Il c.t. Davide Cassani, 55 anni, nella Gran Fondo Marmotte Sestriere. Ansa

Il c.t. Davide Cassani, 55 anni, nella Gran Fondo Marmotte Sestriere. Ansa

Capodanno più compleanno, festa doppia. "Ma va, per me è un giorno come un altro. Mica è un sacrificio, anzi. Semplicemente sono abituato così". Davide Cassani ha compiuto 55 anni il primo gennaio. Al c.t. non piacciono feste e festini. Anche una semplice cena al ristorante, quando può, la evita. Vederlo bere un solo sorso di vino, seppure per un brindisi, è cosa davvero rarissima. Da corridore era un professionista esemplare e ora continua a fare "vita da atleta".
Cassani, come ha passato le feste?
"A San Silvestro, al mattino ho pedalato. Un bel giro di oltre 100 chilometri sulle nostre colline romagnole con due volte la Colla. Eravamo circa 130, ormai questo è un appuntamento tradizionale. Vado come un assassino!". Ride.
Cenone?
"Macché cenone. Mai fatto grosse feste, cena normale e a letto. A Capodanno, sveglia alle 9.30 e una corsetta a piedi di una decina di chilometri. Poi pranzo da mia mamma".
Che vacanze ha fatto quest'inverno?
"A San Diego, in California, in casa di una famiglia di amici americani che non parlano una sola parola d'italiano. Mi sono dovuto impegnare. Diciamo che è stata una vacanza-studio. Fino all'Epifania sono a Riccione per un collegiale con dodici ragazzi, juniores e under 23, quindi con Nibali, Aru e Malori andremo a Rio a vedere i percorsi dell'Olimpiade".
Che stagione è stata quella 2015?
"Facendo la media, per l'Italia è stata discreta. Se pensiamo alle corse a tappe è stata ottima, la vittoria di Aru alla Vuelta dopo il secondo posto al Giro ha un valore enorme. Nibali è comunque arrivato 4° al Tour. Non tutti gli anni sono uguali e lui è stato pure sfortunato".
E nelle classiche?
"Dopo tanti anni siamo tornati a vincere una classica Monumento (Nibali al Lombardia, ndr) e Trentin ha centrato la Parigi-Tours. L'annata è comunque andata male. Ok la vittoria di Paolini alla Gand, Bonifazio ha stupito alla Sanremo. Però a Fiandre e Roubaix siamo stati inesistenti. Ci mancano corridori all'altezza. Non vorrei banalizzare, ma comunque il fatto di avere un solo WorldTeam (la Lampre, ndr) penalizza. Ci sono pochi dei nostri al via di queste corse e quei pochi devono correre in appoggio dei loro capitani. Trentin, Nizzolo e Viviani, che potrebbero essere i nostri migliori, faticano a mettersi in luce".
Mondiale?
"Quello di Malori a crono è un argento storico, tutto merito suo, della sua costanza. Nella prova in linea siamo andati male, ma in squadra - per quel percorso - non c'erano campioni".
Il futuro?
"Formolo è molto forte (e con la voce sottolinea il molto, ndr). Quel numero con cui ha vinto al Giro non viene a caso. Lui deve venire fuori, non si discute. Per le corse di un giorno c'è Felline, che è cresciuto molto: scollina, è veloce, va forte a crono. Bravo. È lì per esplodere. Come per Trentin, Nizzolo e Viviani - anche loro giovani -, che però devono guadagnare spazio nei team. E Moser? I numeri li ha e l'ottimo Mondiale crono (10°) è un punto su cui lavorare. Ci credo e lo aspetto: Moreno non può essere un corridore perso. Anzi, mi auguro che lui quest'anno sia il nostro uomo in più".
Nel 2016 due grandi appuntamenti, Olimpiade e Mondiale. Siamo attrezzati molto meglio per Rio.
"Senza dubbio, per l'Olimpiade abbiamo più carte perché il percorso è molto duro e possiamo fare affidamento su Nibali. Al suo fianco ci sarà Aru e grosso modo ho già in testa gli altri tre (Rosa, De Marchi, Felline e Ulissi sono gli osservati speciali, ndr). Dall'11 al 14 gennaio andrò a Rio a vedere il percorso. Per il Mondiale abbiamo sì bravi velocisti, ma gli altri sono di un livello superiore. Però seguo con interesse la crescita di Sbaragli, perché la vittoria alla Vuelta è un gran segnale".
A proposito di Mondiale: l'Uci ha aperto la categoria Under 23 ai corridori dei WorldTeams.
"Per me è un errore perché penalizza una categoria composta per lo più da dilettanti. Fare correre gente che ha già fatto Giro, Tour e Vuelta contro dei dilettanti non è una bella cosa. Noi proseguiremo con la nostra linea, coi dilettanti. Non vinceremo la maglia, ma neanche affosseremo una categoria già in crisi".
È per questo che a San Luis (18-24 gennaio) schiererà una Nazionale con 3 dilettanti?
"Sì, tre dilettanti, cioè Affini, Minali e Ravasi, e tre pro': Mareczko, Viviani e Pozzato".
Lei ha sempre indicato Luca Paolini come esempio per i giovani. Che cosa pensa del suo caso?
"Eh... Cosa vuoi dire. La cocaina è un problema grosso, che esula dallo sport, che non è doping. Sono casi personali delicati, ci vuole rispetto".
L'augurio per il 2016?
"Non ho bisogno di molto, vorrei solo sentirmi bene come ora. Al ciclismo italiano auguro di tornare a essere protagonista nelle classiche franco-belghe. Quelle ci servono proprio".