Francesco Gavazzi: «Il prossimo anno correrò alla Neri Sottoli»

PROFESSIONISTI | 08/11/2014 | 07:55
Era nella lista di quelli in cerca di un contratto. L’abbiamo contattato ed è saltata fuori la squadra. Calma, noi di tuttobiciweb centriamo ben poco, abbiamo solo intercettato Francesco Gavazzi nel momento giusto. «Sono più sereno, ho firmato lunedì scorso con la Neri Sottoli di Angelo Citracca e Luca Scinto e ora posso pensare al nuovo anno con maggiore serenità», ci spiega questo ragazzo che in carriera vanta nove affermazioni, quattro delle quali ottenute nel 2011 in maglia Lampre-ISD.

Francesco Gavazzi, classe ’84, valtellinese di Cosio Valtellino, frazione di Morbegno, correrà la sua nona stagione da professionista con la maglia della Neri, dopo tre anni di Astana e solo una vittoria (a Pechino, nel 2012).

«Sono stati tre anni belli ma anche molto difficili e per me complicati – spiega Francesco a tuttobiciweb.it -. Io sono un corridore particolare, che a livello mentale ha bisogno di sentire la squadra vicino. Un complimento, un incitamento, una sorta di carezza verbale non mi spiacciono affatto. L’Astana, invece, è una grande squadra, che non si può perdere per un Gavazzi qualsiasi e io, non ve lo nascondo, ho avuto i miei problemi».

Ora però si volta pagina…
«Grazie al cielo sì. Il momento è delicato e anche voi di tuttobiciweb lo sapete bene, non per niente state curando una rubrica dal titolo “i cerca contratto”. Ce ne sono più a spasso che in gruppo, e la cosa è a dir poco preoccupante. Ogni anno è sempre peggio e, spero di sbagliarmi, in futuro sarà sempre peggio».

Per quanti anni hai firmato?
«Un anno solo. Questo perché voglio mettermi in discussione. Questo sarà un anno per conoscerci e, sperando che le cose vadano bene, alla fine della stagione faremo il punto. Se io sarò contento e se la Neri sarà contenta di me, vedremo di stipulare un contratto più lungo».

Questo passaggio nella categoria Professional lo vivi come un bocciatura?
«Assolutamente no, e perché dovrei? Certo, non sono più nella serie A del ciclismo, ma forse è anche giusto così. È due anni che non vinco, quindi è giusto rimettersi in discussione. Penso di aver fatto la scelta giusta per ripartire. Per rilanciarmi. Per rigenerarmi anche mentalmente. Ho bisogno di sentirmi importante».

Hai fatto qualche giorno di vacanza?
«Sì, con Simone Ponzi, io e lui…».

Come con Simone Ponzi, ma non convivi con Alessia?
«Non prendermi per matto, ma è andata così. Avevo prenotato una settimana di vacanza a Sharm El Sheikh, io con Alessia e il nostro piccolo Achille di tre anni. Poi ad Alessia è arrivata una proposta di lavoro e non se l’è fatta sfuggire. Così per non perdere tutto sai cosa ho fatto?...».

Cosa hai fatto?
«Sono andato in vacanza con Simone e Achille. All’inizio, in questo villaggio con più di 130 russi e una trentina di italiani, ci guardavano un po’ straniti. Pensavano che fossimo una coppia di fatto con prole. Poi abbiamo spiegato chi eravamo e alla fine ci siamo anche divertiti. Quello che si è divertito più di tutti è stato Achille, che è diventato la mascotte del villaggio».

Beh, un bel modo di creare lo spirito di squadra…
«Sarà contento Scinto».

A proposito: cosa ti ha detto Luca?
«Ci siano solo parlati in un paio di occasioni per telefono, ma Luca lo conosco fin dai tempi dei dilettanti, quando con Angelo (Citracca, ndr) guidavano la Finauto. È un grande motivatore, capace di parlare al cuore delle persone. Lui sa prendere i corridori: sono certo che è quello che mi mancava».

Con lui tornerai a vincere…
«Io ci spero tanto, perché è due anni che inseguo la vittoria e mi manca tremendamente. In questi due anni ho fatto più di quindici piazzamenti: se solo qualche secondo e terzo fosse stata una vittoria…».

Qualche rimpianto per l’occasione Astana?
«No, penso di aver sempre dato il cento per cento».

Il sogno nel cassetto?
«Poter ridisputare il Giro d’Italia. È da cinque anni che non lo corro e spero tanto che la Neri possa essere invitata. Se lo fosse, quello per me sarebbe il mio grande obbiettivo: vincere almeno una tappa».

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