BOTTA&RISPOSTA con Mauro Santambrogio

| 31/07/2011 | 09:36
Per il secondo anno di fila Mauro Santambrogio non ha potuto prendere parte al Giro d’Italia per il suo coinvolgimento nell’inchiesta di Mantova. L’ex Lampre, da due anni in BMC, scagionato da qualsiasi accusa di uso di prodotti do­panti è da poco tornato a correre, sfogando la tanta rabbia accumulata nei mesi scorsi.
Come stai?
«Ora bene».
Come hai vissuto la sospensione, che ti ha chiuso le porte del Giro?
«Ho avuto la notizia neanche una settimana prima del via, l’ho presa molto male perché ero sicuro di partire per la cor­sa rosa, per cui mi ero preparato be­ne, e soprattutto perché sapevo che con questa storia non ho nulla a che fare. Non sono mai stato accusato di nulla, sono stato tirato in ballo da intercettazioni in cui io non parlo mai. Mi è davvero spiaciuto tanto, ma ormai è andata così».
Imputi qualche colpa alla BMC per come ha gestito la situazione?
«No, capisco le loro motivazioni. È una squadra nata da due anni, che sta lavorando seriamente per di­ven­tare una delle numero uno al mondo. Anche se la mia situazione è stata nitida e chiara fin da subito, credo sia normale che abbia fatto di tutto pur di tutelare la sua im­ma­gine al meglio».
È stato difficile guardare il Giro dalla tv?
«Non l’ho visto. Quando ho saputo che sarei stato a casa ho avuto un rifiuto totale. Per una settimana non ho toccato la bici, poi ho capito che il nervoso potevo scaricarlo solo pedalando».
Il tuo caso sembra sia stato archiviato qualche giorno prima della partenza del Giro...
 «Vivere per due anni di fila una situazione del genere, sapendo di essere innocente, mi lascia senza parole. Dopo i due interrogatori a cui mi hanno sottoposto i NAS di Brescia, sono state le stesse forze dell’ordine a dirmi che contro di me non c’era niente, quindi non so davvero darmi una spiegazione».
Cosa ti lascia quest’esperienza?
«Molta rabbia. Nella vita sono un tipo chiuso, sensibile, tranquillo. Per quanto riguarda il ciclismo ca­ratterialmente parlando sono da sempre stato più forte, dopo questa storia lo sono ancora di più».
Ne avrà risentito oltre alla tua immagine, anche il tuo morale...
«Soprattutto il morale. Mi ha fatto male la gente coi suoi giudizi e gli amici, quelli che credevo tali, che mi hanno voltato le spalle. Per il resto io non c’entro niente, lo di­cono gli atti».
Hai mai pensato di mollare?
«No, da quando ho mosso le prime pedalate da G1 su una biciclettina nera e viola correre nella massima categoria è il mio sogno. Niente e nes­suno può to­glier­melo».
Chi ti è stato vicino?
«Papà Natale, mamma Leonella, mia sorella Gloria, la mia ragazza Giulia e le poche altre persone che davvero hanno dimostrato di vo­lermi bene. Della squadra sono rimasto sempre in contatto con il ds Fabio Baldato e con Alessandro Ballan (coinvolto anche lui nell’inchiesta di Mantova e sospeso du­rante il Giro dalla BMC, ndr), ci so­stenevamo a vicenda. Sempre presenti anche i membri del Fans Club Mauro Santambrogio”, con in testa i presidenti Sandro Sironi e Giuseppe Longoni».
Rientrato alle corse al Giro di To­scana, hai subito fatto vedere che nonostante il periodo di inattività la gamba c’è (2° dietro a Daniel Martin).
«Tutto il nervoso accumulato l’ho messo sui pedali e d’ora in avanti continuerò a scaricarlo pedalando. Negli ultimi due mesi mi sono allenato in modo scrupoloso».
Quali sono i tuoi programmi?
«Speravo di poter essere al via della Grande Boucle, ma all’inizio dell’anno non era nei miei programmi e ora obiettivamente mi manca qualche corsa nelle gambe. Correrò il Giro dell’Austria, quello di Po­lonia e poi la Vuelta. Da qui in poi cercherò il massimo risultato a ogni occasione».
Dopo tutto quello che è successo, come ti trovi in BMC?
«Va tutto bene, sono sereno perché ho un contratto fino al 2013 e credo di poter far bene. Vo­glio dimostrare alla squadra che merito la fiducia che ha riposto in me».
Ormai questo è il tuo 8° anno da professionista, credi di aver capito dove puoi collocarti nel ciclismo?
«La squadra è convinta che io pos­sa diventare un buon capitano. Ho tutte le carte per non deludere, ma so bene che per sfruttare le mie chance devo essere più continuo, rischiare di più e fare il corridore tutto l’anno».
A 27 anni è ora di iniziare a raccogliere qualcosa in più?
«Sono il primo a dirlo. Se mi im­pe­gno come si deve, credo di po­ter andare lontano».
La gara più bella di tutte?
«Il Giro di Lombardia, che si cor­re sulle strade di casa mia (Mauro vive con la sua famiglia a Crem­na­go di Inverigo, ndr). Forse questo sarà l’ultimo anno che arriva a Co­mo, se voglio vincerlo davanti ai miei tifosi lariani devo sbrigarmi».

da tuttoBICI di luglio
a firma di Giulia De Maio

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