La pluricampionessa italiana e vicecampionessa del mondo in carica Eva Lechner. Bettini

La pluricampionessa italiana e vicecampionessa del mondo in carica Eva Lechner. Bettini

Con quel suo nome da primadonna, Eva Lechner vince, rivince, convince. Stavolta a Rossano Veneto, nella terza tappa del Giro d’Italia ciclocross, duellando con Alice Arzuffi. Una principessa nel fango.
giro d'italia ciclocross

A Rossano vince Lechner

Eva, prima gara e prima vittoria stagionale?
“Sì, anche se a rigore di calendario è la terza gara e la terza vittoria. Le prime due in Svizzera. Ma quelle le considero più il finale della stagione della mountain bike – venivo dal Mondiale – che non l’inizio di quella del ciclocross”.
Tra mountain bike e ciclocross non smette mai?
“Mi sono concessa tre settimane per staccarmi dalle ruote grasse e riadattarmi a quelle infangate. Ma sono state tre settimane di bici e palestra, a casa. L’ideale per ritrovarmi e concentrarmi su altri percorsi, allenamenti, obiettivi”.
Più impegnativa la mountain bike o il ciclocross?
“Il livello internazionale della mountain bike è più alto: ci saranno 15-20 atlete, e non soltanto 4-5, in grado di sfidarsi più o meno alla pari. E più prestigioso ne è il mondo. Poi però ci sono aree dove il ciclocross viene vissuto molto più intensamente e profondamente, come se fosse una religione. In Belgio, per esempio”.
E così è anche il suo impegno?
“Se valutiamo il tempo e le energie, la mountain bike m’impegna di più. Ma il ciclocross mi regala grandi soddisfazioni. Quest’anno ho conquistato l’argento ai Mondiali, ed è stata una gioia enorme”.
Eva, i suoi obiettivi del 2015?
“Campionati italiani, in gennaio, in Puglia, e mondiali, in febbraio, nella Repubblica Ceca. Il percorso di Tabor lo conosco bene: è duro. E durissime sono le condizioni in cui probabilmente si correrà: là fa un freddo terribile. Ma è un percorso che si adatta alle mie caratteristiche: bisogna saper guidare la bici”.
Eva, lei è stata anche campionessa italiana su strada e quest’anno ha partecipato al Giro Rosa.
“Ma la strada non è il mio mondo. A me serve come allenamento per la distanza e il fondo”.
Un po’ farfalla, un po’ puledro. Tant’è che la sua forza sembra essere sempre più quella interiore di quella fisica.
“Chi pensa che io sia fredda, per la mia origine altoatesina o per la mia apparente tranquillità, non mi conosce fino in fondo”.
Da sempre si allena, si fa seguire e viaggia con il suo staff.
“Mi va bene così. E sarà così finché gareggerò. La passione c’è, la voglia anche. Il giorno in cui mi mancherà la voglia, lascerò le corse. Ma siccome resisterà la passione, rimarrò in questo mondo. È il mio”.
Che cosa farà da grande?
“Ci penserò. Intanto mi concentro sulle gare. Domani (oggi, ndr) a Faè di Oderzo, poi in Svizzera. Su e giù, a cavallo della bici o con la bici in spalla”.