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Parola di Nibali: "Spettacolo e coraggio, così attacco il Giro"

Vincitore nel 2013, il siciliano è il grande favorito della corsa che parte domani dall'Olanda: "Il ciclismo è cambiato, siamo controllati, il passaporto biologico funziona Le accuse di Di Luca e Gasparre? Due ex..."

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Tre Cime di Lavaredo, maggio 2013, Vincenzo Nibali passa come un pupazzo di neve e vince l'ultima tappa di montagna di un Giro già stravinto. Il giorno dopo, a Brescia, il siciliano alza al cielo la molla dorata. Ringrazia, saluta. La storia tra Vincenzo e il Giro, che si era fermata allora, a Piazza della Loggia, ripartirà domani. Da Apeldoorn, Gheldria, Olanda. In maglia tricolore. L'ultimo a vincere il Giro vestito da campione italiano è stato Ercole Baldini, nel 1958.

Si parte, ma come si parte, Nibali?
"Non sono al 100%, al Trentino sono andato male, è evidente, mi aspettavo qualcosa di più".

È persino andato in fuga e lavorato per i compagni.
"Mi sono messo a disposizione, dato che ero fuori classifica".

Poi la Liegi, nel gelo. Male, sul Saint-Nicolas.
"Sono mancate le gambe nel momento decisivo, non è una bella sensazione, ma venivo da settimane di carico al Teide, in altura, ero ancora imballato".

Adesso come va?
"Ho lavorato molto nell'ultima settimana, sono stato a Roccaraso a visionare l'arrivo della prima tappa di montagna. Sensazioni buone, mi fido della tabella di Slongo".

Prendiamola per buona: entrerà in forma quando il Giro, anche, prenderà forma. Sulle Dolomiti.
"Il piano è quello, ma bisogna salvarsi prima, e di tappe insidiose ce ne sono un bel po'. La preparazione era finalizzata al Giro, negli ultimi 3 anni avevo sempre fatto il Tour, avevo una sorta di disabitudine all'entrare così presto in forma. Ho vinto bene all'Oman, a febbraio".

Poi, alla Tirreno, le cancellano la tappa regina per neve. E lei si arrabbia.
"Naturalmente. La Tirreno era un passaggio importante della stagione, non aver potuto fare quella tappa non mi ha dato la possibilità di confrontarmi con i migliori in salita. Speriamo che il maltempo non condizioni anche questo Giro".

Pare siano pronti i famosi piani B per le tappe più a rischio.
"Ci sono molte salite oltre i duemila, le più belle ma anche le più rischiose a maggio. Gli organizzatori però hanno fatto tutto a puntino, i percorsi alternativi ci sono e mi fanno stare tranquillo".

Gli avversari vanno, intanto. Landa le ha dato minuti al Trentino.
"Volava, e poi lo conosco bene, è stato con noi fino allo scorso anno, è un grande corridore e ha una squadra forte".

Potrebbe essere lui l'avversario numero uno?
"Sicuramente, ma non mi fido di Valverde, un grande campione. E occhio al colombiano Chaves, a Dumoulin, a Uran, a Majka. E soprattutto a Zakarin".

Il russo della Katusha.
"Giovane, dalle prospettive inesplorate, un anno fa vinse una tappa difficile, è cresciuto, in salita va".

Dove si spezzerà l'equilibrio?
"La crono nel Chianti è tosta, non per cronomen puri, ma per chi ha gambe e fiato. Prima c'è Arezzo, con lo sterrato. E comunque bisognerà arrivare in piedi, non cadere, difendersi anche nelle prime tre tappe in Olanda. Io e gli altri, naturalmente".

Quanto è cambiato, Nibali, negli ultimi tre anni?
"Corro sempre nello stesso modo, con coraggio, con grande voglia di dare spettacolo. La gente mi conosce così e amo il contatto, sento la responsabilità ma anche la spinta".

Negli ultimi giorni gli ex Di Luca e Gasparre hanno sparato a zero contro il gruppo: tutti o quasi dopati, per loro.
"Sono due ex, appunto, il ciclismo è cambiato, siamo controllati, il passaporto biologico funziona. Una cosa bella è la crescita del senso di fratellanza tra noi ciclisti, siamo difesi da un'ottima Assocorridori, che non ha esitato a fare causa ai due pur di difendere il nostro onore".

E questa storiaccia dei motorini?
"Ho fiducia nei sistemi dell'Uci, sanno come fare, hanno lavorato molto su questo fronte". Tra un anno Nibali e Astana si separeranno? "Ne parleremo più avanti, i contratti si ufficializzano ad agosto".

Con Aru come va?
"Lui è più giovane e siamo in fasi diverse delle nostre carriere. Se correremo ancora insieme, troveremo il giusto equilibrio".

Farà il Tour?
"Al 60%".
 
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