E Sastre?
«Una mina vagante capace di qualsiasi risultato, anche se lo vedo più per un successo di tappa che per la generale».
Quale sarà la tappa chiave?
«Non conosco nessuna tappa e in genere conosco poco la Spagna. Alla sera guardo cosa mi aspetta il giorno dopo su Google Earth. Kreuziger mi ha parlato della Bola del Mundo (penultimo giorno, ndr) e mi ha detto che è una salita da paura».
Siete partiti con un caldo torrido. Potrebbe influire?
«Sì, chi fa un fuorigiri lo paga perché si fa moltissima fatica a recuperare. Vincerà il più costante». È infastidito da queste temperature? «Più di testa che di gambe. In bici ho sempre questa sensazione di bocca secca...». Lei è sempre stato molto ambizioso. Ora si trova nella condizione di correre da capitano. Sente la pressione? «Per ora no, sono tranquillo. Però sono consapevole che questa è la prima grande occasione che ho davanti e devo sfruttarla. Alla fine non sarà neanche importante vincere, quanto avere dato la dimostrazione di essere un corridore che può lottare fino in fondo per questi obiettivi». Pensa al Mondiale? «Sì, mi piacerebbe esserci perché sarebbe la prima volta da pro’. E’ più adatto a gente come Pozzato che a me. Però io potrei correre in appoggio e magari avere un ruolo per il finale. Ma quella è un’altra storia. Fino a Madrid voglio stare concentrato solo sulla Vuelta». Checosa leha insegnato correre vicino a un campione come Ivan Basso? «Cerco di fare come lui, stando sempre attento a non correre rischi».
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