Langkawi. Caddeo e Santoro, storie di giovani rampanti

| 29/01/2011 | 10:27
Manuele Caddeo (Colnago CSF Inox) e Antonio Santoro (Androni Giocattoli) sono i due giovani italiani che meglio hanno figurato nelle due tappe di salita del Tour de Langkawi 2011. Il primo, ventiquattrenne di Imperia, dopo aver lavorato per il suo capitano Pozzovivo ha chiuso sia a Cameron Highlands che a Genting Highlands senza perdere troppo tempo dai migliori; il secondo, ventunenne di Potenza ma toscano d’adozione, si è ben difeso in tutte le tappe, nonostante qualche problema fisico. Conosciamoli meglio in quest’intervista doppia realizzata da Giulia De Maio.

Che parole vorreste fossero usate per descrivervi?
Manuele:
«Parole sincere. Sono razionale, non mollo mai, conosco i miei limiti e non pretendo troppo da me stesso, in genere non mi pongo obiettivi irraggiungibili, ma se voglio qualcosa faccio di tutto per ottenerla, sono un “testone”. Mi piace viaggiare e lavorare nell’ambito dell’informatica. Non sono un velocista e nemmeno uno scalatore puro, sono un buon passista-scalatore, che se la cava molto bene anche in discesa. Sono sempre stato usato come un “coltellino svizzero”: per ogni occasione, tiro, mi do da fare… Insomma un faticatore».
Antonio: «Preferisco siano gli altri a descrivermi, comunque, credo di essere un ragazzo semplice, che ha tanta costanza, dedizione e attenzione nella preparazione e più in generale nella vita. Quando faccio una cosa, voglio farla al meglio; sono un po’ pignolo. Nella mia vita ho praticato calcio, judo, nuoto, ma il ciclismo è la mia prima passione. Sono uno scalatore puro, mi esalto quando la strada sale».

Quando avete iniziato a correre?
Manuele:
«In G2, a 7 anni. Il motivo è semplice: odiavo il calcio e amavo passare le mie giornate in bicicletta con gli amici. Fino alla categoria Juniores il ciclismo è stato un gioco, solo puro divertimento, poi pian piano è diventato una parte fondamentale della mia vita, che va presa sul serio».
Antonio: «Ho sempre amato il ciclismo, ma i miei genitori non volevano corressi perché avevano paura che la tonsillite a cui ero spesso soggetto peggiorasse. Quando avevo all’incirca 13 anni finalmente hanno ceduto, facendomi correre le prime gare da Esordiente. In realtà poi la tonsillite è migliorata e sia mamma Concetta che papà Donato sono diventati i miei primi tifosiı.

Cos’è per voi il ciclismo?
Manuele:
«Una salita di cui non si sa dov’è il GPM e su cui non si può mollare mai. La mia scuola di vita».
Antonio: «Fatica, sacrificio, dedizione e soprattutto emozione. Quello che ho provato e provo tuttora, soprattutto in salita, non potrebbe darmelo nessun altro sport».

Entrambi correte da parecchi anni, qual è il ricordo legato alla bici più bello che avete?
Manuele:
«Il momento in cui ho indossato la maglia di leader del GiroBio due anni fa sul Carpegna, vicino a dove si allenava il mitico Pantani».
Antonio: «Ne ho due: la vittoria da Juniores di una tappa del Giro di Basilicata, vicino a casa mia, e il successo al Fauniera l’anno scorso, proprio nei pressi del monumento dedicato a Pantani».

E il più brutto?
Manuele:
«Più che un ricordo, ho un rammarico. Ho perso troppo tempo nei primi anni da dilettante senza avere la convinzione di poter essere un buon professionista».
Antonio: «Nessuno in particolare. L’unica cosa spiacevole della mia professione è la lontananza da casa, che si fa sentire spesso, anche se ho sempre persone che mi stanno vicino»».

Qual è il vostro ciclista preferito?
Manuele:
«Carlos Barredo: uno molto istintivo, sempre in fuga, un attaccante; non sarà stato un grande campione, ma per me chi corre come lui merita rispetto. Mi rivedo anche nei gregari vecchio stile, che fanno squadra e compensano le carenze del proprio capitano»».
Antonio: «Sarò scontato, ma mi viene in mente un nome solo: Marco Pantani. È stato davvero un Dio del ciclismo, sono cresciuto vedendolo in tv e sperando un giorno di essere forte come lui».

