L'inverno di Sella
"La mia opportunità"

Emanuele Sella è passato all'Androni. E racconta come sta preparando la stagione del riscatto

Emanuele Sella. Bettini
Emanuele Sella. Bettini

Come se un saltatore si chiamasse Pedana, un motociclista Carburatore, un rugbista Mischia, un pallanotista Palombella, un calciatore Pallone. Emanuele Sella ha un cognome che non solo sa di bici ma anche di montagna, e la forza del cognome ne ha fatto non solo un corridore, ma anche uno scalatore.

Sella, tornato in sella?
"Ricominciato a metà novembre perché la mia stagione comincia presto, anzi, subito, al Giro di Malesia, dal 23 gennaio all’1 febbraio. E allora, le prime due settimane bici e palestra, poi bici. Il 31 dicembre una bella uscita di cinque ore, il primo gennaio due orette di scarico. Per dire che non mi fermo mai. E poi a piedi".

Dove?
"Il Monte Grappa è a cinque chilometri da casa. Ne conosco tutti i sentieri e i camminamenti, le trincee e le gallerie".

"Gianni Savio mi ha notato, visto e seguito. Io mi sono spiegato, lui mi ha capito e dato questa possibilità. Una grande opportunità. Savio mi chiama, m’incoraggia, mi stimola. E questo mi dà la fiducia che forse non sentivo più"

Inverno rigido.
"Finora di sole ne abbiamo visto poco. Così sto sempre allerta. Guardo il cielo dalla finestra e, appena promette una tregua, mi vesto ed esco. Qualche volta con Ongarato, specialmente se facciamo fondo. Se no, anche da solo".

Cambiato qualcosa?
"Andavo a sensazioni, mi fidavo del mio termometro e del mio barometro interni. Con la nuova squadra, l’Androni, c’è anche un nuovo preparatore, Fabrizio Tacchino con il suo centro studi. Mi è stato chiesto di allenarmi con un misuratore di potenza".

Di che cosa si tratta?
"Mentre il cardiofrequenzimetro segna i battiti del cuore e avverte se si sta lavorando in una certa fascia o in una certa soglia, il misuratore di potenza indica i watt entro i quali dobbiamo pedalare. E’ un modo forse più preciso per non andare fuori giri. E mi ci sto trovando bene".

Sella, il suo 2010?
"Un anno di transizione, particolare, ma tutto serve. Ho corso a singhiozzo, ho fatto fatica a trovare gli obiettivi, in certi momenti mi sono anche lasciato andare, tutto sommato è stato difficile. Non ho vinto, quando mi ero allenato bene e le circostanze delle corse erano favorevoli ho sfiorato le vittorie. Peccato che sia stato un periodo breve".

E il 2011?
"Gianni Savio mi ha notato, visto e seguito. Io mi sono spiegato, lui mi ha capito e dato questa possibilità. Una grande opportunità. Savio mi chiama, m’incoraggia, mi stimola. E questo mi dà la fiducia che forse non sentivo più".

"Sarà un Giro da scalatori. Il Giro mi piace comunque, mi andrebbe bene farlo anche al contrario, partenza da Milano e arrivo a Torino. E’ la corsa del mio cuore, quella che mi è entrata nella pelle, quella che sognavo fin da bambino. Esserci è un sogno"

Dopo il Malesia?
"Il calendario italiano, ma intanto aspettiamo gli inviti alle corse che per noi contano di più. Dalla Tirreno-Adriatico alla Milano-Sanremo fino al Giro d’Italia".

Un Giro adatto anche a lei.
"Un Giro da scalatori. Il Giro mi piace comunque, mi andrebbe bene farlo anche al contrario, partenza da Milano e arrivo a Torino. E’ la corsa del mio cuore, quella che mi è entrata nella pelle, quella che sognavo fin da bambino. Esserci è un sogno".

E avrebbe anche la squadra adatta.
"Una squadra di attaccanti, di arrampicatori, di avventurosi. C’è Rujano, che al Giro 2005 è arrivato terzo, ci sono Santoro e Monsalve, due neoprofessionisti di grandi speranze, e c’è Serpa, che ha dimostrato il suo valore. Ci sarebbe da divertirsi".

E lei, in bici, si diverte ancora?
"Sempre. E’ la mia passione. E più si sale, più mi diverto. Il divertimento della fatica, dei paesaggi, della solitudine".

Dopo la squalifica per doping, è rientrato in punta di piedi.
"Ho sbagliato e ho pagato. Amen, voltato pagina, ricominciato a vivere. Con la dovuta umiltà. Da quel giorno ho guardato avanti, con fiducia e serenità. E piano piano vorrei ritrovare i miei spazi".

"Il doping? Ho sbagliato e ho pagato. Amen, voltato pagina, ricominciato a vivere. Con la dovuta umiltà. Da quel giorno ho guardato avanti, con fiducia e serenità. E piano piano vorrei ritrovare i miei spazi"

Il gruppo?
"Chi mi ha capito, e chi no. Come sempre. Come dovunque".

Sella, il bello del ciclismo?
"La bici. Mi piace, la sento, la vivo. E’ da una vita che mi accompagna. La bici non mi pesa, mai. Mi diverte. E ci andrò sempre".

Anche a fare la spesa?
"Quello no".

E a spasso?
"Quello capita".

E in vacanza?
"Quello capiterà".

Quante bici ha?
"Una da corsa, la nuova, una Bianchi. Un muletto. Una da passeggio. E anche una mountain bike, che però tengo a casa dei miei genitori. Quest’inverno non l’ho mai presa, ma ci tornerò. E’ che a forza di andare su quella da strada, non so se sono adatto alla mountain bike. Fisicamente sì, spiritualmente no. In ciclocross e mountain bike si parte troppo a tutta. E poi a vederli, nel freddo, i bikers mi fanno quasi pena. Al solo pensiero di respirare quel gelo, mi viene da tossire".

Strada, fuoristrada... e pista?
"Quand’ero piccolo, da esordiente e da allievo, mi portavano in pista. Ma ero negato. Avevo paura. Stavo a tre metri da chi mi precedeva".

Sella, non avrà mica una fissazione per la sella.
"No. Penso alla bici come un’orchestra per il suo direttore: tanti strumenti uniti e coordinati, in modo armonico. La bici devo sentirmela cucita addosso".

E per qualche sella intesa come passo o salita?
"Il Sella e tutti i passi dolomitici".

Una salita per il prossimo Giro?
"Lo Zoncolan. Ma so di non essere originale".

Zoncolan, Mortirolo, Giau, Croce Domini... Perché le salite hanno nomi così inquietanti?
"Sarà, ma a me suonano dolcissimi".

Che cosa rappresenta una salita?
"Una conquista. La conquista di una meta, come il K2 per un alpinista. E la conquista di uno stato, uno stato di grazia e di benessere, magico: la leggerezza".

Marco Pastonesi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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