EXTRATOUR. Pozzato: «Mi sono rotto...»

| 23/07/2011 | 08:52
Si è rotto. Il 29 maggio scorso Filippo Pozzato si è rotto clavicola e polso ma non solo. Si è rotto di non rendere come vorrebbe. Si è rotto di aspettare. Di ingoiare bocconi amari. Di passare per quello che non è e che forse non è mai stato compiutamente. Si è rotto che tutti parlino di lui come se avessero capito tutto e lui, che fino a prova contraria è il diretto interessato, nessuno lo interpella. Dopo dodici stagioni da corridore professionista (è passato con la Mapei esploir nel 2000, ndr) si è rotto. Lui che è sempre caduto pochissimo. Lui che mai e poi mai si è rotto qualcosa. Ma questa volta non si è rotto solo le ossa, ma anche lo spirito.
«È vero, mi sono rotto. Mi ­ sono rot­to di sentire sempre i soliti di­scorsi triti e ritriti, che non hanno né capo né coda: non faccio vita d’atleta. Sono troppo fragile. Sono troppo viziato. Amo troppo gli agi, le donne e le belle cose. La verità è che io amo il bello, le auto, gli orologi ma sono anche uno che ama profondamente il proprio mestiere, il proprio lavoro e si fa un fondo così per poter riuscire. Ma spesso si vince e si perde per mille e più fattori: non ultimo un bel colpo di culo. Io, ultimamente, di colpi ne ho ricevuti solo di altro tipo».
È in convalescenza Filippo, dopo essersi sottoposto ad intervento chirurgico per ridurre e risolvere le fratture rimediate nella caduta occorsagli nell’ultima tappa del Giro del Bel­gio: frattura scom­posta della clavicola sinistra e la frattura composta del radio del polso sinistro.
«Sono caduto quando all’arrivo mancavano dieci chilometri. Stavo risalendo il gruppo, perché volevo tirare la volata a Luca (Paolini, ndr), quando - imboccando una curva - ho toccato un altro corridore, mi sono sbilanciato e caduto rovinosamente sulle transenne.
A proposito: ringrazio il Poliam­bu­la­to­rio di Brescia, dove il Professor Terra­gnoli mi ha operato. Ora devo solo pensare a guarire bene e a non perdere tutta la preparazione, anche se questo infortunio non mi ha facilitato certo le cose. Vorrei tornare al Giro di Spagna, per poter poi guadagnarmi una convocazione in nazionale, anche perché il mondiale di Copenaghen, così facile non sembra…».
Facciamo però un passo indietro: la primavera non è stata di quelle da incorniciare…
«Sono il primo a non essere soddisfatto di come sono andate le cose. Mi aspettavo di raccogliere qualcosa di importante e invece ho portato a casa solo amarezze. Però io un’idea ce l’ho…».
Quale?
«Ho sbagliato preparazione. Ho sbagliato io a scegliere strade che non mi hanno portato da nessuna parte. Mi sono fatto convincere dal preparatore della squadra e alla fine ho sbagliato tutto. Ma sia ben chiaro, sono grande, vaccinato e soprattutto un professionista: io ho deciso di cambiare strada e io ho sbagliato».
In che cosa hai sbagliato?
«A fare troppa palestra. Io in questi anni ho sempre seguito l’istinto, le sensazioni, il bagaglio di esperienza che mi ero fatto. Poi, però, negli ultimi an­ni tutto si è fatto più difficile e ho ce­duto alle sirene di chi mi diceva che do­vevo cambiare qualcosa. Questo inverno ho fatto una indigestione di palestra. Probabilmente mi sono anche un po’ appesantito. Troppo potenziamento. Troppi carichi di lavoro. Io fino allo scorso inverno, in palestra ci andavo una volta a settimana e poi quando co­minciavo a pedalare non ci andavo più. Quest’anno sia a novembre che a di­cem­bre in palestra ci sono andato tre-quattro volte alla settimana. E quando ho iniziato la preparazione in bicicletta in palestra ci sono sempre tornato al­meno una volta. Io sono convinto che tutto questo lavoro mi ha solo fatto male».
A rendere tutto più difficile anche il mal d’amore: dopo 7 anni (a volte i numeri…) a marzo dell’anno scorso la tua storia sen­ti­mentale si è esaurita…
