Felline, un torinese al Giro
"Voglio vincere una tappa"

Il ragazzo di Madonna di Campagna è l'unico ciclista nato sotto la Mole nell corsa rosa Dopo il successo al Giro dell'Appennino cerca la riconferma

di TIMOTHY ORMEZZANO
Dopo il via torinese del 2011, un torinese al via del 95° Giro d'Italia che parte oggi a Herning, in Danimarca, con una cronoprologo di 8.700 metri. Fabio Felline, 22 anni, dorsale numero 25 dell'Androni
Venezuela, è nativo di Madonna di Campagna, si è diplomato al Quintino Sella e tifa Toro: "Ho preso la scia di mio papà Maurizio che oggi (ieri; ndr) starà sicuramente pensando agli eroi di Superga".
Assente alla corsa rosa del 150° dell'Unità, Fabio se la vedrà con altri 197 ciclisti di 22 squadre ma senza i big Contador, Evans, Nibali e Andy Schleck, a contendersi la maglia rosa. Torino quest'anno dovrà accontentarsi di una toccata e fuga il 19 maggio, nella CherascoCervinia (206 km), primo vero arrivo in salita. La carovana è attesa all'ora di pranzo, lungo corso Moncalieri e corso Casale, lanciata verso l'Eporediese. Il Giro è atteso in Piemonte anche il giorno prima, SavonaCervere (121 km), tappa di trasferimento con probabile arrivo in volata.

Fabio Felline, il primo Giro non si scorda mai. A meno di 24 ore dal via, quali emozioni e sensazioni?
"Ogni prima volta è di per sé emozionante, figuriamoci questa. Rispetto al 2010, quando ero il più giovane al via del Tour de France, ho più esperienza e un altro spirito: grande curiosità, tanta motivazione e voglia di fare bene. Con qualche sogno nel cassetto".
E' una bella spinta la sua recente vittoria al Giro dell'Appennino?
"Sì,
tanto più che fino a febbraio era stato condizionato da un problema al ginocchio. Poi tutto si è sistemato, ho lavorato bene con la squadra e ho colto una vittoria, tanto inaspettata quanto cercata, che mi ha dato molta fiducia".
L'albo d'oro dell'Appennino è di livello assoluto. Che effetto fa scrivere il proprio nome vicino a quelli di Coppi, Moser, Bugno, Chiappucci, Simoni, Nibali e Cunego?
"È una vittoria che pesa, in una bella corsa, storica. Ma per me è più importante ancora la consapevolezza di esserci, di potermela giocare".
L'Appennino ha incoronato anche il torinese Zilioli (1963 e 1973) e il piemontese Balmamion (1962). I paragoni con queste vecchie glorie cominciano a pesare?
"No, sono ciclisti che hanno scritto un pezzo importante di storia del mio sport. Spiace, semmai, che la nostra regione al Giro sia ben poco rappresentata".

Quanto pesano, invece, i tanti controlli antidoping cui siete sottoposti?
"Fanno parte dell'intesa che abbiamo firmato. Certo, sarebbe meglio se venissero fatti alle 9 anziché all'alba. Paghiamo il prezzo salato degli anni passanti, ma è giusto così".
Sarà un Giro spettacolare ma meno massacrante rispetto all'anno scorso. Chi è il favorito per la vittoria finale?
"Non saprei, non ci ho ancora pensato. Io vivrò alla giornata, deciderò come muovermi strada facendo. Non so come starò dopo la prima settimana, so soltanto che ho tanta voglia di arrivare fino alla fine".

Il team manager dell'Androni, il torinese Gianni Savio, sostiene che il suo sia un team garibaldino. Si riconosce nella definizione?

"Sì, lui ha trovato un aggettivo che ci rappresenta al meglio. Il nostro capitano, il venezuelano Rujano, ha già dimostrato di avere talento e classe per vincere un Giro. Spero davvero che questo possa essere il suo anno. Lo dico per lui, ma anche per noi".
Savio dice pure che "Felline ha le carte in regola per giocarsi qualche prestigioso successo di tappa". Tutto giusto?
"
Da buon manager punta in alto, punta al massimo. La speranza mia è ovviamente quella di vincere una tappa, ma non sono certo ossessionato da questo pensiero: nessun mio cerchiolino rosso sul calendario o sulla cartina della corsa".
Torino farà il tifo per lei soprattutto in occasione della CherascoCervinia. L'aria di casa potrebbe aiutare?
"Lo spero, ci saranno i miei amici lungo la strada a fare il tifo. La notte prima dormirò a Moncalieri e riceverò la classica visita dei parenti. Per me sarà una tappa più che insidiosa: oltre 200 km con 3 mila metri di dislivello negli ultimi 70. Il Col de Joux è una salita tosta".
 

(04 maggio 2012) © Riproduzione riservata