Gavazzi: alla Lombarda cerco la prima vittoria

| 01/04/2008 | 00:00
Mattia Gavazzi è uno dei velocisti principi della 38a Settimana Lombarda by Bergamasca che oggi pomeriggio prende il via con la cronometro a squadre da Brignano a Brignano. Il corridore del Team Preti Mangini non si nasconde e anzi precisa che sta pensando in grande. “Ci sono due tappe per velocisti, io punto a vincerle entrambe. Un successo sarebbe soddisfacente, ma perché non puntare su tutte e due? Guardando gli avversari e i compagni che mi supportano pensare al bersaglio pieno non è fantascienza”. Già, Fabio Sacchi e Marco Zanotti con la stessa casacca sono più che una garanzia. “La squadra sta bene. Alla Coppi e Bartali abbiamo collezionato due secondi posti che bruciano, ma venivamo da un mese senza corse e ho trovato un Francesco Chicchi che non sta andando forte, ma fortissimo. Secondo me qui partiamo come favoriti per le volate, ci sono poche squadre organizzate come la nostra per lo sprint. Sacchi farà l’apripista, poi toccherà a Shpilevsky e quindi Zanotti sarà l’ultimo uomo che mi lancia e poi dovrò pensarci io”. Anche perché c’è una rivincita che aspetti da un anno: alla Settimana Lombarda del 2007, quando eri in grande condizione, proprio a Brignano ti ha battuto Ivan Quaranta… “Sì, un po’ mi sta ancora sullo stomaco quella volata. Però l’avevo comunque considerato un buon risultato perché andavo bene ma non come sto andando adesso, sono migliorato molto e lo dimostrano i tre piazzamenti fatti in questa prima parte di stagione. Non ho vinto ma ho perso da avversari forti, e ho lottato testa a testa con loro. Questo mi conforta, cercherò di vincere ma senza guardare al passato, piuttosto guardando al futuro”. Mattia si sofferma anche sulla vicenda Fois. Lui è stato chiamato in causa perché qualche anno fa aveva avuto lo stesso problema da risolvere e ci è riuscito sconfiggendo la droga e tornando un ciclista in grado di vincere. “Valentino lo conoscevo poco, solo in questi ultimi quindici giorni un po’ di più perché aveva a che fare con mio padre. Mi dispiace molto per quello che è successo e purtroppo nessuno può più farci niente. Le persone con le quali Fois aveva a che fare, in un modo o nell’altro si sentiranno tutte un po’ colpevoli, ma c’era poco da fare: solo lui poteva farsi aiutare. A Fanini avevo consigliato di mandarlo in una comunità, era la cosa migliore da fare e non lasciarlo in giro per le strade con la bicicletta. E’ un peccato quello che è successo e non è neanche paragonabile la sua storia alla mia. Ci sono casi particolari, è troppo facile parlarne dopo: secondo me bisogna provare a esserci dentro per poterne parlare”. Valerio Zeccato
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