«Non siamo dei robot. Abbiamo forza, muscoli, ma alla fine se ci feriscono andiamo al tappeto. Io non l’ho mai nascosto e negato: ho preso una bella botta. Anche al Mondiale di Geelong ci sono andato non in perfette condizioni psicologiche. Ho lavorato come un matto. Ho cercato di fare il meglio possibile, ma l’anima ha un valore profondo. Se ti senti bene, se hai dentro di te gioia non puoi che far bene. Io quella gioia è da tanto tempo che non ce l’ho più. Ora però posso dire di essere più sereno. E sai cosa ti dico?».
Cosa?
«Che alla fine forse tutto questo casino è quello che ci voleva. Ora faccio punto e a capo: e si ricomincia da zero. Rotto il cuore, rotta la testa, rotto tutto. Si riparte».
Sei single?...
«Sì, e penso di restare tale per un po’. Riparto da me, dalla mia famiglia. Da mamma Franca, da papà Carlo: loro sono la mia forza, il mio rifugio, il mio approdo, la mia certezza. Riparto an­che da mia sorella Pamela. Riparto con loro, con gli amici di sempre, quelli che non ho mai lasciato e non ho mai per­so. Riparto da Luca Mazzanti, Luca Paolini, Matteo Tosatto, per citare tre colleghi che per me sono molto più di tre colleghi. E poi riparto da mio cugino Ucci, da Ciro, Alex, Cek e anche da Roby, maestro di sci a Livigno: solo chi sa dove andare può ripartire. Io riparto, con loro. Questa è la vera squadra».
A proposito di squadra: con la Kastuha è rottura…
«Ho sentito Tchmil al Processo alla Tappa durante il Giro d’Italia, ne ho preso atto. Da parte mia posso solo dire che farò di tutto per chiudere bene la  stagione, poi quel che sarà sarà. La cosa che mi conforta è che ho tre ottime proposte, con calma sceglierò. Sia ben chiaro, la scelta sarà più tecnica e di ambiente che economica».
Scusa Pippo, non hai voglia di innamorarti?
«Certo, sarebbe bello, è quello che io chiedo ma certe cose arrivano quando meno te lo aspetti. Si programma una corsa, una stagione, non una storia d’amore».
Torniamo alla primavera: doveva essere rosa e invece il bilancio è in rosso.
«Già alla Sanremo avevo visto di non essere quello che speravo di essere. Sono arrivato troppo stanco e mi sono subito detto: “C’è qualcosa che non va…”. Al Fiandre va tutto bene, ma nel finale i crampi mi bloccano nuovamente. Alla Roubaix mi sembrava di stare molto bene, ma cado e tutto va a ra­mengo. Che dire? Ci sono poche cosa da dire: difficile fare peggio».
Cancellara ha dimostrato di essere di gran lunga il più forte di tutti, ma alla fine anche lui ha raccolto meno di quanto ab­bia seminato.
«L’ho detto prima: nel ciclismo come nella vita non sempre tutto è matematica. Fabian non è stato il più forte, ma il dominatore assoluto. Ha perso solo perché non ha avuto culo».
È andata invece molto bene a Matthew Goss alla Sanremo…
«Ma questo è un signor corridore e vedrete che si farà apprezzare in altre occasioni. E pensare che io nel finale ero proprio alla sua ruota ma l’ho sottovalutato perché temevo di più Haussler. Ricordo che l’anno scorso mi superò in una tappa al Giro d’Italia e molti mi dissero che avevo sbagliato a non stringerlo alle transenne. Io invece dico che ho sbagliato a non curarlo alla Sanremo, ma al Giro è giusto che abbia vinto il più forte. Io non sbatto per terra un avversario per vincere una corsa, soprattutto se questo dimostra di essere chiaramente più bravo. Quel giorno, al Giro, fu il più bravo».
Bravo è stato anche Nick Nuyens al Fian­dre…
«Bravo e fortunato. Non a vincere, ma ad andare a correre per Bjarne Riis, uno che sa motivare e rigenerare i corridori».
Vuoi dire che andrai a correre per Riis…
«Dico solo che Bjarne sa fare il suo lavoro. Tutto qui».
E la Roubaix di Johan Van Summeren?
«Johan è forse quello che ha colto davvero il giorno della vita. Però è anche giusto dire che quel giorno ha corso molto bene e si è fatto trovare al posto giu­sto e nel momento giusto. Insom­ma, si può vincere con un bel colpo di… ma qualcosa devi pur sapere fare e Johan è stato davvero bravo».
Ma non sarai diventato troppo buono?...
«Perché, sono mai stato cattivo?».
No, ma pensavo che una sana competizione ci fosse anche fuori dalle corse…
