RCS Mobile
In Gazzetta.it

Velo spinge per tutti
"Un onore essere gregario"

Dal lavoro per Pantani a quello di ultimo "vagone" del treno di Petacchi. La carriera di Marco Velo è un inno al sacrificio: "Bisogna saper rinunciare per dare, alla fine ti abitui a dedicarti agli altri"

Una delle versioni 2007 del treno Milram: Velo è il primo dopo Petacchi. Bettini
Una delle versioni 2007 del treno Milram: Velo è il primo dopo Petacchi. Bettini
MILANO, 9 novembre 2007 - Sarà anche un bel posto: una collina, un bosco, una stradina, un’aria che sa di legno e foglie e Belgio. Sarà anche un bel posto, ma quando ti lanci giù a 50 o 60 all’ora, su cubetti di porfido che sembrano messi lì con il solo obiettivo di farti cadere, e infatti cadi, con il gruppo che ti arriva alle spalle, se non sulle spalle, insomma non è un grande ricordo.
Marco Velo, che ricordo è?
"Mi hanno appena tolto una placca metallica alla clavicola. Quindici punti, per 15 giorni, reggibraccio per una settimana, poi la solita rieducazione. Ormai ci sono abituato. Era la Gand-Wevelgem, e quell’incidente ha condizionato tutto il resto della stagione. Niente Giro, niente Tour, poi però almeno la Vuelta. E soprattutto la certezza di essere tornato corridore".
E il ginocchio?
"Quello era il guaio più grosso. La clavicola è superflua, il ginocchio è decisivo. Adesso, senza la cartilagine, le ossa fanno attrito. In bici non è un problema, ma a piedi sì. L’altro giorno sono andato a correre, e dopo 5 minuti ho cominciato a sentire delle fitte. Il medico mi ha detto di lasciare perdere. Palestra, piscina e, finché il tempo tiene, bici: anche adesso mi tengo allenato così".
Il finale di stagione?
"Il capolavoro è stato la Parigi-Tours. Ce la siamo sofferta e guadagnata. A una sessantina di chilometri è andata via una fuga con 35 corridori. Ongarato, Terpstra e io, insieme con quelli della Discovery, abbiamo tirato come matti. E abbiamo ripreso gli evasi ai meno 35. Poi sono rimasto davanti, e ho dato una mano a chiudere anche sull’allungo di Pippo Pozzato e di altri due. Infine Erik Zabel si è dedicato ad Alessandro Petacchi, e "il Peta" ha vinto la volatona".
Come se avesse vinto lei.
"Ogni vittoria di Petacchi la sento un po’ anche mia. Capito che più di tanto non avrei potuto fare, mi sono dedicato ai capitani. La mia fortuna è stata trovare dei capitani forti e vincenti: prima Marco Pantani, poi Alessandro. Gregario: per me non è un insulto, ma un onore".
Invece?
"Per i giovani è un ruolo minore. Si sentono trascurati, sminuiti. Io credo che sia meglio essere un buon gregario che un corridore anonimo. Ma non è mica facile. Innanzitutto bisogna saper rinunciare per dare. Alla fine ti abitui a dimenticarti di te e a dedicarti agli altri. Così, certe fatiche, se dovessi farle solo per me, non ci proverei neanche, ma se devo farle per "il Peta", non mi tiro mai indietro".
Quegli ultimi chilometri di corsa, vero?
"Lì lo stato di allerta è al massimo. Magari alla tv sembra che il treno sia un meccanismo semplice e collaudato. Ma basta niente per perdere ruote, binari, scie e, alla fine, la vittoria. Un po' per l’esperienza, un po' per la posizione, quella di ultimo vagone, di solito dirigo le operazioni. Il più bel complimento ricevuto da Petacchi è stato proprio quando mi sono fatto male: e adesso, ha chiesto, chi parla negli ultimi chilometri?".
Il vostro treno 2008?
"A parte Fabio Sacchi, il gruppo è rimasto quello. Mirko Lorenzetto è passato da noi alla squadra di Danilo Napolitano. Ma Lorenzetto, che pure ha buone qualità di forza e coraggio, non ha ancora le caratteristiche per fare quel tipo di lavoro, un corridore non fa un treno. Ce ne vogliono almeno tre. E saper cogliere l’attimo giusto non è una materia che s’impara facilmente e che s’insegna dovunque".
Vede qualcuno sulla sua scia?
"Scognamiglio: i primi due anni da professionista non sono facili per nessuno, neanche per i campioni, ma lui si sa muovere bene e sa farsi apprezzare all’interno della squadra. E Sabatini: convocato all’ultimo momento per la Vuelta, si è fatto trovare preparato, ed è sempre pronto quando c’è da tirare".
Lei pedala verso i 34 anni.
"Le carriere si allungano. E io dico che, finché i giovani non mi mettono la ruota davanti, io insisto, continuo, proseguo".
Eppure, a occhio, ne dimostra 10 di meno.
"Sarà la bici. Sarà l’aria. Venite a pedalare con me nel Bresciano".

Notizie correlate
  1. Zamparini: "Pastore via", Neymar: sì al Real, no al Barça
  2. Alonso: "Vinciamole tutte", Domenicali: "Il lavoro paga"
  3. Inter, primo giorno di "scuola", Eto'o: "Inter, non ti lascio"
  4. Il Tour sui social network, "Quell'auto fuori dalla corsa"
  5. Cannavaro: "Chiudo e dico tutto, L'Inter, la Juve, il mio Mondiale"
  6. Coppa America, il borsino, Sanchez e Vidal in rialzo
  7. Mou-Real, atto secondo, Più potere per vincere tutto
  8. Fiocco rosa in casa Beckham, Dopo tre maschi c'è Simon
  9. Lichtsteiner non ha dubbi, "La Juve è sempre la Juve"
  10. E' grand'Italia a Brno, Prima Melandri, poi Biaggi

GazzaSpace

Sei un nuovo utente? Registrati!

FMI: Federazione Motociclistica Italiana
Ultimo aggiornamento: 05/05/2009

La Federmoto nasce il 29 Aprile [...]

Membri: 32

Video
You need Flash Player 8 or higher to view video content with the ROO Flash Player. Click here to download and install it.
GIRO IO TI AMO:
il meglio di 100 anni di Giro d’Italia in dvd. In edicola dal 15 maggio
SUPEREROI LE GRANDI SAGHE:
in edicola i potenti vendicatori!
LA STORIA DEL FASCISMO:
in edicola il secondo dvd
Copyright 2012 © RCS MediaGroup S.p.A. | Part. IVA n. 12086540155 | Per la pubblicità contatta RCS Mediagroup S.p.A. - Divisione Pubblicità Scrivici | Redazione