La vostra corsa dei sogni?
Manuele:
«La Milano - San Remo, che più che sogno è utopia perché non è adatta alle mie caratteristiche. Un sogno meno irrealizzabile? Vincere una tappa in salita al Giro d’Italia, ovviamente arrivando tutto solo».
Antonio: «Anche questa risposta potrà sembrare scontata, ma se devo sognare lo faccio in grande e penso al Giro d’Italia. Vincere una corsa a tappe è davvero il top per un atleta, per un italiano è proprio il massimo».

Chi vi appoggia di più nella vostra professione?
Manuele:
«La mia ragazza Silvia e i miei genitori Eleonora e Riccardo. Mi sono vicini anche alcuni amatori della mia zona, che si allenano con me e mi fanno trovare la voglia di uscire in bici anche quando è brutto tempo. Era sempre al mio fianco il mio migliore amico Marco Revello, che ci ha lasciato per un maledetto incidente stradale il 16 Gennaio, qualche giorno prima della mia partenza per Langkawi. Lui aveva smesso di correre da poco e stava intraprendendo una nuova avventura come preparatore. In bici quello che non era riuscito a ottenere lui, cercavo di ottenerlo io. Continuerò a fare del mio meglio per lui, anche ora».
Antonio: «Mamma e papà, mia sorella Fiorella, che studia a Pisa e quindi vedo più spesso dei miei, e la mia fidanzata Erika».

Quest’anno avete cambiato entrambi squadra…
Manuele:
«Sì, l’anno scorso ho vestito la maglia della Zheroquadro Radenska, ma non ho potuto correre molte corse ad alto livello. Sai, sono capitato in una di quelle squadre che promettono e non mantengono, che ti fanno passare la voglia di correre, ma io sono un testone di natura quindi ho fatto di tutto per avere un’altra chance nel professionismo. Senza procuratori né niente, mi sono rimboccato le mani per trovare una squadra in cui potessi esprimere il mio potenziale. Ho mandato diversi curricula e ho fatto parecchie telefonate finché non ho trovato i Reverberi, che mi hanno dato fiducia».
Antonio: «Questo è il mio primo anno tra i professionisti. Ho lasciato la Mastromarco per carpire al volo l’occasione offertami da Gianni Savio ed entrare nella categoria maggiore. Il team manager dell’Androni mi ha notato al Giro Bio, dove mi sono classificato 3°, e dopo aver visto la mia vittoria al Valli Cuneesi mi ha contattato. Visti i buoni risultati che ho ottenuto l’anno scorso avevo ricevuto altre proposte, ma ho optato per questo team perché mi sembra offri un buon ambiente per crescere a un giovane come me».

Come immaginate la vostra stagione 2011?
Manuele: «Spero di poter correre al fianco di Pozzovivo, Belletti e Modolo, di aiutarli al meglio e di dimostrare di poter essere un buon corridore. In questa prima corsa a tappe come team non abbiamo raccolto molto, ma siamo riusciti a far gruppo e a migliorare la preparazione in vista delle corse che contano. Mi auguro di partecipare al Giro d’Italia, già solo prendervi parte per me sarebbe una vittoria».
Antonio: «Nella stagione d’esordio tra i big mi aspetto di imparare dai miei compagni e di capire fin dove posso arrivare. Questa prima esperienza in Malesia non è stata positiva perché ho avuto diversi problemi fisici, sia prima di partire che durante le prime tappe. Sono dispiaciuto di non essermi potuto esprimere al meglio, ma sono felice della vittoria di tappa ottenuta dalla squadra. In questi giorni cercherò di aiutare Monsalve a vincere la generale del Tour de Langkawi. Per quanto mi riguardo ora di obiettivi precisi non ne ho, me li porrò strada facendo e cercherò di raggiungerli».

Cosa vi augurate per il vostro futuro?
Manuele: «Il quieto vivere e soprattutto di proseguire questa professione con serenità».
Antonio: «Di farmi una famiglia e di continuare a correre, se possibile ad alti livelli».

di Giulia De Maio
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