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Meno 2 alla Sanremo
Garzelli: "Corro per Paolini"
Il 36enne vincitore della Tirreno-Adriatico sabato è pronto a fare il gregario ma vuole restare in alto: "Vedo gli ordini d’arrivo, c’è gente che ha 10-15 anni in meno, sono tra i cinque più vecchi del gruppo. E’ questo che ti fa fare sacrifici: mi mancano ancora pochi anni prima di smettere, e voglio farli bene"
- Stefano Garzelli. Bettini
SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 18 marzo 2010 - "Fatico ancora a crederci. Una situazione così capita davvero poche volte nella vita. Ma adesso devo pensare alla Sanremo (vedi iscritti, planimetria, altimetria e cronotabella, n.d.r.), che correrò soprattutto per Paolini. Lo devo ringraziare, sa andare veramente in bicicletta come nessun altro. Tra noi c’è un’amicizia che dura da anni: allenamenti, scherzi, gare, vacanze, sempre insieme". Sono le parole di Stefano Garzelli, trionfatore della 45ª Tirreno-Adriatico all’ultimo sprint volante dell’ultima tappa.
carriera da 34 successi — A 36 anni il varesino di Besano, che da tempo si è trasferito a Valencia (la moglie Maria è spagnola) e guida l’Acqua&Sapone-D’Angelo e Antenucci di Palmiro Masciarelli, può dirsi soddisfatto della sua carriera. Ma attenzione. Stefano correrà per Paolini, sì, ma a Sanremo ci è andato vicino già due volte: quarto nel 1999 (l’anno della vittoria di Tchmil) e settimo nel 2000 (volata di Zabel). Professionista dal 1997, ha debuttato nella Mercatone Uno di Marco Pantani. Allora era il massimo. Quattro stagioni. Il team manager Beppe Martinelli gli fece firmare il contratto nell’autogrill dell’autostrada Como-Chiasso pochi giorni dopo la vittoria nel Piccolo Giro di Lombardia dilettanti: seguiva Garzelli da tempo, grazie anche ai consigli del suo amico Pierino Gavazzi, che lo dirigeva nella Resine Ragnoli. Da pro’, "Garzo" ha vinto il Giro di Svizzera 1998 (che allora era una gran corsa: Ullrich, Jalabert, Camenzind...), il Giro d’Italia 2000 (quando Pantani gli spianò la strada sull’Izoard nel duello con Simoni), due Tre Valli Varesine, due maglie azzurre (Verona 2004 e Mendrisio 2009), sei tappe al Giro, la maglia verde di miglior scalatore. In totale 34 successi.
- In corsa con Scarponi. Bettini
Come vive questi momenti?
"Me lo chiedo anch’io. Da quando è nato Matteo, il mio terzo figlio (gli altri sono Marco e Luca, ndr), non avevo ancora vinto una gara, quasi un anno e mezzo. Questi sono stimoli. E’ una sfida personale, vedo gli ordini d’arrivo, c’è gente che ha 10-15 anni in meno, io sono tra i cinque più vecchi del gruppo. E’ questo che ti fa fare sacrifici: mi mancano ancora pochi anni prima di smettere, e voglio farli bene".
A chi deve la sua carriera?
"A due persone: Martinelli e Pantani. Senza Beppe non sarei qui, e non sarei diventato nemmeno corridore. Senza quel giorno in autogrill non so che cosa sarebbe stata la mia vita. Nei quattro anni di Mercatone Uno con Marco ho imparato tutto, lui era un mago. E’ stato un sogno. Ho chiamato mio figlio Marco proprio perché gli volevo bene, ho ancora la pelle d’oca quando penso a lui".
Com’è il ciclismo adesso?
"Prima, tra noi corridori, c’era più rispetto, nel senso buono della parola. Ora i giovani passano professionisti e non guardano in faccia un corridore che ha quindici anni di carriera alle spalle. Ai miei tempi, zitto, non parlavo mai e cercavo soltanto di imparare. E poi non c’erano questi maxisquadroni, era un ciclismo diverso, non si può paragonare".
Ha ancora un sogno da realizzare?
"No, nella mia vita ho avuto ottimi risultati. Chiedo soltanto di stare bene in salute e di restare a questi livelli".
Che papà è?
"I miei figli sono tutto per me, vivo soltanto per loro. Sono via di casa ormai da due settimane, il piccolo avrà già cominciato a camminare...". In corsa, Stefano usa un casco speciale, disegnato da Cornelio Perini: sulla parte superiore ci sono tre stelle. I suoi tre figli.
Luca Gialanella© RIPRODUZIONE RISERVATA
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