Il Tour visto da … Adriano Malori

di , 9 agosto 2011 19:41

SONY DSC Nel 2010 Adriano Malori aveva debuttato alla Grande Boucle chiudendo all’ultimo posto, ma con una grande prova di carattere considerando una rovinosa caduta già alla terza tappa. Con un anno di esperienza in più e con la nuova maglia tricolore da sfoggiare nelle prove a cronometro, il parmense della Lampre – ISD  ha dimostrato tutte le sue migliori qualità con lunghe fughe da lontano neutralizzate in vista del traguardo ma che gli hanno permesso in un’occasione di salire sul podio per ricevere il premio della combattività.

Come commenteresti la tua prestazione al Tour? Come giudichi invece quella della tua squadra?

Penso di aver fatto un buon Tour con due belle fughe, il numero rosso di più combattivo e sono riuscito a dare un buon apporto alla squadra. Anche il mio team, la Lampre – ISD, è stata all’altezza della manifestazione, alla pari con altre squadre con corridori ben più blasonati.

Qual è stato il momento più difficile che hai dovuto affrontare? E quello più esaltante?

La prima parte del Tour con vento e pioggia e stress alle stelle è stato sicuramente il momento più difficile. Salire sul podio del Tour per ricevere il numero rosso è stato invece il mio momento più esaltante.

Chi è il corridore che più ti ha sorpreso positivamente?

Il primo nome che mi viene in mente è quello del norvegese Thor Hushovd, sia per la maglia gialla sia per le vittorie di tappa.

Come giudichi il podio finale?

Penso che il podio sia giusto anche se è strano non vederci sopra Alberto Contador.

 
Ti è capitata qualche situazione particolare o curiosa in queste tre settimane che ci vuoi raccontare?

Non mi è successo nulla di particolare, ricordo però che dopo la tappa di Montpellier abbiamo impiegato tre ore per raggiungere l’hotel a causa del traffico della domenica.

Che voto daresti agli organizzatori del Tour, nonostante gli episodi negativi che sono avvenuti?

Gli darei un OTTO. Unico difetto l’evacuazione delle squadre dopo l’arrivo, spesso erano costrette a lottare con le macchine dei tifosi per uscire dalla zona.

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