Filippo Fortin, 25 anni. Bettini

Filippo Fortin, 25 anni. Bettini

Nome e cognome: Filippo Fortin. Data di nascita: 1° febbraio 1989. Luogo di nascita: Monselice (Padova). Luogo di residenza: Pernumia (Padova). Stato civile: coniugato, senza figli, ma con due cani, Dakota (“Come lo stato. O come la salsiccia”) e Erebor (“Come la montagna solitaria nel Signore degli anelli”). Professione: corridore ciclista (e – aggiungiamo noi – velocista).
Fortin, ci vuole il dna?
“Sono il primo Fortin corridore. Mio padre giocava a calcio, mio fratello a rugby, mia sorella ha provato con la bici ma ha smesso presto. Mi dicono sempre che c’era anche un altro Fortin corridore, pistard, ma fra noi nessuna parentela”.
Ci vuole un maestro?
“Io ho avuto Graziano Lovo. È lui che mi ha dato la prima bicicletta, è lui che mi ha dettato i primi comandamenti, è lui che mi ha impartito le prime lezioni, è lui che mi ha dato le prime sgridate. E senza un maestro che ti trasmette la passione, rischi di perderti per strada”.
Dunque ci vuole passione?
“È fondamentale, anzi, decisiva. Senza passione, non si va avanti”.
Ci vogliono le gambe?
“Le gambe ma anche il cuore, le gambe ma anche il fegato, le gambe ma anche la testa. E a volte ci vuole più testa che gambe”.
Ci vuole una squadra?
“Stagista nel 2011 nell’Androni, professionista nel 2012 nel Team Type 1, quella squadra americana che schierava anche corridori diabetici. Poi due anni nella Bardiani, o meglio, uno e mezzo, perché nel 2014 ho corso pochissimo. Ritenuto non idoneo perché pesavo troppo (il limite è l’8% di massa grassa, ndr), ma non era vero, mi allenavo con i tecnici e il nutrizionista della squadra, la verità è che ero in scadenza di contratto e, se i risultati non arrivano, finisci emarginato”.
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Ci vuole fortuna?
“Ma bisogna cercarla. È una componente importante, soprattutto nelle volate, dove si vince o si perde – di solito si perde – per un niente. Un terzo posto in una tappa al Giro di Danimarca, qualche piazzamento. Troppo poco anche per me: avrei voluto dimostrare il mio valore”.
Ci vuole fiducia?
“L’ho trovata nella nuova squadra, GM Cycling Team, categoria Continental, calendario non solo italiano, ma anche asiatico, africano e sudamericano. Forse saremo al Giro di Corea, di Giappone e del Marocco. Corse che, per organizzazione, premi e, soprattutto per me, percorsi, sono molto interessanti”.
Ci vuole tenacia?
“Palestra e bici, pista e strada. Sono stato campione italiano fra allievi, juniores e professionisti nell’inseguimento a squadre, mi adatto a tutte le specialità, anche il derny. Adesso parto per la Tre Giorni di Ginevra in coppia con Manuel Cazzaro. Con la speranza di essere convocato per i Mondiali di Cali”.
Ci vuole tempo?
“Esordio stagionale su strada a Donoratico l’8 febbraio. Ma il tempo è tiranno. Se nel 2015 non riuscirò a ritrovarmi e impormi, vorrà dire che nella vita dovrò fare qualcos’altro”.