“Ho pianto tanto ma alla fine credo sia stata una decisione giusta di cui ora sono felice” Francesca Pattaro racconta così la propria scelta di chiudere con il ciclismo agonistico.
25 anni, padovana di Vo’, olimpionica a Rio de Janeiro nel 2016, campionessa europea e italiana su pista, in questo 2021 non farà più parte del gruppo delle elitè: “Dopo la quarantena, quando ad inizio agosto sono tornata a correre alle Strade Bianche mi sono accorta che non avevo più voglia di competere. Il lungo periodo di stop dalle gare mi ha segnata, ho portato a termine la stagione onorando la maglia dell’Astana ma, ogni giorno che passava, mi accorgevo di quanto iniziava a pesarmi l’allenamento e, soprattutto, il confronto in gara”.
A 25 anni non è troppo presto scendere di bicicletta?
“Penso che ci sia un’età anagrafica e una biologica. Per quella anagrafica, certamente avrei potuto avere ancora molte stagioni davanti a me ma se la testa, il cuore e le gambe dicono che hai fatto abbastanza ritengo sia giusto fermarsi. Non sono una di quelle che vanno alle gare per portare in giro la bicicletta: o mi presento competitiva, sennò preferisco essere sincera e dedicarmi ad altro”.
E adesso?
“Non ho smesso di pedalare, anzi, in questi giorni ho alternato qualche uscita in bici con la corsa a piedi e ho ripreso in mano perfino i pattini. Ovviamente adesso lo faccio solo per piacere, con un altro ritmo e ho la possibilità di gustarmi qualche ora all’aria aperta”.
Cosa farà da grande Francesca?
“Sto studiando per la laurea specialistica in scienze motorie e sto conseguendo la laurea magistrale in Management dello Sport. Nel periodo di lockdown ho seguito i corsi online e ho ottenuto l’abilitazione da direttore sportivo di terzo livello e per essere tecnico giovanile regionale. In queste settimane mi sono arrivate diverse offerte come direttore sportivo ma, quella che più mi ha lusingato, è stata la proposta di Dynatek, una giovane start up padovana produce biciclette di alta gamma e sta sviluppando dei progetti molto interessanti. Per me sarà un onore portare la mia esperienza da atleta in una realtà così dinamica e, allo stesso tempo, poter restare nell’ambiente delle due ruote”.
Cosa ti resta di tutti questi anni in bici?
“Ci sono tre momenti indimenticabili: il mio primo campionato italiano vinto nel 2011 a Pordenone nell’inseguimento individuale. Il mio primo campionato europeo, arrivato ad Anadia, in Portogallo nel 2013 e la partecipazione alle Olimpiadi di Rio nel 2016. Sono stati dei passaggi fondamentali che mi hanno segnato profondamente e che non dimenticherò mai”.
Quando hai iniziato a pedalare pensavi di poter arrivare a questi livelli?
“Quando ero giovanissima pensavo che avrei smesso a 16 anni. Invece, poi, mi sono appassionata e sono arrivati i primi risultati importanti. Sono felice di essere cresciuta senza pressione, giorno dopo giorno, ho fissato i miei obiettivi e sono riuscita a raggiungerli”.
Fine carriera. Restano da fare i ringraziamenti…
“Voglio ringraziare tutte le squadre in cui ho militato perchè mi hanno aiutato a crescere e la nazionale che mi ha permesso di raggiungere i traguardi più importanti. Un grande grazie va a chi non c’è più, il mio primo direttore sportivo, Severino Massaro che mi ha insegnato tantissimo. Poi un grande grazie va alla mia famiglia che mi ha sempre supportata e spronata e al mio fidanzato, Lorenzo, che provenendo dal ciclismo ha potuto comprendere le sfide che mi sono trovata ad affrontare ed è sempre stato al mio fianco”.