato a Jaroslaw, nel 1994. Un anno prima Zenon Jaskula aveva chiuso al terzo posto il Tour de France. Ha la doppia cittadinanza, "Cuba", ma non ha avuto dubbi e ha scelto il paese adottivo, quello di gran parte della sua vita.

Da dove iniziamo, da dove inizia questa storia?
"Da Raffa di Puegnago, Brescia, Valtenesi, tremila abitanti Puegnago, la città capoluogo, Raffa poche case".
E uno che va forte in bici.
"Uno che ha imparato a fare bene le volate. Questa medaglia è forse un oro perso, ma di sicuro era difficile contro Norvegia e Germania, sapevamo che erano le squadre più forti, quelle da temere, ero in rimonta alla fine, altri 20 metri e forse sarei passato".
Qualche polemica sulla sua presenza qui, dato che, nonostante l'età, è già un professionista. Non sarà forse desueta la categoria U23, dato che ormai tutti passano pro assai prima?
"Mi hanno chiamato e sono venuto, le mie volate le ho sempre fatte, ho sempre vinto, avevo l'età e il regolamento lo permette, quindi perché no?"
Caldo e che altro, qui a Doha?
"Caldo ma mica tanto, abbiamo corso in condizioni peggiori altrove, e il circuito è bello, filante, curve facili, strade larghe, asfalto ottimo".
Ha dedicato la medaglia a mamma Dorota.
"La persona più importante, assieme alla mia ragazza".
Al Giro era arrivato ultimo nella crono iniziale, con un tempo che magari a piedi avrebbe fatto meglio.
"Non aveva senso rischiare, me la presi comoda... Comunque poi sono stato male dopo poche tappe e sono tornato a casa".
13 vittorie al primo anno da pro, 8 quest'anno. È nata una stella?
"Spero di continuare a crescere".
2017 sempre in Wilier Southeast?
"Credono in me, mi hanno lanciato giovanissimo, se cresco un pochino sulle salite brevi posso dire la mia su percorsi anche più complessi. Ma ben venga, ogni tanto, un Mondiale per velocisti, cavolo".
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