A Roncobilaccio nevica, qui piove e tira vento. Più inverno che autunno. Hai voglia di ciclismo, ma la prossima stagione sembra ancora lontanissima. Eppure non lo è. Per corridori e squadre è già tempo di mettersi in movimento. Se il raccolto 2014 sarà buono, o meno, dipenderà molto da come e che cosa sarà seminato da qui sino a fine febbraio. Prima solo ritiri e allenamenti via via più intensi, poi le gare d’approccio tra Australia, Argentina e Penisola arabica. Ma da quando le corse arriveranno in Europa, con Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza, sarà già ora di primi verdetti. Vincenzo Nibali tutto questo lo sa bene. Sa che il 2014, comunque finirà, non sarà un anno qualsiasi e da campione potrebbe consacrarsi fuoriclasse.
Nibali, da dove ripartiamo?
”La prima cosa da fare è riprendere in mano l’ultima stagione, nella quale sono andato sempre forte, anche quando non è venuta la vittoria come alle classiche o al Mondiale. Ma bisogna ritarare tutto perché il grande obiettivo è più avanti, lo sapete: il Tour, cioè a luglio e non a maggio. A questo si aggiunge la grande felicità di avere ritrovato il mio allenatore, Paolo Slongo".
Che cosa significa questo?
"È molto importante. Lui conosce tutto il mio percorso di crescita, in più c’è un grande feeling come persona. Paolo ci può seguire di persona anche in corsa perché è un diesse e questo non è poco. Non servono mail o telefonate, c’è un contatto umano. Lui è un valore aggiunto per tutta l’Astana”.
Per centrare la maglia gialla, bisogna...
“Lavorare tanto. Già a Calpe (il prossimo ritiro dal 10 al 21 dicembre, ndr) faremo dei test sui materiali da crono. Andrò pure nella galleria del vento. A crono sono già migliorato tantissimo, ma ho ancora margini. Forse è questione di abitudine all’esercizio. Stiamo anche valutando l’ipotesi di due ritiri in altura, prima e dopo il Delfinato”.
Lei debutterà a San Luis (20-26 gennaio, ndr), ma quale sarà il suo primo obiettivo?
”Potrebbe essere la Sanremo. Devo andare a vedere la nuova salita, la Pompeiana, che potrebbe essere il trampolino ideale. Vincere la Sanremo sarebbe una bella boccata d’ossigeno per tutta la squadra, ma non mi farebbe sentire appagato. Guardate il Mondiale: venivo da una grande stagione, ma avevo voglia di mangiarmi il mondo…”.
Pensando a Firenze, ha mai avuto il dubbio di essere stato fregato? Mai pensato che Valverde si sia venduto la corsa?
”Chiaro, ma ha fregato anche la Spagna. Però peggio di tutti è andata a lui che fa collezione di argenti e bronzi. Se è contento… Rodriguez era il più amareggiato, io il più arrabbiato, volevo almeno il podio. Pensavo a quel giorno dal 2009, quando ero in ospedale con la clavicola rotta”.
Tra i rimpianti c’è anche la Vuelta?
Vincenzo apre le braccia. "E che devo fare? Horner non ha battuto solo me”.
Forse l’avvicinamento non è stato perfetto...
”Vero, nella prima settimana non ero al top e se mi avessero attaccato di più sarebbe andata peggio. Ma dopo il Giro, dopo una prima parte di stagione in cui ero andato fortissimo, avevo bisogno di staccare la spina”.
Alla luce di questa esperienza crede davvero sia compatibile l’accoppiata Giro-Tour? Lei è Nibali e non un corridore qualunque, il giorno che si stacca in montagna sono critiche.
”No, sono troppo vicini, i tempi tra Giro e Tour sono troppo stretti. Forse si potrebbe fare rinunciando alle classiche, ma sarebbe un esperimento troppo rischioso. Vedremo”.
In Francia sarà capitano di una corazzata. Contento della sua Astana?
“E come potrei non esserlo? Non manca niente. Scarponi è perfetto: come appoggio e come mia alternativa. Insieme ci divertiremo e faremo divertire la gente. Michele è caparbio, forte, entusiasta e fa gruppo”.
E leale, come ha dimostrato anche al Mondiale...
”Esatto. Un grande uomo-squadra”.
Non teme che Michele arrivi un po’ cotto al Tour se farà un Giro da capitano?
”Potrebbe essere vero e il problema è che poi non ci sarebbe tempo per recuperare. Pellizotti comincerà la stagione più tardi e potrebbe essere lui l’uomo da Giro, con Aru al suo fianco”.
Si rende conto che adesso lei non è solo il capitano dell’Astana ma anche il faro del ciclismo italiano? Un leader, bella responsabilità.
”Lo so, ma non ci penso e così non mi pesa. Sono sempre me stesso, faccio le stesse cose di cinque anni fa. Leader in sella, normale nella vita. E’ come se separassi questa cosa, questa grande responsabilità, dalla mia testa”.
Orgoglioso della sua semplicità e della sua spontaneità?
”Non credo che serva fare chissà che cosa, o peggio crearsi un personaggio finto. Mi piacciono le cose semplici. Per le feste di Natale andrò dai miei in Sicilia. Le mie trasgressione saranno arancini e granite. E se mi vedono mangiare un piatto di lasagne… lo mangio lo stesso”.