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Bertolini, un misto
tra sudore e successi

A 36 anni il primo Mondiale: vinto. Così un gregario che ha sempre dato il 100 per cento ha imparato a dare il 120. Coetaneo di Simoni, lo indica come favorito per il Giro d'Italia 2008

Alessandro Bertolini, 36, scommette su Gibo Simoni. Bettini
Alessandro Bertolini, 36, scommette su Gibo Simoni. Bettini
MILANO, 17 novembre 2007 - "Dove sei stato?", gli chiedevano. Sempre stato qui, rispondeva. E' vero: Alessandro Bertolini c'era, ma dietro, dentro ("Davo il 100 per cento"), e non come adesso, davanti ("Do il 120 per cento"). Perché adesso, a 36 anni, sta davanti. E da lì ricomincia.
Da lì, ma dove?
"Dal Mondiale di Stoccarda. Franco Ballerini aveva detto che andavo bene, che andavo forte, che forse mi avrebbe convocato. E' bastato quello per sentire già un sacco di critiche: su di me e sulla sua scelta. Allora, la prima volta che l'ho visto, gliel'ho detto, proprio così: "Franco, se tu mi fai correre il Mondiale, giuro che non te ne pentirai". E così è stato. Ho dato tutto quello che avevo. E quello che avevo era tanto".
Come quando era un ragazzo?
"Rivaleggiavo con Gibo Simoni. Stesso anno di nascita: 1971. Così stesse strade, stesse corse, stessa voglia di vincere. Ma siccome a vincere è uno solo, si duellava alla morte. Lui, scalatore puro, per vincere doveva arrivare da solo. A me bastava arrivare anche in un gruppetto".
Poi?
"Tra i professionisti, come tanti, mi sono un po' perduto. Il salto di categoria, l'approdo in una squadra troppo grande per uno ancora piccolo come me, è come se avessi sempre dovuto inseguire, e più inseguivo e più mi demoralizzavo. E nessuno che mi spiegasse".
Finché?
"Nel 1997 con Giancarlo Ferretti. E c'era anche Simoni. Lì ho cominciato a capire come girava questo mondo".
Adesso gira bene?
"Per me, finalmente, sì. Nel 2006 sono andato nella squadra di Gianni Savio: mi ha dato fiducia in un momento non facile, e sono felice di averlo ripagato. Due vittorie nel 2006, cinque nel 2007, e non è finita. Il ciclismo è fatto così: ci sono i velocisti, ci sono gli scalatori, ci sono quelli misti".
Lei è un misto?
"Esatto. Se in volata trovo un velocista, mi batte. Se in salita trovo uno scalatore, mi stacca. Non mi rimane che partire da lontano. Provarci, tentare, rischiare. E soprattutto crederci. Crederci di arrivare in fondo. Se poi mi prendono, amen: ci proverò, ci tenterò, rischierò ancora. Io non ho paura neanche del diavolo".
La descrivono come uno stakanovista dell'allenamento.
"Ci saranno anche quelli baciati da madrenatura. Io no. Io, per andare, devo allenarmi: più degli altri. Se vuoi avere grandi risultati, devi fare grandi fatiche. Ma allenarmi, correre, insomma, andare in bici mi piace. Ho chiuso la stagione con il Giro di Lombardia. Anzi, no, ho continuato ad allenarmi perché sono stato ingaggiato per la Quattro Giorni di Milano".
Mai corso in pista?
"Sì, da allievo ero con Vittorio Broccardo, nella selezione del Trentino, correvamo sulla pista di Mori. Da un anno combatto perché venga riaperta. E' una pista disegnata attorno a una da atletica: enorme, ma ideale per i ragazzi, che lì si possono allenare in tutta sicurezza. L'ultimo manto è stato steso dalla Mapei nel 1993-1994 per il record di Francesco Moser, poi più niente, e adesso la pavimentazione salta. Un peccato mortale".
E dopo la Quattro Giorni?
"Mi sono fermato. Anche se in verità non mi fermo mai: mountain bike, sci di fondo, sci-alpinismo, palestra, e di nuovo in bici dal 1° dicembre. E occhio al peso. Lo scorso anno sono sceso al 3,5 per cento di grasso: un bel sacrificio a tavola, ma poi sull'asfalto volavo". Il 2008: che cosa vede? "Vedo un grande Simoni al Giro d'Italia: se ci crede, lo vince. E lì comunque ci sarà da divertirsi. Vedo un Bertolini che ce la metterà al 120 per cento. Insomma vedo due giovani di 36 anni — Simoni più tranquillo, io più vivace, nessuno invidioso dell'altro — fare fuoco e fiamme. Vede, l'età non è un peso in più da portare sulla bici, semmai è un valore in più. E' esperienza. E l'esperienza serve a farti diventare più forte di testa. E' lì che si fa la differenza".

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