«Io cerco sempre di essere oggettivo nelle cose. Un corridore può essermi più o meno simpatico, ma se uno vince bene, perché non dirlo? Perché dire che sono bravo solo quando vinco? Io ti posso dimostrare quante volte sono stato molto più bravo e forte ma ho perso. Nel ciclismo uno più uno non fa quasi mai due».
A proposito di quei tre, ce ne uno che è davvero il numero uno…
«Ti riferisci a Philippe Gilbert?».
Sì, proprio a lui.
«Che cosa posso dire: fa paura. È tre spanne sopra a tutti. A me impressiona più di Contador, perché Alberto è da tanti anni che va così e poi in una corsa a tappe occorre avere re­sistenza, fon­do, capacità di andare forte a cronometro e in salita e se sei come Al­berto che ha un livello qualitativo molto elevato su tutti i terreni il gioco è pressoché fatto. Nelle corse in linea, invece difficilmente si vede uno così più superiore agli altri. Bene, Philippe ci fa arrossire tutti. Come se tutti noi fossimo dei di­lettanti, non dei professionisti. In­som­ma, come fenomeno mi sorprende. Il  salto di qualità che ha fatto negli ultimi anni è stato notevole».
Pensi anche sospetto?...
«Io non sto dicendo questo, lo dici tu..».
No no, non lo dico nemmeno io, pensavo di interpretare il tuo pensiero. Ad ogni modo cambiamo discorso: hai seguito il Giro d’Italia?
«Molto poco, anche perché io il Giro avrei voluto correrlo e vederlo in tv mi ha fatto girare parecchio gli zebedei. Poi, visto che è un periodo che butta tutt’altro che bene, una delle poche tappe che ho visto è quella nella quale Tchmil ha detto che io non rientravo più nei piani della Katusha. Non male, no?».
Non male nemmeno Contador…
«Alberto è un fuoriclasse, credo che non ci sia bisogno di dirlo o ripeterlo. In più ora che è andato alla corte di Riis, potrà solo migliorare».
Per quello che hai visto e capito ti è piaciuto il Giro?
«Molto. Per me è stato un grandissimo Giro, bello e spettacolare. Mi è piaciuto il percorso, mi è piaciuto Contador ma mi sono piaciuti molto anche Scar­poni e Nibali che se le sono date di san­ta ragione senza lasciarsi andare a stucchevoli tatticismi. Hanno dato tut­to quello che potevano dare e penso che gli sportivi abbiamo apprezzato».
Chi ti ha sorpreso?
«John Gadret: una piacevolissima sorpresa».
Da chi ti aspettavi di più?
«Sastre, Menchov, ma anche l’amico “Purito” Rodriguez. Ha ragione Tchmil: se ci fosse stata ancora una settimana Joaquin avrebbe vinto almeno una tappa e forse avrebbe lottato per il podio».
Un Giro bello ma anche molto triste…
«La morte di Wouter Weylandt mi ha toccato tantissimo. Io con Wouter ho corso due anni. Era un ragazzo davvero bravo e soprattutto sarebbe diventato un grande corridore. È stato davvero sfortunato. Una morte assurda».
Tu avresti fatto la tappa del Crostis?
«Mi sembra che Enzo Cainero e tutti i suoi collaboratori abbiano fatto un la­voro eccezionale per mettere in sicurezza la discesa, come pochi altri nella storia recente del ciclismo sono riusciti a fare. Ma è anche vero che la tappa del Crostis è saltata non per una questione di sicurezza, ma per ragioni sportive, dovute ad una assistenza che non sa­rebbe stata garantita a tutti in maniera equa per più di trenta chilometri. Bene, per questa ragione io non avrei corso».
Invece vorresti correre il Mondiale…
«Vorrei soprattutto meritarmi la convocazione, ma prima devo tornare a correre e ad essere competitivo. Ho parlato recentemente anche con Tom Boo­nen che è andato a visionare il tracciato: è un percorso tutt’altro che facile, quindi se vado bene, se me lo merito, potrei far parte anch’io del progetto di Paolo Bettini. Mi piacerebbe poter tornare a vestire la maglia azzurra e mi pia­cerebbe poter essere io a vincere o a far vincere qualche mio compagno di squadra qualcosa di importante. Mi so­no anche rotto di continuare a leggere che noi italiani non siamo più capaci di vincere una corsa in linea. Mi sono an­che rotto di perdere. Mi sono rotto so­prattutto di aspettare».

