Callegarin, il destino nelle stelle
Alla vigilia della seconda stagione da pro', Daniele si confessa: "Sono una Vergine, il segno peggiore. Preciso, perfezionista, mai contento. In gara mi piace dare battaglia per vedere l'effetto che fa"
Daniele Callegarin, 24 anni. Bettini
Daniele Callegarin, 24 anni. Bettini
MILANO, 18 dicembre 2006 — Bel cognome, Callegarin: cognome da corridore. Forse una sillaba di troppo. Tre sono l’ideale per pedalare forte: Massignan, Rebellin, Bruseghin, Faresin, Scattolin. Origini venete, nascita lombarda, 24 anni, uno — appena vissuto — da professionista: Daniele Callegarin.
- Impressioni?
"Li vedevo, li guardavo, li incontravo, e neanche mi sembrava vero. Ma com’è possibile, mi chiedevo, quello è Bettini, quell’altro è Boonen, quello là è Freire, tutti nomi che leggevo sui giornali, tutte facce che ammiravo in tv, e io sono Callegarin Daniele. Volendo, avrei anche potuto parlarci insieme, ma non osavo".
- Perché?
"Non per timore. Semmai per rispetto. E poi Bettini, Astarloa e Freire sono i corridori che apprezzo di più, forse perché, esagerando, io credo di essere quel tipo di corridore lì".
- Cioè?
"Da percorsi misti e impegnativi. In verità, il mio grande problema è che non ho mai capito bene chi sono. Velocista no, e non vorrei neanche esserlo. Scalatore neanche. Passista forse, ma ho uno spunto veloce. Solo che...".
- Si confidi.
"Quest’anno ho ottenuto qualche buon piazzamento. Sesto alla prima tappa del Tour du Picardie, in Francia, 5° alla Bernocchi, 6° a Carnago, 4° in una tappa della Due Giorni Marchigiana. Ma è proprio da queste ultime due corse che mi aspettavo qualcosa di meglio. A Carnago eravamo in nove, nelle Marche in 12, ma allo sprint, più di così, non ce l’ho fatta".
- Fiducia? Gambe? Esperienza?
"Un po’ di tutto. A me piace la bagarre, dare battaglia e vedere l’effetto che fa. In quelle due corse ho visto l’effetto che bagarre e battaglia hanno fatto su di me: mi hanno lasciato quasi senza gambe".
- Dicono che la bici sia come un lettino per la psicanalisi.
"Aiuta a guardarti dentro. Io sono timido, riservato, discreto. Tagliamo corto: non credo all’astrologia, ma sono del segno della Vergine e, mi creda, non esiste peggiore segno zodiacale su questa terra. Ed è un segno di terra".
- Ci racconti.
"Sono preciso, perfezionista, non mi va bene mai niente. E’ un complicarsi la vita da soli. Insegui sempre il massimo e, la volta in cui ci vai vicino, non è mai abbastanza. Certo, questo amore per la precisione t’invoglia a fare meglio. Ma ti costringe anche a lavorare, allenarti, studiare, impegnarti. Sempre".
- Nessuna leggerezza?
"Mi piace la compagnia, ridere, scherzare, ascoltare. Riconosco le piccole cose e so apprezzarle. Mi lascio guidare dalla passione. E credo che alla base di uno sport e adesso di una professione come il ciclismo, debba esserci, oltre alla passione, anche il divertimento".
- E se non avesse fatto il corridore?
"Da piccolo mi piaceva giocare con le macchinine. Più che macchinine, con i camion e le gru. Ecco, forse mi sarei interessato alla movimentazione merci".
- Che studi ha fatto?
"Fatti ma sbagliati. Dopo le medie, siccome avevo poca voglia di studiare, ho scelto le scuole professionali. Mi sono diplomato tecnico dei sistemi energetici, bel modo moderno per dire tubista. Se potessi tornare indietro, farei il liceo. E’ la cultura a fare la differenza".
- Ma la cultura ce la si può fare anche da soli.
"Sì, a forza di libri, e film, e musica. E parole. Chiara, la mia ragazza, frequenta una scuola di design d’interni. Mi parla di forme, dimensioni, luci, arredamenti, e questo mondo mi affascina".
- E che cosa dice Chiara del suo mestiere di corridore?
"Dice che siamo un po’ matti. Forse ha ragione. Prendiamo ieri: una domenica di dicembre, fredda e cupa. Le sembra normale che, invece di andare al cinema o dedicarmi a qualche acquisto natalizio, senza neanche pormi il minimo dubbio, mi sia fatto tre ore in bici?".
- Callegarin, quando ci si vede?
"A Donoratico, sabato 10 febbraio. Nel ciclismo c’è il momento in cui si aiuta, e quello in cui si è aiutati. Quel giorno cercherò di aiutare Marcato".