Mal di schiena risolto, Ballerini punta dritto su Roubaix

14.01.2022
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Pensando a Davide Ballerini, si fa fatica a capire se la prima immagine che viene in mente sia la vittoria all’Het Nieuwsblad oppure la caduta assieme a Trentin ai mondiali di Leuven, in cui la sorte s’è portata via le nostre chance di vittoria. Il 2021 del corridore di Como è partito a razzo, con due vittorie al Tour de la Provence e quella nella classica belga di apertura, poi è andato a scontrarsi contro il livello di corse pazzesche, cui Ballero ha iniziato a prendere le misure.

«In questa squadra si cresce un casino – dice – sto imparando tantissimo. Ho fatto il Tour in camera con Morkov, che mi ha spiegato milioni di cose. Stiamo scrivendo la leggenda di una squadra che ha nella Settimana Santa del Belgio il momento clou della stagione. Si sentono atmosfera e stress, perché lassù bisogna correre per vincere».

Fra i corridori del gruppo classiche, anche Ballerini ha raccontato le sue ambizioni per il Nord
Fra i corridori del gruppo classiche, anche Ballerini ha raccontato le sue ambizioni per il Nord

Se poi ti chiami Ballerini, hai l’attitudine per muri e pavé e ammetti che la Roubaix sia il tuo sogno, il destino è già scritto. Basta intercettare gli sguardi e le battute con cui Lefevere se lo coccola, per capire che la Quick Step-Alpha Vinyl creda parecchio in lui. In Spagna si lavora, ma l’ammissione è chiara: partirà più piano dello scorso anno. Al punto che Ballerini all’Het Nieuwsblad non ci andrà neppure.

Come mai?

Abbiamo archiviato il 2021 e fatto le nostre analisi. Ho la consapevolezza che posso fare bene, le aspettative sono alte. Per cui partirò con più calma per arrivare bene alla Roubaix. Le classiche sono tutte fantastiche, ma già l’anno scorso mi ero focalizzato su mondiale e Roubaix, solo che quella caduta li ha compromessi entrambi. Sono sempre stato indirizzato verso il Belgio per il mio fisico, ma non mi sono mai confrontato con i pezzi da 90. Vincere l’Het Nieuwsblad mi fa pensare che se ci credo e lavoro sodo, posso avvicinarmi a loro.

Sei nella squadra giusta?

La migliore, ma non sarà neanche facile perché in certe corse si va in otto e praticamente tutti possono giocarsi la vittoria.

La sosta al Bar Velò a metà allenamento nel giorno dell’incontro con la stampa (foto Wout Beel)
La sosta al Bar Velò a metà allenamento nel giorno dell’incontro con la stampa (foto Wout Beel)
In più da un paio d’anni ci sono in circolazione Van der Poel e Van Aert e tutto si complica…

Vero, però il Fiandre l’anno scorso l’abbiamo vinto noi. La cosa che dobbiamo cercare è il lavoro di squadra, perché loro sono forti, ma non hanno un gruppo come il nostro. Sulla carta abbiamo un collettivo più attrezzato. Dobbiamo cercare di isolarli, dandogli poi scacco matto. Si è visto al Fiandre. Nessuno avrebbe scommesso su Kasper (Asgreen, ndr), ma alla fine ha vinto lui. Ed è il bello di poter giocare di squadra.

Hai salito un altro gradino?

Ogni anno riesco a guadagnare qualche watt in più per resistenza ed esplosività. Non ho mai creduto nei progressi che arrivano troppo in fretta, preferisco crescere gradualmente. Le batoste fanno crescere se hai le basi solide, sennò possono anche farti smettere. Però allo stesso tempo, bene la gradualità, ma il tempo vola. Poco fa ero a mangiare con un gruppetto di juniores che passano dilettanti, mentre io vado per i 28. Bisogna concretizzare. Un uomo saggio mi ha detto che siamo come un serbatoio con un buchino. Con l’età che va avanti, il serbatoio si svuota.

Interessante lettura, chi è l’uomo saggio che te lo ha detto?

Mario Cipollini. Credo che abbia ragione, perché nel frattempo intorno il mondo va alla velocità della luce. Si sta abbassando tutto. Si diventa più metodici nelle squadre giovanili, anche per cose che avrebbe più senso fare da grandi. Come i rulli dopo l’arrivo oppure l’altura per preparare ogni appuntamento. 

Perché succede secondo te?

Prendono esempio da noi, purtroppo è così e non ci si può fare niente. Ricordo che un anno anche io andai in altura con la nazionale prima della Firenze-Empoli. In più la giovane età tiene bassa la soglia di rischio, per cui quelli che arrivano non hanno paura di buttarsi, mentre noi più grandi cominciamo a calcolare i rischi di certe manovre

Proprio nel ritiro di dicembre ha scoperto che il mal di schiena dipendeva da una microfrattura, ora completamente guarita (foto Quick Step)
Ha scoperto che il mal di schiena dipendeva da una microfrattura (foto Quick Step)
La Roubaix è il tuo sogno, che effetto ti ha fatto vederla vincere da Colbrelli?

Una grande emozione, sono molto contento per Sonny. Credo anche che l’avrebbe vinta Moscon senza tutte quelle scivolate. Eravamo ai limiti, sembrava una gara di cross, non avevo mai corso in simili situazioni. Mi dispiace perché quel giorno ero ancora arrabbiato e dolorante per la caduta del mondiale e rialzandomi da quella fuga ho buttato un’occasione. Ma la schiena ha detto stop, ho dovuto fermarmi.

Gli strascichi della caduta di Leuven?

Pensavamo fosse solo una botta, ma dava fastidio. Così al primo ritiro abbiamo fatto uno scan e finalmente è venuta fuori la causa. Una microfrattura. Così mi sono messo l’anima in pace, perché c’era una causa. Ho riposato e adesso sono pronto per ripartire. Andrò al Saudi Tour, all’Oman e poi in altura pensando a Sanremo e classiche…