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Cassani: "Si corre nel caos, ora nuove regole"

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DAVIDE Cassani, ct della nazionale azzurra, il ciclismo piange un ragazzo di 25 anni. Solo una fatalità?
"No, di sicuro, in Belgio ci sono troppe moto, da sempre, a volte hanno anche deciso l'esito di qualche corsa".

Com'è possibile che nessuno si sia mai mosso per impedirlo?
"In Belgio il ciclismo è uno sport troppo importante, sentitissimo, per questo le moto dei fotografi, le auto al seguito, i Vip, gli sponsor, tutti vogliono esserci, arrivare a toccare i corridori, sentire l'aria della corsa. Ma il problema, dal Belgio, si è ormai allargato, non si contano gli incidenti in ogni parte del mondo".

Come se ne esce?
"Servirebbero delle regole certe, non basta puntare sul buonsenso, è un concetto volatile, che non regge più".

Ma non saranno forse troppi, anche, 200 corridori in gara?
"Sono troppi per come è diventato il ciclismo di oggi, con strade complicate da rotonde, strettoie, dissuasori di velocità, bici molto performanti, con ruote gonfiate all'estremo e un livellamento notevole. E poi, una volta le corse iniziavano negli ultimi 100 km. Oggi, appena abbassata la bandierina, c'è una lotta incredibile. Anche ai miei tempi si correva in 200, ma con ritmi assai più tranquilli ".

A suo giudizio, l'Uci ha compreso la gravità della situazione?
"Avrebbe dovuto farlo da tempo ".

E l'Assocorridori?
"Forse non si è fatta ascoltare abbastanza. Sono d'accordo, ad esempio, su alcune sue battaglie, come quella sul Protocollo contro le condizioni climatiche avverse. Su moto e auto al seguito la sua voce è stata troppo debole".
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