da tuttoBICI di luglio
a firma di Pier Augusto Stagi

Copyright © TBW
COMMENTI
E bravo Filippo
23 luglio 2011 13:22 francofranco54
Bla bla bla bla ...........

23 luglio 2011 14:16 pickett
Figuriamoci come si sono rotti quelli che lo pagano!

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Quattro settimane dopo il grave incidente riportato in allenamento, Lennard Kämna può lasciare l'ospedale di Tenerife. Il 27enne volerà oggi ad Amburgo. Lì le sue ferite saranno ulteriormente curate dai medici del reparto medico BORA - hansgrohe e potrà iniziare...


Sabato 4 maggio la Intermarché-Wanty si schiererà al via del quarto Giro d'Italia: sulla strada verso la capitale, il Walloon World Team punta a tornare a vincere, come ha fatto in tre occasioni memorabili nelle tre precedenti edizioni. LA SQUADRA...


Ieri la Polti Kometa ha svelato una speciale colorazione per le proprie bici Aurum al Giro d'Italia. Stamattina invece annuncerà ufficialmente la formazione e, nel frattempo, abbiamo raccolto in chiusura di puntata una breve nota audio del team manager Ivan...


Fu concepito sul Mississippi, nacque sul Naviglio Grande. Avrebbe potuto iscriversi all’anagrafe di St. Louis, lo fece a quella di Cuggiono. Era il figlio di “el Luis l’american”, divenne “il signor Fuchs”. Giovanni Tappella conquistò il suo “American Dream” nell’Alto...


Sulla scia del successo del Fantasanremo, la Corsa Rosa quest’anno ha lanciato il Fanta Giro d’Italia, un modo per seguire con ancora più attenzione le tre settimane di battaglie sulle strade dello Stivale e, perché no, provare ad attirare anche...


Il commissario tecnico della nazionale femminile juniores Paolo Sangalli ha diramato i nomi delle sei ragazze che disputeranno il Tour Cycliste Du Gevaudan Occitaine prova della Nations Cup in programma in Francia il 4 e 5 maggio. Si tratta di...


La General Store-Essegibi-F.lli Curia si prepara a vivere l'appuntamento più sentito della stagione agonistica, il 5° GP General Store - 4° Trofeo Toyo Tires, che andrà in scena domani, mercoledì 1 maggio, in uno dei territori più affascinanti del veronese....


Primo maggio in sella per la formazione Continental del Team Biesse Carrera, che non conosce sosta. Oggi la formazione diretta da Marco Milesi e Dario Nicoletti sarà di scena a Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona) per il Gran Premio General Store...


Terminata la trasferta in Spagna con la Top Ten di Diego Camargo nella classifica finale della Vuelta Asturias, la Petrolike Forte Sidermec, si appresta a partecipare in concomitanza alla Vuelta Guatemala e alla Ronde de l'Isard in Francia. I diesse...


Sei atleti under 23 dell’Uc Trevigiani Energiapura Marchiol si apprestano a partire per la loro prima esperienza all’estero della stagione 2024, la Ronde de l’Isard, accompagnati dal direttore sportivo Filippo Rocchetti e dallo staff tecnico di meccanici e...


TBRADIO

-

00:00
00:00
VIDEO





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi