Van Garderen 2021

Van Garderen ha chiuso con tanti rammarichi

03.01.2022
5 min
Salva

Il 2021 da poco concluso è stato segnato da un numero importante di ritiri, 34 nel WorldTour e 32 fra le professional. Fra loro anche qualche nome importante e uno non poteva passare inosservato, per quanto ha fatto ma soprattutto per quanto poteva fare: Tejay Van Garderen.

Americano di Tacoma, classe 1988, Van Garderen ha navigato nel mondo professionistico per 13 anni. Nel complesso ha portato a casa 16 vittorie, qualcuna anche di un certo peso, ma la sensazione è che sia rimasto un talento inespresso, un coacervo di occasioni perdute e ora che il corridore a stelle e strisce è passato dall’altra parte della… barricata (è diesse alla EF Education First) c’è da chiedersi che cosa gli sia mancato.

Valerio Piva
Valerio Piva ha guidato in due riprese Van Garderen e lo conosce bene
Valerio Piva
Valerio Piva ha guidato in due riprese Van Garderen

Valerio Piva lo conosce bene: «Ho condiviso con lui il suo approdo al professionismo alla HTC High Road. Proveniva dalla Rabobank Continental e poi ben 5 anni alla Bmc. Quando è passato professionista si è visto subito che aveva del talento. Nel 2010, al primo anno nel WorldTour, fu 2° al Giro di Turchia e soprattutto 3° al Delfinato e questo fece pensare che potesse essere un corridore ideale per dare la caccia al Tour de France. Per questo la Bmc lo ingaggiò per cifre molto importanti, volevano puntare su di lui».

Quando lo ritrovasti dopo qualche anno, era un Van Garderen diverso?

Chiaramente sì, quando l’avevo lasciato era un giovane inesperto, lo ritrovai maturo, affermato, ma alcune cose non erano cambiate. Tejay è sempre stato un ragazzo introverso, un po’ timido e credo che questo abbia influenzato per tutta la sua carriera. Magari ora come diesse riuscirà a tirar fuori alcuni lati inespressi, quando l’ho incontrato all’ultima Vuelta ho visto un uomo pronto al nuovo incarico. Tornando a quando lo ritrovai, era un corridore sul quale c’erano aspettative elevate. Praticamente la squadra poggiava su di lui…

Van Garderen Delfinato 2010
Van Garderen si mise in luce al Delfinato 2010, finendo terzo dietro Brajkovic (al centro) e Contador
Van Garderen Delfinato 2010
Van Garderen si mise in luce al Delfinato 2010: 3° dietro Brajkovic e Contador
Questo alla fine è pesato su di lui?

Credo di sì. Ogni anno si lavorava per portarlo al massimo della forma per il Tour nella convinzione che fosse uomo da podio. Otteneva buoni risultati, ma mancava sempre qualcosa. Io sono convinto che, se dal punto di vista tecnico era molto talentuoso, caratterialmente non reggeva l’urto, né della squadra né dei media.

Analizzando la sua carriera emerge in particolare come nei grandi Giri abbia sempre avuto un rendimento in calo, soprattutto nell’ultima settimana…

E’ vero, conferma quel che ho detto. Jim Ochowitz aveva creduto molto in lui identificandolo come l’americano che poteva risollevare il ciclismo a stelle e strisce dopo Armstrong e questa responsabilità lo ha schiacciato. Preparava il Tour con scrupolo, la squadra lo supportava al meglio, venivano studiati i percorsi, ma poi il meccanismo s’inceppava e questo avveniva ogni anno. Ho provato anche a consigliargli di non puntare sempre e solo sul Tour, di guardare al Giro o alla Vuelta, ma poi le cose hanno dimostrato che anche lì non andava.

Van Garderen crono 2012
Ottimo cronoman, al Tour 2012 l’americano si è aggiudicato la classifica dei giovani
Van Garderen crono 2012
Ottimo cronoman, al Tour 2012 l’americano si è aggiudicato la classifica dei giovani
Van Garderen era un passista, ma sapeva emergere anche in salita. Il calo era solo psicologico?

In gran parte, non del tutto. Van Garderen è sempre stato molto attento all’alimentazione, sapeva che rispetto ai migliori scalatori aveva qualche chilogrammo in più ed era ossessionato dal perderli. Questo alla fine gli presentava il conto in termini di energie a disposizione. Avrebbe dovuto capire che doveva privilegiare le sue qualità. Io credo ad esempio che sul passo sia stato un grande, come cronoman era davvero uno dei migliori al mondo.

Secondo te non sarebbe stato meglio, viste le sue caratteristiche, puntare più su corse a tappe medio-brevi?

Sì, a conti fatti. Nei primi anni in BMC ad esempio faceva bene perché Cadel Evans convogliava su di sé tutte le attenzioni e lui poteva esprimersi al meglio. Era un corridore che in giornata poteva staccare in salita anche grandi scalatori, a dispetto di quella presunta “zavorra”. Io penso infatti che il Van Garderen dei primi anni non lo abbiamo visto più. Negli ultimi anni provammo a ricreare la situazione degli inizi affiancandogli Porte, ma non funzionò.

Van Garderen Giro 2017
Lo sprint vincente su Mikel Landa a Ortisei nel 2017. Van Garderen finì quel Giro al 20° posto
Van Garderen Giro 2017
Lo sprint vincente su Mikel Landa a Ortisei nel 2017. Van Garderen finì quel Giro al 20° posto
Qual è stata la giornata più bella che avete condiviso?

Per me la tappa al Giro d’Italia del 2017, con arrivo a Ortisei, dove batté Landa nello sprint a due. Era partito per far classifica, ma era saltato per aria. Era molto demoralizzato, ma noi tutti cercammo di sostenerlo, ricordo in particolare Quinziato e Ventoso che lo incitavano, gli dicevano di tirarsi su, magari anche con un bicchiere di vino a tavola alla sera, per motivarlo e lo stesso fece Sciandri come diesse. Quel giorno rinacque, si capì che il suo problema era più di testa che fisico.

Che diesse può essere?

Competente innanzitutto, molto professionale, posato e intelligente. Gli auguro tutto il meglio, magari con la sua esperienza riesce a tirare fuori dagli altri quello che non ha potuto fare per sé. Ci ritroveremo sulle strade del mondo.