Sono passati 40 anni giusti giusti da quando Felice Gimondi, nel Mondiale 1973 a Barcellona, conquistò la maglia iridata contro il pronostico che indicava favorito netto il Cannibale fiammingo Eddy Merckx. Il bergamasco fece un’impresa e battè in una volata a quattro l’altro belga Maertens, lo spagnolo Ocana e proprio Merckx.

Gimondi, il circuito di Firenze non le ricorda un po’ quello del suo trionfo al Montjuic di Barcellona?

«Credo di sì, ma forse con questo strappo di via Salviati quello di Firenze è ancora più duro. Chi tra i big vuole vincere dovrà rendere la corsa molto selettiva».

Il leader degli azzurri sarà Nibali: una garanzia?

«In verità da Vincenzo mi aspettavo un po’ di più nella Vuelta di Spagna, non pensavo che perdesse in salita quello che aveva guadagnato a cronometro».

Le alternative potrebbero essere Pozzato e Ulissi?

«Pippo ha spesso avuto tanti alti e bassi, spero che sia venuto qui al top della condizione. Ulissi mi piace, è forte e veloce, ma 272 km per lui potrebbero essere troppi».

Un Mondiale giocato in casa darà la spinta in più agli azzurri?

«Lo spero. Comunque è fantastico aver portato questa corsa a Firenze, per la bellezza della città, per la tradizione che ha il ciclismo in Toscana e anche per pubblicizzare la bici nei grandi centri urbani».

Chi teme di più fra i corridori stranieri?

«Credo che bisognerà marcare a uomo Cancellara e Sagan, che su quegli strappi sono i due più pericolosi. Lo svizzero in particolare non ripeterà gli errori di Mendrisio 2009. E la salita di via Salviati sembra un muro delle Fiandre, dove Cancellara fa sempre bene. Sagan invece è molto sveglio e poi fa il corridore anche perché ha fame, come ai miei tempi. L’unica incognita per lui è la distanza».

La corsa sembra comunque molto aperta...

«E’ vero. Anche Gilbert vorrà difendere il titolo vinto un anno fa e può farcela. Poi bisogna fare attenzione a Boasson Hagen e Valverde. Ma ce ne sono tanti altri pronti a stupire».

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