Moto perpetuo Fornaciari
Ha chiuso la stagione l'8 ottobre, ma ha già ripreso ad allenarsi e a quasi 36 anni non vuole saperne di scendere di sella: "Nel 2007 vorrei fare Giro e Tour e non rinunciare al Belgio"
Paolo Fornaciari in azione al Giro d'Italia 2005. Grazia Neri
Paolo Fornaciari in azione al Giro d'Italia 2005. Grazia Neri
MILANO, 27 novembre 2006 - Ha smesso l’8 ottobre, dopo la Parigi-Tours, ma da allora non è rimasto un minuto fermo. Conoscendolo, dev’essere proprio così: dà l’impressione di non stare fermo neanche quando dorme. Paolo Fornaciari, 35 anni e 10 mesi, è il ciclismo arcaico, ovvero eroico e romantico allo stesso tempo, trapiantato nel Duemila.
- Ma il 2006 non doveva essere il suo ultimo anno da corridore?
"Semmai: poteva, non doveva. Comunque, invece no. Il campanello d’allarme è come il postino: suona sempre due volte. E invece non ha suonato neanche una volta. E dire che stavo attento, drizzavo le orecchie, quasi lo aspettavo".
- E la squadra?
"Siccome nessuno dà niente per niente, o tutto per tutto, ma neanche tutto per niente e niente per tutto — dov’eravamo rimasti? — ah sì, la squadra dev’essere stata contenta del mio rendimento se mi ha rinnovato il contratto per un altro anno".
- Perché?
"Perché abbiamo creato un bel gruppo. Perché sento di avere fiducia. Perché io, con il mio lavoro, valorizzo quello dei capitani, e poi i capitani, con le loro vittorie, valorizzano il mio. Se continua così, il prossimo anno andiamo in Borsa".
- Non è rimasto un minuto fermo. Cioè?
"Palestra, corsa e tennis. Palestra: solo stretching, addominali e un po’ di gambe. Corsa: mezz’ora. Tennis: il mio avversario si chiama Sergio, e si allena tutto l’anno, invece io solo il mese in cui scendo di bici".
- E allora?
"Terra rossa, due set su tre, lui pallettaro e io colpitore. Si comincia che me le dà di santa ragione. Si prosegue che lo porto prima al tie-break e poi al terzo set. E si finisce che a vincere sono io. Quest’anno ho cominciato a vincere quasi subito".
- E la bici?
"Già ricominciato: subito tutti i giorni. La bici mi è sempre amica. All’inizio avevo perduto la coordinazione della pedalata: e non mi sembrava neanche più lei! Adesso ci siamo riconosciuti, riparlati, ritrovati".
- Neanche un po’ di vacanza?
"La mia vacanza ideale sarebbe a casa, ma sa, con moglie e figlia, bisogna pur scendere a qualche compromesso. Perciò: una settimana in Kenya".
- E sua moglie?
"Ci siamo conosciuti nel febbraio 1996 a una cena organizzata da un’amica comune. Mi sono presentato con i capelli phonati e lei, Magda, ha pensato: "Questo neanche mi conosce e già si è montato la testa". Io le ho parlato della mia vita da corridore: le vertebre fratturate, le ginocchia piagate, i gomiti martoriati, i chilometri pedalati. E lei ha pensato: 'Ma che noia'".
- Poi?
"Le ho telefonato altre due volte, ma lei si negava. Un anno dopo, nel febbraio 1997, la comune amica ha riproposto l’incontro. Stavolta mi sono presentato con i capelli al naturale e ho parlato di viaggi, avventure e vacanze. E l’ho conquistata".
- Viaggi, avventure e vacanze di lavoro nel 2007?
"Vorrei tanto fare l’accoppiata Giro e Tour, ma senza rinunciare alle classiche del Belgio. Dice che è troppo?".