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CICLISMO

Basso e il 2011 che verrà
"La doppietta? Si può fare"

L'ultima maglia rosa racconta obiettivi e speranze per la nuova stagione: "Sto in sella 40 mila km l'anno per vincere Giro e Tour". Sul doping: "Ho promesso che non tradirò più". E il futuro: "Nibali stella delle corse a tappe, Agnoli il nuovo Bettini"

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CASTELLANZA (Varese) - Vieni qui, a Castellanza, nel "sancta sanctorum" della tecnica e dell'allenamento e chi trovi già a sbuffare sulle macchine da test inventate e perfezionate da Aldo Sassi, tecnico dei campioni e del ciclismo pulito recentemente scomparso per un terribile male? Naturalmente lui, Ivan Basso, vincitore dell'ultimo Giro, l'atleta che proprio Sassi ha fatto emergere dalle nebbie del doping per farlo diventare l'emblema del "senza si può". Rosso in volto e concentratissimo, spinge sui pedali del cicloergometro come se avesse sotto le ruote la salita del Mortirolo o dello Zoncolan.

Undici stagioni da prof, due Giri nel palmares e la voglia, il sorriso di sempre.
"Quando comincia la stagione sento l'emozione del primo giorno di scuola. Un momento che attendo con ansia".

È già avanti con la preparazione, Ivan. Dopo il breve riposo a novembre ("a casa, con i miei figli, mia moglie Micaela partorirà a gennaio".) e il ritiro in montagna a San Martino di Castrozza per un primo affiatamento di squadra, poi in Sardegna.
"Non fosse per la triste scomparsa di Aldo, un padre, un amico che porterò sempre nel cuore, sarebbe stato un inverno felice. Dopotutto venivo da una bella stagione".

Già, la vittoria al Giro, per la seconda volta.
"Una liberazione. La chiusura di un lungo tragitto durato 5 anni. Una grande conquista anche se poi forse ha condizionato il resto della stagione".

Sarebbe a dire?
"Beh, al Tour non è andata come mi aspettavo, forse proprio perché c'è stato un calo di tensione. È stato un Giro dispendioso: tappe con la pioggia, dopo l'Aquila (una fuga bidone lanciò in rosa Porte mettendo i big a oltre 5', n. d. r.) abbiamo dovuto sempre attaccare e inseguire, l'ho pagata".

Ma il prossimo non sarà da meno con i due week end finali terribili: Grossglokner, Zoncolan, Colle delle Finestre. Non sarà che il doppio impegno vincente: Giro più Tour non è tanto proponibile nel ciclismo di oggi?
"No guardi, si può fare. Si può fare benissimo, ne sono convinto".

Ma lei lo farà?
"Per ora è tutto nei piani. Il grande ciclismo si fa in salita, dunque non si scappa. Del resto una volta facevano tappe di 400 km con lo sterrato. Sono le salite e le strade difficili che danno le pagelle più autentiche. E poi un Giro se è duro lo è per tutti".

A 33 anni con 11 stagioni professionistiche alle spalle non ne ha abbastanza di fatiche e sacrifici?
"No perché per me il ciclismo è ancora il mio gioco preferito. Mi viene facile".

Facile percorrere 40.000 chilometri in sella l'anno?
"È la mia vita. Non mi pesa".

Dove vuole arrivare?
"A correre fino a 40 anni. In fondo ne ho persi un paio per le vicende doping e voglio recuperare".

Ancora 7 anni di corse e gare. Non ha paura di stancarsi?
"Mi sveglio ancora la mattina pensando a cosa fare per migliorare. Un atleta lo capisce da tanti segnali se è saturo o no. Se nei test non dai tutto, se negli allenamenti non spingi al limite, se tiri indietro il pedale, se ti pesa il freddo o la pioggia, vuol dire che è arrivato il momento di smettere. Ma a me non succede ancora".

E i risultati di tutto questo entusiasmo?
"Quest'anno sto meglio della scorsa stagione. Peso di meno e ho meno grasso in percentuale, i test me lo confermano. Sarà una stagione durissima, ma sono pronto".

Avrà Kreuziger come "nemico" e non avrà più Nibali come "cavalier servente".
"Ma avrò comunque una grande squadra. Ho visto già un grande affiatamento".

L'Italia non vince più nelle grandi classiche.
"Ma l'uomo nuovo c'è".

Chi?
"Valerio Agnoli, tenete d'occhio questo ragazzo perché è un talento, ed ha una grande volontà. È fortissimo. Ha solo bisogno di metodo. Gli ho detto anche un po' bruscamente: con le doti che hai non puoi permetterti di non fare qualcosa anche solo per te. Come ho detto di Nibali per le corse a tappe dico che sarà l'atleta delle classiche del futuro. Il nuovo Bettini".

Il ciclismo sta cambiando davvero?
"Io non faccio proclami. Cerco di parlare con il mio esempio. Ho promesso ad Aldo: non tradirò mai più. Lo dico con il cuore e lo faccio. Vede, questo è un mondo complesso. Trovi chi ha capito e capisce, altri che ci mettono tempo a capire, e poi c'è una fascia a parte che io considero inutile. Sono pochi. Ma se fai davvero i conti con la tua coscienza non puoi che comportarti bene. Secondo coscienza, appunto".
 
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