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Giro, Scarponi l'oro di Nibali: ''La mia fatica a disposizione di un sogno''

Michele Scarponi in azione (ansa)
Dentro l'impresa del siciliano c'è un uomo che resterà più di altri nell'immaginario collettivo per i suoi sforzi, le sue smorfie, per la sua fedeltà: ''Amicizia e fatica, così Vincenzo ha fatto la storia''
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CUNEO - C'è un uomo, dentro l'impresa di Nibali, che resterà più di altri nell'immaginario collettivo per i suoi sforzi, le sue smorfie, per la sua fedeltà. Sul volto di Michele Scarponi, il giorno dopo l'impresa, c'è gioia, stanchezza, la solita indomabile allegria.
Quanto è stata dura?
"Tostissima, ma io lo sapevo, lo sapevo che Vincenzo...".
Ad Andalo tutti a contare i malanni di Nibali, i watt, le pedalate, a fare bilanci. Era martedì scorso.
"Il ciclismo è così, le grandi corse a tappe durano tre settimane e i bilanci, questa storia lo insegna, bisogna sempre farli alla fine".
Lei era con Nibali già al Tour 2014. Più bella questa o quella vittoria?
"Diverse, in Francia vincemmo con uguale, enorme sforzo ma in modo diverso, più costante. Qui si è deciso tutto alla fine, sull'ultima salita dell'ultimo giorno. Quel che è stato qui, passerà comunque alla storia, come Vincenzo, un campione grandissimo".
La ricorderanno tutti fermo sul ciglio della strada sotto l'Agnello ad aspettare Nibali, nonostante fosse già lanciato verso una vittoria di tappa.
"Ho messo piede a terra, mi sono rifocillato, la squadra mi ha detto che Kruijswijk aveva avuto un problema e ho dato il mio contributo". E ieri, a fare il ritmo a denti stretti sulla Lombarda.
"Una grande manovra di squadra, più avanti avevamo anche Kangert che ha dato una mano a Nibali nel momento finale della salita. Che dire, siamo stati bravi. Ho avuto grandi giornate e le ho messe a disposizione di un sogno".
La sua stagione aveva subito uno stop alla Tirreno-Adriatico, clavicola rotta, Giro in dubbio. Quanto ha lavorato per diventare lo Scarponi di questi giorni?
"Tanto e con umiltà. L'amicizia con Vincenzo ha fatto il resto".
Com'è che l'Astana vince sempre, o quasi, i Grandi Giri?
"È l'impostazione di squadra che abbiamo, siamo focalizzati sulle grandi corse a tappe, al punto da trascurare o quasi il resto del calendario. Tranne il Lombardia di Nibali, raramente abbiamo vinto classiche. Abbiamo metodologia, strategia, intelligenza tattica. Sappiamo muoverci di squadra, sappiamo mettere sul piatto il valore complessivo del team. Quasi sempre, infatti, vinciamo la classifica a squadre".

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Il suo futuro resterà legato a quello di Nibali?
"Vedremo, il contratto con l'Astana si chiuderà a fine stagione, ma comunque ho voglia di continuare a correre per altri due, tre anni, finché il fisico me lo permetterà. Magari crollo improvvisamente e mollo tra un anno, chi lo sa".
Nel futuro, a breve termine, c'è anche l'Olimpiade di Rio in appoggio a Vincenzo?
"Ne parlerò domani con Cassani. Non facendo il Tour, dovrò trovare comunque la condizione e fare un programma mirato di avvicinamento. Sarebbe bello e sicuramente darei il mio contributo, come ho sempre fatto".
Com'è, per uno che ha anche vinto un Giro, fare il gregario alla maniera dei Carrea, dei Gismondi?
"Bello, quando si vince. Una faticaccia e basta quando si perde. Ma è sport. E sono contento di essere stato parte di questa grande storia".
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